Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Longwood, Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821)
A 200 anni dalla morte
Quando il rapporto tra Napoleone e Désirée Clary si raffreddò e la giovane salperà per altri lidi sposando il generale Jean-Baptiste Jules Bernadotte che la farà diventare regina di Svezia e Norvegia, Napoleone benché attratto dall’avvenente vedova Josephine De Beauharnais mostrò interesse le cantanti liriche. Si ricorda In particolare il legame con Caroline Branchu (1780-1850). Sembra ormai mai provato, il legame nato tra i due dopo una replica dell’ Œdipe à Colone di Antonio Sacchini all’Opéra. Luigi Bonaparte disse di questa cantante che era brava quanto brutta. Probabilmente una volta tanto su Napoleone non pesò il fascino che provava per la bellezza, ma quello dell’artista. È anche strano che questa cantante sia stata risparmiata dalle indiscrezioni di corridoio, dei pettegolezzi di corte che allora erano assai frequenti. Altrettanto singolare è la sua fortuna artistica a partire dal primo Consolato, quando divenne “Prima cantante della musica” del primo console nel 1803, quindi “prima cantatrice della Cappella Imperiale” e, nel 1815, primo soprano all’Opéra, dove ebbe grandi successi ne La Vestale e nel Fernando Cortez terminando la sua carriera con Olimpia. Fu quindi la protagonista dei tre massimi capolavori parigini di Spontini. Accanto alla figura della Branchu, troviamo quella del contralto Giuseppina Grassini (1773-1850) che Napoleone conosce in Italia nel 1800 e che unisce, questa volta, bellezza a bravura. La ritrova a Milano nella seconda campagna italiana, e poi per l’incoronazione come re d’Italia. Molte testimonianze ci rivelano che Napoleone la frequentava da vicino e sappiamo che la chiamò a Parigi proprio per un concerto celebrativo: “Il canto del venticinquesimo Messidoro” di Etienne Méhul. Da allora la Grassini si stabilisce a Parigi, ricevendo le visite discrete di Napoleone (attento a non turbare troppo la gelosa Josephine). La Grassini però preferiva a Napoleone il violinista Pierre Rode e, successivamente con la sfortuna di Bonaparte, intrecciò una relazione con il duca di Wellington. Apoteosi musicale napoleonica fu durante il rito della sua incoronazione a Notre-Dame, il 2 dicembre 1804.
Le musiche di Jean-François Lesueur (Marche du Sacre e Te Deum) e di Giovanni Paisiello (Messe du Sacre e un altro Te Deum) furono eseguite da 700 esecutori, di cui 300 strumentisti e 400 coristi. Tra gli orchestrali figuravano i nomi dei violinisti Rodolphe Kreutzer e Pierre Baillot. Tra i solisti di canto: Caroline Branchu e Adolphe Nourrit. Grande scampanio, salve di artiglieria, rullo di tamburi, tutti elementi che sono facilmente immaginabili. Il rito seguito non fu quello dei Borboni che risaliva a Luigi VIII, ma quello carolingio, più solenne, fastoso, in cui la musica aveva un ruolo di primaria importanza. Coloro che vivono intorno a Napoleone condividono in parte i gusti dell’imperatore. Josephine non ha un grande talento, ma ha studiato l’arpa, i fratelli Giuseppe, Luciano e Luigi erano più portati per la letteratura, mentre Carolina, la moglie di Murat, sappiamo che ha studiato canto. Paolina si limita a prendere come amante il violinista Felice Blangini, che fu anche suo maestro di canto e Maestro di cappella di Girolamo. Elisa Bonaparte “si accontenta” di imbastire una vita musicale affidandosi, nel 1805, a Niccolò Paganini come concertista e direttore, quando Elisa si trasferisce a Firenze, essendo diventata granduchessa di Toscana. In questa occasione Paganini compone la Sonata intitolata “Napoleone” che attesta la nascita della simpatia per la quarta corda, la corda “sol”, da parte del violinista genovese. (Fine terza parte)