Como, Teatro Sociale: “Il barbiere di Siviglia”

Como, Teatro Sociale, Stagione d’Opera 2021-22
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Opera buffa su libretto di Cesare Sterbini, tratto dall’omonima commedia di Pierre Beaumarchais.

Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva MATTEO ROMA

Figaro GIANNI GIUGA
Rosina CHIARA TIROTTA
Don Bartolo DIEGO SAVINI
Don Basilio SHI ZONG
Berta TIBERIA MONICA NAGHI
Ambrogio FEDERICO PINNA
Fiorello PIERPAOLO MARTELLA
un Ufficiale PIETRO MIEDICO
Orchestra I pomeriggi musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Direttore Jacopo Rivani
Maestro del Coro Massimo Fiocchi Malaspina
Maestro al fortepiano Hana Lee
Regia, Scene e Costumi Ivan Stefanutti
Luci Fiammetta Baldiserri
Nuovo Allestimento coproduzione di Teatri OperaLombardia e Shangay Conservatory of Music
Como, 21 settembre 2021
Sono certo anni strani questi, per l’umanità, per il teatro, e specificamente per l’opera. E adesso che si riprende (forse anche troppo cautamente), queste stranezze iniziano a venire a galla. Si cercano nuovi modi per fare opera, ibridazioni non del tutto convincenti, nella maggior parte dei casi; oppure comunicazioni diverse, che cerchino di strizzare l’occhio a ciò che opera strictu sensu non è. Quest’ultimo è il caso del “Barbiere” proposto da OperaLombardia, messo in scena in anteprima dal Teatro Sociale di Como: tutto, nella pubblicità di questa produzione, vuole farci credere che assisteremo a un crossover tra Rossini e il gotico, con chiari riferimenti a “The Rocky Horror Picture Show”; nel foyer è disponibile un servizio di trucco ad hoc, e si arriva fino all’assegnazione di un premio per l’outfit più azzeccato. Qualcosa tuttavia non funziona, non sappiamo se nell’organizzazione, nel pubblico o proprio nel concept dell’evento: gli spettatori sono praticamente tutti sulla difensiva (qualche ragazza truccata o abbigliata con più nero del solito) e in teatro l’unica cosa veramente agghiacciante è il vuoto creato dai necessari distanziamenti. La stessa atmosfera malriuscita trapela anche dalla scena di Ivan Stefanutti (curatore anche di regia e costumi): si fa un gran parlare di gotico, ma fondamentalmente c’è solo la scenografia che richiami un setting da romanzo del terrore. Per il resto è tutto molto più edulcorato e meno coraggioso di quanto ci si aspetterebbe: Figaro è Figaro, Almaviva è Almaviva, Don Basilio Don Basilio, Rosina … Rosina, con tanto di vestito rosa – e la palla al piede che ogni tanto sfoggia è gestita comicamente, non tragicamente, come vorrebbe l’idea registica. Chiariamo questo punto: “Il barbiere di Siviglia” è un’opera comica, certo; ma l’idea – peraltro per nulla balzana – di contaminarla con materiale horror gotico imporrebbe una commistione dei generi, un tentativo, per lo meno, nel provare a ribaltare gli stereotipi. Invece no: si è accennato ogni tanto – ad esempio proponendo una Berta à la “Misery non deve morire”, costantemente accompagnata da un’ascia – ma senza alcuna convinzione, né cura per i dettagli (“il giorno avanza” chiosa Fiorello nella prima scena, ma in scena abbiamo una luna piena e un grande orologio che segna mezzanotte). Unico personaggio che venga ben caratterizzato – più come Lemony Snicket che come Frankenstein Junior – è il Dottor Bartolo, che diviene una specie di figura mefistofelica, molto più marcatamente crudele del vecchio barbogio rossiniano, ma comunque gustosamente grottesca nelle scene più movimentate. Le luci attentissime di Fiammetta Baldiserri incorniciano a dovere questa scenetta del terrore, ma non possono ribaltare una regia che non sta né da una parte, né dall’altra. La delusione potrebbe essere cocente, ma viene dimenticata grazie alla freschezza e alla bravura canora della maggior parte degli interpreti, per lo più giovani artisti selezionati mediante il prestigioso concorso As.Li.Co. Un Figaro convincente sia dal punto di vista scenico che da quello vocale è Gianni Giuga, che grazie alla solida tecnica e al colore lirico della voce, sviluppa recitativi abilmente scanditi e un canto preciso per intonazione ed emissione; anche la Rosina mezzosopranile di Chiara Tirotta è vocalmente solida: precisa e attenta alle agilità e al fraseggio, impreziositi dalla naturale facilità della cantante calabrese nel passare dalla zona centrale a quella acuta. Una buona prova fornisce anche Matteo Roma (Almaviva), anche se non a proprio agio nel canto d’agilità; il fraseggio è curato, ma talvolta inficiato da portamenti poco controllati. Ottimo l’apporto di Diego Savini nel ruolo del Dottor Bartolo: la rilettura del personaggio consente al baritono di sfoderare tutta la sua personalità vocale e scenica, con una linea di canto mai sopra le righe. Positivo l’apporto vocale e teatrale del Don Basilio di Shi Zong e la Berta di Tiberia Monica Naghi. Senz’altro conquista le  simpatie del pubblico l’Ambrogio di Federico Pinna, che si presenta come un enorme gremlin, una palla di pelo di due metri che funge da animale domestico di Rosina. Completano il cast gli interventi corretti di Pierpaolo Martella (Fiorello) e di Pierpaolo Miedico (un ufficiale). La concertazione del Maestro Jacopo Rivani appare talvolta concitata, sia nell’agogica che nella dinamica: sicuramente la vis comica richiede energia e slancio, ma se si fosse conservato qualche momento più elegiaco non si sarebbe peccato di leziosità. Corretto il risicato apporto del Coro. Alla fine della serata rimane l’amaro in bocca per non aver assistito né a qualcosa di rutilante come un’esecuzione del “Rocky Horror Picture Show” al Cinema Mexico, né a un “Barbiere” pensato coerentemente con libretto e partitura. Perché forse, dopo questi due anni di chiusura, il pubblico all’opera vuole tornare a vedere proprio l’opera, nella più classica delle accezioni, semplicemente. Foto Alessia Santambrogio
Repliche: Pavia, Teatro Fraschini   30 settembre e 2 ottobre 2021 – Cremona, Teatro Ponchielli   8 e 10 ottobre 2021 – Brescia, Teatro Grande         15 e 17 ottobre 2021 – Bergamo, Teatro Donizetti     28 e 30 gennaio 2022