Max Reger (1873-1916): Sonata per violoncello e pianoforte n. 2 in sol minore op. 28 (1898) (Agitato-Prestissimo assai-Intermezzo-Allegretto). Johann Sebastian Bach (1685-1750): Sonata per viola da gamba e clavicembalo n. 1 in sol maggiore BWV 1027 (ca. 1740) (Adagio-Allegro ma non tanto-Andante-Allegro moderato); Sonata per viola da gamba e clavicembalo n. 2 in re maggiore BWV 1028 (ca. 1740) (Adagio- Allegro-Andante-Allegro). Max Reger: Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 fa minore op. 5 (1892) (Allegro maestoso ma appassionato-Adagio con gran affetto-Finale. Allegretto). Martin Rummel (violoncello). Elizabeth Hopkins (pianoforte). Registrazione: Weinberg/Österreich, 14 maggio 2007 e 14-15 giugno 2007. T. Time: 73′ 19″. 1 CD Musicaphon M56894
Cosa può accomunare due compositori distanti nel tempo come Johann Sebastian Bach e Max Reger? Certamente non gli stili e nemmeno gli strumenti essendo usati dal primo la viola da gamba e il clavicembalo e dal secondo il violoncello e il pianoforte. Forse il nome, Sonata, dato a forme comunque dalla struttura diversa in relazione alla differente epoca, che caratterizza i brani inseriti in questa proposta discografica dell’etichetta Musicaphon (in realtà una ristampa recente) nella quale è possibile ascoltare due sonate per viola da gamba di Bach e due sonate per violoncello e pianoforte di Max Reger. A onore del vero bisogna affermare che il declino della viola da gamba usata da Bach, ha portato all’affermarsi di altri strumenti come la viola, il violoncello e il contrabbasso nel cui repertorio queste sonate sono entrate di diritto e sono comunemente eseguite. La scelta di accomunare questi lavori così distanti non appare dunque così peregrina, dal momento che i lavori di Bach sono ormai parte integrante del repertorio per violoncello e pianoforte. Bisogna, inoltre, aggiungere che le Sonate BWV 1027-1029 non costituiscono un ciclo unico e che la prima è tramandata non solo nella versione per viola da gamba e clavicembalo, ma anche in quella per due flauti e basso continuo e in un’altra precedente per due violini e continuo. Nel procedere alla trascrizione dalla versione per due flauti a quella per viola da gamba Bach trasportò un’ottava sotto quella del secondo flauto, affidandola alla viola e lasciando alla mano destra del clavicembalo quella del primo flauto.
Per queste composizioni alle questioni legate alla destinazione di questa sonata si aggiungono anche quelle riguardanti la datazione, collocata intorno al 1740, dal momento che non si conosce se Bach l’abbia composta quando si trovava ancora a Köthen o era già a Lipsia. A un periodo successivo verosimilmente appartiene la composizione dell’altra Sonata di Bach proposta (BWV 1028) della quale non è stata ancora scoperta la versione originaria tanto più che la struttura a tre voci, presente nella prima, è abbandonata in alcuni passi del secondo, terzo e quarto movimento a favore di una scrittura in cui la parte del cembalo sembra assumere una forma più simile al basso continuo. Concepiti direttamente per questa formazione sono le due delle quattro sonate di Reger, delle quali la prima op. 5 in fa maggiore fu composta nel 1892 e dedicata a Oskar Brückner con il quale il compositore era solito suonare. Giudicata in seguito da Reger troppo “Sturm und Drang”, in realtà è un lavoro che mostra già una certa maturità a livello espressivo segnalandosi per il suo carattere passionale. Più matura è certamente la Sonata n. 2 op. 28, che, composta sei anni dopo nel 1898, è stata una delle più eseguite dai maggiori violoncellisti nel secolo scorso.
In questa proposta discografica questi brani sono interpretati con grande cura da Martin Rummel al violoncello e da Elizabeth Hopkins al pianoforte nonostante sussista qualche riserva su un’esecuzione dei lavori di Bach non fatta con strumenti originali che sicuramente sarebbe stata più in stile e più filologicamente corretta. Va comunque notato che proprio in Bach il gioco contrappuntistico delle tre voci è bene messo in rilievo dagli artisti che anzi riescono ad esaltarlo al punto tale da dare l’impressione di ascoltare un trio, formazione per la quale questi lavori probabilmente erano stati originariamente concepiti. Grande cura nel fraseggio, passionalità e attenzione all’espressione e alla dinamiche contraddistingue, invece, la lettura data dai due artisti delle sonate di Reger nelle quali il pianoforte accompagna e dialoga, dove è necessario, con il violoncello dando vita a un perfetto amalgama.