“Stabat Mater. Nei tempi della musica d’arte”.

Atti del convegno di studi: Bologna, R. Accademia Filarmonica 6 ottobre 2018
a cura di Piero Mioli
Patron Editore (2020)

Volume di 218 pagine, ISBN:  9788855534765
€ 23,00
Lo Stabat Mater, la famosa sequenza attribuita al beato Jacopone da Todi, costituisce l’argomento del volume «Stabat Mater» Nei tempi della musica d’arte, tredicesima pregevole pubblicazione della Regia Accademia Filarmonica di Bologna che dal 2008 ha dato  vita alla collana “Libreria Filarmonica” nella quale sono confluiti gli Atti dei Convegni patrocinati dalla storica e antica istituzione musicale. Anche in questo caso si tratta, infatti, degli Atti del Convegno tenutosi nella città Felsina il 6 ottobre 2018 in occasione del centocinquantesimo anniversario della morte di Gioacchino Rossini che la giornata di studi ha inteso celebrare. Ma perché dedicare un convegno allo Stabat Mater per celebrare Rossini? Cosa unisce, infatti, lo Stabat Mater e Bologna al compositore del Barbiere? La risposta a queste domande è contenuta proprio nel titolo del Convegno: «Stabat Mater e Rossini: prima e dopo. Storia di un testo e della sua musica attraverso i tempi, le funzioni, gli stili, le lingue». Punto di partenza della giornata di studi è, infatti, lo Stabat Mater, composto da Rossini tra il 1831 e il 1841 ed eseguito per la prima volta a Parigi il 7 gennaio 1842 e in prima italiana a Bologna il 21 marzo dello stesso anno. Da qui, come notato dal presidente dell’Accademia Loris Azzaroni nella presentazione del volume,
«il tema, che pur prende le mosse dal celeberrimo Stabat rossiniano, si allunga nel tempo e nello spazio tanto da superare il punto di vista letterale, anche se molteplicemente sfaccettato, sulla celeberrima sequenza attribuita a Jacopone da Todi, per diventare, pure in una forzata sintesi, una sorta di microcosmo in cui gli Stabat ruotano, si confrontano, si attraggono e si respingono, si pongono via via come pianeti e satelliti gli uni degli altri, fino a dar vita a un materiale di studio vibrante di grande ricchezza, interesse, originalità
».
Artefice di questo immane e completo lavoro è Piero Mioli che, oltre ad aver organizzato il Convegno, è il curatore di questi Atti nei quali trova spazio un suo completissimo e puntuale saggio, “Voci sul canto dato. Jacopone, Caldara, Pergolesi e Rossini” articolato in ben otto capitoletti (Una devozione, il testo molta musica; il Barocco italiano per il Medioevo Latino; Il divino Pergolese; Il fecondo Caldara; In rossiniana sintesi; Fino a metà; Santa Madre così via; Partizione musicale e volgarizzamento, dove si può leggere una vera chicca, il volgarizzamento di Giovanni Marchetti del testo latino stampato, insieme alla Partizione musicale, in occasione della prima esecuzione pesarese dello Stabat rossiniano il 1° febbraio 1843). Lo stesso Mioli ha, come affermato sempre da Azzaroni, anche “recuperato e restaurato” il saggio, “Metri ritmi e sequenze. Da Nokter a Jacobus” del 1958 di Giuseppe Vecchi (scomparso nel 2007), inserito in funzione propedeutica come primo contributo di questi atti alla cui redazione hanno partecipato studiosi di primo piano: Angelo Rusconi (“Lo Stabat Mater nel canto liturgico e religioso”), Pietro Ceccarelli (“Stabat Mater: Musica et Rhetorica. Tra Despres, Palestrina e Lasso”), Marcella Ventura (“Lacrimae Virginis. A voce sola da Saracini a Michi dell’Arpa), Antonio Caroccia (“I pianti della Vergine ai Girolamini di Napoli”), Giuseppe Rossi (“Fra dramma e concerto, fra Settr e Ottocento”), Andrea Parisini (“Senza fondo: materiali d’archivio a Bologna”), Reto Müller (“Sfatar leggende. Attorno allo Stabat Mater di Rossini-Tadolini”), Luigi Verdi (“Tadolini, tre famiglie in una e alcune altre”), Olga Visentini (“Lo Stabat Mater di Liszt, Wagner e l’immagine onirica del mondo”), Giuseppe Martini (“Una tantum. Verdi e gli operisti italiani”), Antonio Castronuovo (“Slavi iuxta crucem. Da Dvořák a Pärt”) e, infine, Chiara Sirk (“Poulenc, la traduzione cattolica e il Novecento francese”). Come si può evincere facilmente dai titoli, questo volume, che si impone come una trattazione completa ed esaustiva sullo Stabat e le sue diverse interpretazioni nella storia della musica, si segnala per l’altissimo valore musicologico  che lo contraddistingue.