Il battement tendu jeté è un movimento lineare dell’arto libero che si effettua lanciando energicamente il piede avanti, di lato o indietro dalla prima o quinta posizione dei piedi.
Nella fase iniziale d’impostazione il lancio avviene a 45 gradi dal pavimento, ma con l’aumentare della velocità quando l’esecuzione del movimento è in ottavi musicali, il lancio si riduce a 22,5 gradi dal pavimento fino a quando l’esecuzione del movimento raggiunge i sedicesimi musicali e allora le dita del piede si staccano da terra il giusto necessario per tenderle al massimo.
La traduzione letterale di battement tendu jeté è battuta tesa gettata e con tale nomenclatura si sottolinea l’intima natura del movimento che appunto, onomatopeicamente, “getta” con fulminea precisione il piede in aria, rispettando al contempo le caratteristiche di tensione e rilassamento insite nel movimento da cui trae origine, ovvero il battement tendu.
Il battement tendu jeté può essere effettuato nella forma base a terra combinato con plié-relevé, sulla mezza punta, in punta, en tournant, con pointé, en clôche ed en balançoire.
Durante l’esecuzione della sbarra l’esercizio di battement tendu jeté può comparire più di una volta. Una prima possibilità può riguardare un’esecuzione con accompagnamento musicale staccato con tempo 2/4 moderato, una seconda o anche terza possibilità può riguardare un’esecuzione accompagnata con un tempo composto più veloce, come un 6/8, ma anche un tempo ternario di mazurka o polonaise.
La peculiarità del movimento è da ricercare nell’effervescente dinamica dello staccato che rende l’arto libero come una freccia appuntita che, con fermezza ed altissima precisione, deve centrare il proprio bersaglio. Una volta scoccata la freccia, il piede si immobilizza nell’aria cosicché tra il movimento di apertura e di chiusura si materializzi una pausa infinitesimale in cui l’arto libero si congela nello spazio, prima di rientrare nella posizione di partenza.
È come se tra il movimento di andata e di ritorno, nel momento in cui la gamba è sospesa in aria, si verificasse improvvisamente una sorta di blackout.
La traiettoria è secca e precisa, il piede si solleva sempre alla stessa altezza e anche se i battements tendus jetés vengono eseguiti di seguito, la gamba segue sempre la stessa linea retta aprendo e chiudendo senza riverberi e sbavature.
Dal punto di vista dinamico, il movimento si distingue per un impulso, un’energia decisa e scattante che coincide con la fase di apertura della gamba verso la direzione desiderata; successivamente la gamba si fissa nell’aria per poi rientrare energicamente nella posizione di partenza.
Il rientro del movimento coincide con l’accento ritmico in quanto, a differenza del movimento di andata che ha l’impulso sul levare musicale, la chiusura si realizza sul battere, ovvero la porzione di tempo forte del tempo musicale.
Ciò che conferisce al battement tendu jeté un proprio “look” inconfondibile è il rientro nella posizione di partenza che avviene sottolineando l’appoggio della punta sul pavimento prima di alleggerire il corpo verso l’alto per accogliere l’arto libero nuovamente verso il centro del corpo.
In effetti si tratta di un movimento che vede impegnato il piede nella volontà di allontanarsi dal centro del corpo, per poi voler rientrare con enfasi nella posizione di partenza grazie alla considerevole attività dei muscoli adduttori dell’interno coscia. Questi ultimi, come forbici affilatissime, richiamano le cosce serrate l’una contro l’altra come da una calamita.
Il battement tendu jeté sviluppa la forza la leggerezza dell’arto libero e la mobilità controllata dell’articolazione coxo-femorale oltre la velocità e l’elasticità della caviglia e delle dita del piede nel caratteristico gioco di tensione e rilassamento utile per il ballon e per la tecnica delle punte.
Per ottenere una buona elevazione e una buona elasticità nella tecnica dei salti e una salda tecnica di punte infatti è necessario che l’articolazione tibio-tarsica abbia la capacità di tendersi al massimo velocemente nel momento dello stacco dal pavimento e di decontrarsi morbidamente nella discesa. La tensione della caviglia sarà esercitata dalla pratica quotidiana dei battements tendu sjetés così come la sua decontrazione che caratterizza il movimento di ritorno e che risulta fondamentale per aumentare la generosità dei plié delle discese dai salti e dalle punte.
In palcoscenico un corpo educato alla pratica dei battements tendus jetés si riconosce dalle linee tirate, tese e pregne di energia vitale degli arti inferiori e dalla capacità di utilizzare gli stessi con rapidità, precisione e decisione.
Se guardiamo Symphony in C, balletto concertante firmato Bizet-Balanchine, noteremo come questa gemma preziosa del linguaggio neoclassico sia caratterizzata dalla costruzione di forme raffinatamente articolate, dove una tecnica apollinea e cristallina, costruita per quanto riguarda gli arti inferiori anche dalla pratica quotidiana di battements tendus jetés, si sposi con precisione ed eleganza cesellata alla partitura musicale.
Il corpo di ballo, grazie alla condivisione del codice della tecnica classica, riesce a fondersi in una unità dove il tutto è più delle singole parti.
Più corpi uniti dal linguaggio algido e trasparente della tecnica classica accademica riescono a diventare un solo corpo fisico che a sua volta, fondendosi con la musica, genera una terza entità a metà tra il fisico e il metafisico.
Ogni individuo attraverso la danza sperimenta il bisogno di armonia tra l’Io e il corpo, tra il pensiero e il sentimento ed è quando ha raggiunto questa integrità che può avere libero accesso al suo paradiso interiore.
Tale condizione si manifesta oggettivamente in un certo splendore irradiato dal corpo del danzatore ed il palcoscenico ne è la dimostrazione. Allo spettatore non resta altro che concedersi alla straordinaria bellezza di un palcoscenico attraversato da pennellate di energia di corpi in movimento, di corpi irradiati da una luce interna che generano musica, di corpi che immergendosi nella danza diventano a loro volta irradiatori di luce.
Che cosa sono allora i corpi che danzano se non contenitori e contenuto di senso e meraviglia?