Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Longwood, Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821)
A 200 anni dalla morte
Parlando con Conradin Kreutzer, Napoleone criticò l’esecuzione dell’aria del Conte “È si fiero il mio tormento” nell’atto 1 della Nina pazza per amore di Paisiello. Napoleone criticava il fatto che l’accompagnamento strumentale era troppo “tranquillo”, “molle”. Da questa osservazione si arrivò a una esecuzione dell’aria, resa più ansiosa e movimentata, ma anche dell’intera opera opera più attenta all’espressività drammatica. Un altro aneddoto raccontato da Jean-François Lesueur a Héctor Berlioz narra di un incidente accorso all’intendente di musica di corte in cui, per l’indisposizione di un cantante, se era dovuto sostituire un’aria di Paisiello con un’aria di Pietro Generali cercandola però di farla passare per Paisiello, per non turbare l’umore già difficile dell’imperatore il quale però, non cadde nell’inganno. Questo episodio ci dice qualcosa riguardo la competenza, o comunque alla conoscenza, di Napoleone in fatto di partiture musicali.
Berlioz non a caso si rammaricava che la competenza di Napoleone fosse andata perduta e il fatto che non conoscesse la musica non volevo dire assolutamente nulla. “Abbiamo avuto in Francia” – affermava Berlioz – “molti direttori e amministratori delle Belle Arti, assai pochi in grado di valutare il valore reale di un musicista”.
Napoleone la sapeva abbastanza lunga in fatto di musica. A Désirée Clary la sua prima fidanzata in marsigliese, a partire dal 1794, Napoleone le raccomanda di studiare musica consigliandole libri di teoria. Le redige un elenco di libri da acquistare, le paga un abbonamento a una “rivista” che pubblicava settimanalmente una serie e di arie, inoltre, frequentando i teatri parigini, prende l’occasione per inviarle delle arie che giudica stupende, tratte dalle opere ascoltate. Con questo episodio entriamo nel ruolo che la musica ha nello Stato e precisamente nell’insegnamento. Sappiamo che Napoleone non fa studiare solo la sua fidanzata, ma anche la sorella Carolina al convitto femminile di Madame Campan a Saint-Germain-en-Laye. Napoleone insiste con la Campan perché la musica abbia un giusto rilievo nell’educazione delle ragazze. La musica è per lui non solo materia necessaria per l’educazione, ma fonte di felicità e, a questo proposito, scrive ancora a Désirée: “La musica è l’anima dell’amore, la dolcezza della vita, la consolazione delle pene, l’accompagna dell’innocenza…” e ancora…”La musica di tutti i talenti è quello che più si attiene ai sentimenti che ha più felici effetti sulla vita…”.
La predilezione di Napoleone per la musica italiana, che abbiamo visto essere già presente dagli anni giovanili, lo porterà assai spesso a rimproverare i musicisti francesi e in primo luogo Etienne Méhul (1763-1817), di non scrivere come gli italiani. Napoleone afferma che nella musica francese (così come in quella tedesca) c’è “troppa scienza” e “poca grazia”. Alla luce di queste convinzioni, l’imperatore fu vittima di un singolare inganno da parte dello stesso Méhul che compose un’opera, “L’irato” (1801) in italiano che fece spacciare come partitura di un non ben precisato autore italiano. Questa volta, a differenza dell’episodio di Paisiello-Generali, Napoleone cadde nell’inganno, salvo poi andare su tutte le furie una volta saputa la verità. (fine seconda parte)