Madrid, Teatro Philips Gran Vía, Stagione 2020-2021
“GALA CENTENARIO ALICIA ALONSO 1920-2020”
Musica Georges Bizet, Peter Ludwig Hertel, Félix Guerrero, Piotr Ilich Tchaikovsky, Adolphe Adam, Aram Khachaturian, Léo Delibes
Coreografia Alberto Alonso, Alicia Alonso, Alberto Méndez, Azari Plizetski
Costumi Salvador Fernández
Scene Liuba Cid
Luci Rhazil Izaguirre
Maestro del Corpo di ballo Lázaro Carreño
Direttore artistico Orlando Salgado
Ballerini Anette Delgado, Dani Hernández, Oriana Plaza, Maynard Miranda, Ginett Moncho, Alexis Tutunnique, Eva Nazareth, Javier Monier, Carla Vincelli, Javier Torres
Madrid, 17 maggio 2021
Alicia Alonso, l’ultima ballerina assoluta, morì a La Habana il 17 ottobre 2019, chiudendo un periodo unico, quello della generazione più longeva e attiva che si conosca delle prime ballerine: con lei finì un secolo d’oro per il balletto. Yvette Chauviré (1917-2016), Margot Fonteyn (1919-1991), Alicia Alonso (1920-2020), Maya Plisétskaya (1925-2015): nomi che sono simboli indiscutibili della danza classica. Tutte grandi interpreti e tutte grandi modelli di stile coreutico, ma la storia di Alicia Alonso è eccezionale perché riuscì a ballare nonostante la cecità, collocando la danza al primo posto della sua esistenza, anche prima della salute e della vita stessa; in più, riuscì a creare una scuola nazionale che ancora oggi dissemina per il mondo grandi talenti. Cuba e la Spagna hanno organizzato una tournée in memoria della sua carriera e della forte impronta che ha lasciato; programmata inizialmente per marzo 2020, proprio nel centenario della nascita dell’artista, subì più volte un cambio di calendario a causa della pandemia di Covid-19, soffrendo anche una diminuzione nel programma e nell’organico, oltre che un cambio di sede. Le rappresentazioni nella capitale spagnola avrebbero dovuto essere al Teatro Real, ma dopo tanti cambiamenti fu impossibile mantenere quella prestigiosa sede. Il programma finale, comunque, è stato molto ben pensato, in modo da ricordare sia l’étoile sia i tanti coreografi del Novecento insieme ai quali aveva lavorato: George Balachine, Azari Plisétsky, Rudolf Nureyev, Alberto Alonso, Alberto Méndez, creatori e interpreti degli indimenticabili personaggi classici che Alicia aveva realizzato in età e con stili tanto diversi: Giselle, Swanilda, Odile, Frigia e tanti altri. Ma gli organizzatori dell’evento, che per lo più rappresentano la prima generazione di ballerini che si diplomarono con Alicia (molti dei quali oggi vivono a Madrid), hanno voluto inserire anche i personaggi creati appositamente per la loro antica maestra. Ballerini cubani, venezuelani, peruviani, russi e spagnoli hanno compiuto uno sforzo enorme per preparare lo spettacolo che la memoria dell’étoile meritava. Invitiamo ad apprezzare il talento e la forza di Alicia quando aveva 65 anni, nel classico La Peri registrato nel 1985, per rendersi conto delle qualità di un’interprete assolutamente eccezionale.
Aprono il gala di Madrid Anette Delgado e Dani Hernández con una scena di Carmen, adattamento della coreografia originale di Roland Petit (1949), anche se va specificato che la versione cubana è del 1967 e non racconta la storia di una femme fatale, anzi propone lo sguardo sulla vita da parte di una donna appassionata e forte, che nella società in cui vive incontra solo durezza. Il balletto ha un linguaggio contemporaneo, pieno d’accenti, molti movimenti del torso (cosa rara per il balletto in generale, di una dinamica ed estetica molto moderne per quel periodo in particolare). La coppia cubana Delgado ed Hernández (ovviamente nelle parti di Carmen e don José) dimostra un’intesa molto forte, grazie al numero di anni in cui lavorano insieme: ogni volta la loro tecnica è migliore, applicandosi fino ai minimi dettagli (qualche lettore di GBopera ricorderà certamente le loro esibizioni nel 2014 al Teatro Regio di Torino in Giselle e Don Chisciotte). La Alonso aveva una predilezione per Carmen, ragion per cui in Cuba è diventata un classico, una sfida in cui ogni ballerina si cimenta per dimostrare versatilità e carattere. Come secondo pezzo del programma, Delgado ed Hernández interpretano alcune scene del II atto di Giselle: altro titolo inevitabile, trattandosi di rendere omaggio ad Alicia Alonso. Anette conferisce al personaggio una dolcezza e una leggerezza notevoli, facendo risaltare lo spirito del sacrificio d’amore nel famoso passaggio della variazione degli entrechat. Impeccabile l’Albrecht di Dani, confuso e triste per esprimere il personaggio, ma sicurissimo e pulitissimo nei giri. Una giovanissima coppia composta da Oriana Plaza e Maynard Miranda dà vita a due numeri tratti da Coppelia e La fille mal gardée, caratterizzando bene la freschezza e gaiezza dei personaggi; in particolare Miranda “ruba” la scena, dimostrandosi però un ottimo partner in tutte le prese e i giri. Ginett Moncho e Alexis Tutunnique ballano un estratto da La Diva (Maria Callas in memoriam), un balletto potpourri del 1982 su musiche operistiche assemblate da Félix Guerrero e la coreografia di Alberto Méndez (creato per volontà di Alicia Alonso come omaggio alla memoria della Callas), e il passo a due del III atto del Lago dei Cigni. Quello del Cigno Nero fu uno dei rôles fétiches della Alonso, ed è comprensibile che qui si concentrino le maggiori aspettative del pubblico. Nell’interazione della coppia si intravvede qualche difficoltà, anche se al momento degli assoli l’interprete maschile riesce a valorizzare tutto il suo potenziale; quello femminile, invece, non brilla né per tecnica né per interpretazione. Eva Nazareth e Javier Monier ballano Don Chisciotte e Spartacus, prospettando la sfida tecnica più alta della serata, perché in entrambi i titoli – ma specialmente in Don Chisciotte – c’è bisogno di spettacolarità, grinta, brillantezza e virtuosismo, dall’inizio alla fine. Il giovane cubano Javier sfrutta bene la tecnica appresa e il proprio carisma naturale, e nel difficile passo a due che richiama lo stile spagnolo si dimostra degno dei predecessori che hanno reso celebre il balletto (in particolare Carlos Acosta), con molte torsioni delle spalle e ampi épaulement; a lui si deve, insomma, il momento più emozionante della serata. La sua partner, Eva Nazareth, pur dovendo gestire un certo nervosismo, riesce comunque a dominare il corpo e a difendere il personaggio di Kitri: nella seconda variazione esegue i trentadue fouettés senza nessun errore. Il passo a due di Spartacus ha un linguaggio coreografico molto moderno, drammatico e punteggiato da prese enfatiche e difficili, perché racconta il momento dell’addio: Nazareth e Monier si disimpegnano bene, soprattutto nella promenade con una sola mano. Per chiudere la prima parte della serata Carla Vincelli e Javier Torre interpretano uno Schiaccianoci in gran spolvero, con una maestria e una musicalità degne degli incarichi che ricoprono attualmente: lei, come prima ballerina del Teatro Colón di Buenos Aires, lui cubano che attualmente lavora a Inghilterra come primo ballerino del Northern Ballet di Manchester (poco fa la rivista londinese Dance gli ha dedicato una copertina). Sembra che la coppia balli insieme da almeno un anno, tanto pregevoli sono la pulizia, l’espressività, l’eleganza congiunta del gesto di entrambi. I classici sembrano facili sul piano dell’interpretazione, perché la secolare tradizione coreografica fornisce tutti gli elementi necessari a chi li studia, ma conferire bellezza a un modo di ballare di un secolo fa, riproponendo un’estetica inevitabilmente sempre più lontana, non è da tutti. Appunto per non dimenticare il valore perenne dell’interpretazione stilistica forgiata da Marius Petipa, la coppia Vincelli-Torre continua anche nella seconda parte del programma con il II atto del Lago dei Cigni, brillando per versatilità e sicurezza. Per finire, tutti i ballerini eseguono una piccola variazione di Balanchine, chiudendo in bellezza una serata indimenticabile per il personaggio a cui rendere omaggio, con un forte auspicio di ritorno alla normalità secondo lo spirito forte e determinato che fu di Alicia Alonso.