Reggio Emilia, Chiostri di San Pietro, rassegna estiva Restate
Aterballetto
“STABAT MATER” (estratti)
Coreografia Norge Cedeño Raffo
Set e luci Fabiana Piccioli
Musica: Arvo Pärt
Costumi: Norge Cedeño Raffo, Fabiana Piccioli
Danzatori: Saul Daniele Ardillo, Martina Forioso, Federica Lamonaca
Co-progettazione e co-produzione: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, Reggio Emilia e Fondazione Arturo Toscanini, Parma
Co-produzione: Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Festspiele Ludwigshafen
Reggio Emilia, 14 luglio 2021
Il numero 3 è preannunciato essere, per voce di Gigi Cristoforetti (direttore di Aterballetto), il leitmotiv della serata, sia perché è il cardine compositivo dello Stabat Mater, quasi un richiamo a Dante di cui quest’anno si commemora la figura e si onorano le opere: 3 sono i danzatori (Saul Daniele Ardillo, Martina Forioso, Federica Lamonaca), 3 i musicisti (Mostafa Saad, violino; Angelica Cristofari, Viola; Marta Premoli, Violoncello) e 3 i cantanti (Anna Capiluppi, Soprano, Loredana Ferrante, Contralto, Marco Guidorizzi, Tenore), sia per la struttura della presentazione dell’opera al pubblico in qualità di anteprima. Si è trattato di un incontro, suddiviso, come si è detto, in tre parti, di presentazione del balletto di cui si è potuto vedere solo un estratto per un totale di 12 minuti. La coreografia completa sarà messa in scena nella stagione 2022/23 del Festspiele Ludwigshafen in Germania. Nella prima parte sono saliti sul palco i musicisti per l’esecuzione della musica di Arvo Pärt con la direzione del maestro Marco Fiorini dell’istituto superiore di studi musicali “Peri – Merulo” di Reggio Emilia e, senza soluzione di continuità, è incominciato il saggio del balletto, sempre accompagnato dalla musica, per concludere con la proiezione del docufilm che ricostruisce molto bene la genesi della coreografia di Norge Cedeño Raffo, messa in opera al teatro Asioli di Correggio durante il secondo lockdown dovuto all’emergenza sanitaria. Il coreografo Norge Cedeño Raffo, cubano, scelto in modo fortuito dalla compagnia di Reggio Emilia al festival di Stoccarda per aver profondamente emozionato con un suo duetto di danza pura del corpo; un “duetto viscerale” per stare nelle parole di Sveva Berti (co-direttrice di Aterballetto), lo vediamo all’opera nel bel docufilm a cura di Rai5 e Rai Cultura (visibile nella sua interezza su RaiPlay). Peccato che la cornice dei chiostri di San Pietro non abbia surrogato la mancanza di un palco di teatro. Infatti le luci e la scenografia non erano adatte alla messa in scena di uno spettacolo, che sì, dialoga con le voci e con le note dell’opera musicata da Part, ma non hanno dato ragione della complessità dei movimenti pensati per manifestarsi in penombra e calcanti un piano traslucido e polveroso. Un po’ i bei costumi di Fabiana Piccioli, anche scenografa, hanno aiutato a raccontare il gesto, a evidenziare i movimenti ricchi di slanci e cadute a corpo morto. Belli i girotondi sinistrorsi e destrorsi del terzetto, che erano come le volute di un violino che seguivano in sincrono il piano/forte, il chiaro/scuro delle belle voci del soprano e del tenore. Ottimi i fermi in equilibrio su una gamba tenuti fino al limite e ben calibrate le presenze delle diverse personalità dei danzatori. Un ensemble che si preannuncia essere un nuovo successo di Aterballetto, per quel costante sperimentare avendo cura di dar fiducia e supporto alle nuove leve del balletto internazionale.