Macerata, Arena Sferisterio, Macerata Opera Festival 2021 – 57a edizione
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti, su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valery CLAUDIA PAVONE
Flora Bervoix VALERIA TORNATORE
Annina ESTÌBALIZ MARTYN
Alfredo Germont MARCO CIAPONI
Giorgio Germont SERGIO VITALE
Gastone MARCO PUGGIONI
Barone Douphol FRANCESCO AURIEMMA
Marchese d’Obigny STEFANO MARCHISIO
Dottor Grenvil FRANCESCO LEONE
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchighiano “Vincenzo Bellini”
Direttore Paolo Bartolameolli
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia Henning Brockhaus
Scene Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Luci Henning Brockhaus, Fabrizio Gobbi
Coreografie Valentina Escobar
Allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio
Macerata, 13 agosto 2021
Uno spettacolo che funziona in un determinato momento storico può apparire obsoleto in un altro, perdendo la sua forza espressiva. Questo non accade alla ventottenne produzione de “La Traviata” di Henning Brockaus e Josef Svoboda per lo Sferisterio di Macerata, che ancora oggi mantiene quasi intatto il fascino del suo gioco di specchi e dei suoi tappeti cangianti: e benché abbiamo visto centinaia di sue omonime da quel fatidico 1993, poche sono riuscite a fondere tanto bene tradizione e idea registica, rispetto del libretto e della partitura e gioco scenico. Non mi dilungherò oltre con la descrizione del reparto creativo, in primo luogo perché questa produzione è già stata più volte recensita – anche su questo sito –, e ha molto girato anche in teatri non all’aperto; e poi perché la sua effettiva forza sta nella presenza ad essa, che nessuna critica potrebbe comunicare davvero. Sulla compagine musicale, invece, c’è molto da dire, e positivamente: le scelte di cast, infatti, hanno saputo mescolare giovani ben avviati e solidi professionisti, in grado di regalarci una serata riuscita. A guadagnarsi il massimo favore del pubblico, e non a torto, è il tenore Marco Ciaponi: il suo Alfredo possiede credibilità scenica, consapevolezza fisica, ma soprattutto una voce chiara, aperta, omogenea e brillante in tutti i registri. La linea di canto è adeguata al ruolo, il fraseggio attento e variegato, per conferire il giusto carattere. Speriamo di poter risentire Ciaponi in altri ruoli, per potere confermare questa impressione positiva. Sergio Vitale (Germont) sembra il padre giusto per questo “giovane” Alfredo: il colore è ricco e brunito, anche se certi suoni non sempre appaiono “a fuoco”; comunque in “Pura siccome un angelo” e “Di Provenza il mar, il suol” emerge una notevole eleganza e cura del fraseggio.Claudia Pavone è pure una Violetta di classe, scenicamente coinvolta e affascinante, musicalmente intelligente; la vocalità è chiaramente lirica: dopo un primo atto prudente sulle agilità, trova nel secondo e nel terzo atto la massima espressività (in particolare in “Addio del passato” e “Parigi, o cara”). Complessivamente una prova positiva. Tra il resto del cast spiccano la Flora Bervoix di Valeria Tornatore, il Marchese d’Obigny di Stefano Marchisio (peraltro, i due insieme si prestano a gustose scenette sul coro delle zingarelle) e il Dottor Grenvil di Francesco Leone, già notato anche nella recente “Bohème” bolognese; meno memorabili l’Annina di Estìbaliz Martyn e il Duphol di Francesco Auriemma. Ottima prova, invece, per il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”, diretto dal Maestro Martino Faggiani, in particolar modo nella scena in casa di Flora – con le suggestive coreografie di Valentina Escobar. La direzione del Maestro Paolo Bartolameolli si mette in luce per il grande trasporto espressivo, anche se si nota qualche discrasia tra buca e scena; tuttavia la conduzione è pienamente rispettosa della stimmung verdiana e contribuisce alla completa riuscita della serata. Foto Tabocchini Zanconi