Carl Maria von Weber (1786 – 1826): ” Der Freischütz “(Il Franco Cacciatore), ouverture op. 77 J. 277

Carl Maria von Weber (Eutin, Lubecca, 1786 – Londra 1826)
Der Freischütz (Il Franco Cacciatore), ouverture op. 77 J. 277

Adagio, molto vivace
Quando nel 1816 Weber divenne Kapellmeister del Teatro dell’opera di Dresda, la città tedesca era il maggiore centro di diffusione dell’opera italiana in Germania; a Dresda, infatti, l’opera italiana aveva avuto un grande successo fin dal 1617, grazie ad Heinrich Schütz, allievo di Giovanni Gabrieli e ammiratore di Claudio Monteverdi, che, diventato direttore di quella cappella di corte, trapiantò di fatto il neonato melodramma italiano in Germania. Nel 1816 erano, però, maturi i tempi perché anche la Germania potesse esprimere una forma di teatro musicale autoctona e l’intendente del teatro Vizthum chiamò proprio Weber affinché il trentenne compositore potesse dar vita ad un repertorio operistico tedesco. Così nacque Der Freischütz (Il Franco cacciatore), la cui gestazione non fu certo facile sin dalla scelta del soggetto, tratto da una fiaba settecentesca, dalla quale il giurista tedesco Johann August Apel, scrittore per diletto, aveva ricavato una novella inserendola nella raccolta Gespensterbuch (Libro di fantasmi). Molto probabilmente Weber lesse la novella già nel 1810 nella biblioteca del convento di Neuburg presso Heidelberg, rimanendone entusiasta e immaginandone già una possibile trasposizione scenica, ma il progetto rimase nel cassetto fino a quando il compositore tedesco non conobbe proprio a Dresda l’avvocato Johann Friedrich Kind, attore ed autore di commedie, che finalmente si decise a scrivere un libretto ispirato a questo soggetto. Il giorno stesso, il 19 febbraio 1817, Weber, felice, scrisse alla fidanzata Caroline Brandt: “Il soggetto è adatto, orrido e interessante: Il Franco cacciatore”. Il libretto fu pronto in soli 10 giorni, ma la composizione della musica andò molto a rilento a causa delle incombenze a cui Weber doveva far fronte come Kapellmeister a Dresda. Molto probabilmente Weber iniziò la composizione dell’opera con il duetto tra Agathe e Ännchen il 2 luglio 1817 per completare la stesura della partitura il 13 maggio 1821 dopo circa quattro anni di lavoro. Per ironia della sorte l’opera non fu rappresentata per la prima volta a Dresda ma alla Schauspielhaus di Berlino il 18 giugno 1821. La première fu un vero e proprio evento al quale parteciparono, richiamati dal fatto che per la prima volta in Germania veniva eseguita un’opera non solo cantata interamente in tedesco, ma il cui soggetto e lo spirito erano intimamente tedeschi, importanti personalità della finanza, come la famiglia al completo dei ricchi banchieri Beet, ospiti nel palco della moglie Caroline, e della cultura come lo scrittore e musicista Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, il poeta Heinrich Heine e un giovanissimo Mendelssohn. In quella serata spiccò, per la sua assenza, la corte, poco interessata alla rappresentazione di un’opera che non fosse italiana. Il Franco cacciatore fu subito un successo tanto che Weber annotò nel suo diario: il Franco cacciatore è stato accolto con incredibile entusiasmo. L’opera trionfò in tutti i teatri d’Europa, imponendosi a Londra e a Parigi, dove suscitò l’ammirazione di Berlioz, presente alla prima rappresentazione.


Il Franco cacciatore è la prima opera romantica tedesca, tutta tesa alla rappresentazione del soprannaturale, qui impersonato dal demone germanico Samiel, e del mistero che avvolge le selve e i luoghi in cui viene tramato l’inganno. Weber seppe rappresentare tutto questo con una musica che ha un forte potere evocativo, presente soprattutto nell’ouverture, che si apre con alcune misure interrogative tutte giocate su una successione dinamica pianissimo-forte-piano di grande suggestione. In questa sezione introduttiva, Adagio, un semplicissimo tema, tutto giocato sull’arpeggio di do maggiore e affidato ai quattro corni che dialogano fra di loro, evoca un’ambientazione boschiva piena di mistero e di magia. Nel Molto vivace, che inizia con un travolgente tema di sapore beethoveniano, viene ripreso, dopo un recitativo del clarinetto, il tema della grande scena e aria del  secondo atto dell’opera di cui è protagonista Agathe, il personaggio puro; nella parte conclusiva dell’ouverture, questo tema assume toni trionfali rappresentando così la vittoria del bene sul male.