Beverly Sills pseudonimo di Belle Miriam Silverman (New York, 25 maggio 1929 – New York, 2 luglio 2007)
Venezia, Teatro La Fenice, 31 maggio 1972. Prima rappresentazione de “La Traviata”. Dirige Thomas Schippers, la regia è di Gian Carlo Menotti. Nel ruolo di Violetta: Beverly Sills. Giorgio Gualerzi ricorda quella serata veneziana: “Facendo una rassegna delle molte Violette che ho ascoltato e visto, certo la Sills mi apparve tra le più convincenti. Ed insisto sul “visto” perché raramente mi sono imbattuto in una interprete più scenicamente credibile di lei. Ma può anche una sorpresa sotto il profilo vocale, continua Gualerzi: “Molti quella sera a Venezia attendevano, infatti, con qualche malignità la fine del primo atto, quando lasciando la dimensione virtuosistica a lei certamente più congeniale, con corollario di trilli e svolazzi, la cantante avrebbe dovuto affrontare l’intensa drammaticità dei tre atti successivi… Invece tutti ebbero la sorpresa di una Violetta intensamente verdiana…”
Questa la testimonianza su una delle poche presenze di Beverly Sills nei teatri italiani: le altre solo due, L’Assedio di Corinto e Lucia di Lammermoor avevano avuto luogo alla Scala nello stesso lasso di tempo. Un po’ poco insomma a parte le molte incisioni discografiche per guadagnarsi fama imperitura tra gli appassionati di italiani. Definita da Time “regina americana dell’opera”, ricordando con ciò i numerosi personaggi regali da lei interpretati: dalla Elisabetta del Roberto Devereux di Donizetti a Maria Stuarda e ad Anna Bolena delle opere omonime, fino alla Cleopatra del Giulio Cesare di Handel, alla regina di Shemakha del Gallo d’Oro di Rimskij- Korsakov e alla Regina della notte dello Zauberflöte di Mozart.
È una fama usurpata? Risponde Rodolfo Celletti: “Non so se sia giusto parlare di fama usurpata a proposito della qualità di fondo della sua voce che forse un po’ piccola e velata. Ma certo è usurpata questa fama se si faccia attenzione alla agilità dei suoi mezzi vocali piuttosto strepitosi: Beverly Sills è davvero un’ acrobata della voce tanto che il suo solo vero limite è forse nella tendenza, qua e là, a strafare. Ma l’interprete “- aggiunge Celletti – “è poi una grossa presenza; quando si dimentica di essere una virtuosa ha degli accenti e straordinari, ed una espressività rapinosa e fraseggia come mai nessuno”. Non dimenticando di aggiungere “che è anche una grande attrice “. Gli fa eco Gualerzi: “Sa davvero entrare nel personaggio “. Ma se Rodolfo Celletti dovesse avvicinare la Sills a qualche cantante del passato? “In soldoni si potrebbe forse paragonare a Luisa Tetrazzini, ma la Sills è più moderna. Lei a differenza della Tetrazzini, ma anche della Toti Dal Monte o della Margherita Carosio, sa uscire dai limiti dello scatenato virtuosismo per affrontare i rischi interpretativi del patetico e del drammatico. In questo senso si potrebbe perfino dire che, alla stesso modo di Joan Sutherland, la Sills derivi dalla Callas: per quel fenomeno vocale di un soprano lirico leggero capace di approdare sull’onda di qualità interpretative addirittura irripetibili al repertorio lirico spinto “.
Nell’ottobre del 1980 ha fatto scendere il sipario sulla sua vita di cantante, quasi 25 anni dal giorno del suo debutto all’Opera di New York. Si va col pensiero alla carriera di questa donna unica ed alle settanta parti che ha messo insieme con gli anni. Guardandosi indietro, lei ha dichiarato apertamente: “Non c’è dubbio, ho sforzato la mia voce. Roberto Devereux ha accorciato la mia carriera di tre o quattro anni e lo sapevo quando scelsi quella parte, ma tornerei ancora indietro per rivivere quei dieci anni eccitanti. Non era stata fatta per me, ma la regina Elisabetta l’ho creata io stessa, su me stessa “. (Foto Archivio storico Teatro La Fenice di Venezia)