Idylle polynésienne in tre atti su libretto di Georges Hartmann da “Le Mariage de Loti” di Pierre Loti. Hélène Guilmette (Mahénu), Cyrille Dubois (Georges de Kerven, detto Loti), Anaïk Morel (Oréna), Artavazd Sargsyan (Tseen-Lee / I° ufficiale), Ludivine Gombert (Téria / Faïmana), Thomas Dolié (Taïrapa/Henri /II° ufficiale), Münchner Rundfunkorchester, Choeur du Concert Spirituel, Hervé Niquet (direttore). Registrazione: Monaco, Prinzregententheater, 24 e 26 gennaio 2020. T.Time: 60’39. 1 CD Palazzetto Bru Zane BZ 1042
Non ci si stancherà mai di elogiare il prezioso lavoro di ricerca e diffusione della cultura musicale francese operato da Palazzetto Bru Zane. Nel quadro della riscoperta e valorizzazione della musica di Reynaldo Hahn, ecco l’incisione di un piccolo gioiello “L’Île du rêve”(come sempre presentato con un ampio corredo di documenti di approfondimento e analisi). Composta da un Hahn diciasettenne, ma rappresentata solamente a Parigi, il 23 marzo 1898, questa operina (un’ora circa) ci porta in un’ambientazione esotica. “L’Île du rêve” è Tahiti, nella quale si narra una semplice storia d’amore tra la giovane Mahénu e l’ufficiale francese Georges, ribattezzato dalla fanciulla Loti. Un amore effimero che ci porta alla memoria “Lakmé” o “Madama Butterfly” (ma nel caso di Hahn, non con un epilogo tragico, anche se mostra comunque l’impossibilità di un incontro tra culture diverse). Un lavoro giovanile ma che mette in luce le capacità espressive nel lirismo vocale e nell’orchestrazione di Hahn. Il compositore, complice il garbato libretto di Hartmann, ispirato a Le Mariage de Loti, ci immerge in un mondo musicalmente e teatralmente “sfumato”, non dai colori accesi.
Non vi sono arie vere e proprie, ma squarci lirici che seguono e accentuano la prosodia; i duetti tra Mahénu e Loti, si esprimono, inoltre, in un linguaggio musicale che si scosta dal duetto d’amore convenzionale. Solo in “C’est moi, chère petite” (atto 3), troviamo degli accenti e passaggi più scopertamente “melò”. L’esotismo di Hahn appare evidente solo nel coro “Tihi ‘ura teie” (atto 3), mentre nel corso dell’opera è sempre evocato, fatto di sensazioni. A questo quadro di multiformi colori aderisce perfettamente la concertazione di Hervé Niquet che, messo da parte il vigore che in genere caratterizza ogni sua interpretazione, si cala in una dimensione intimista, valorizzando al massimo la scrittura di Hahn. Perfettamente in linea con le intenzioni del direttore i Münchner Rundfunkorchester e il Choeur du Concert Spirituel. I ruoli, non particolarmente impegnativi sul piano della tessitura vocale, lo sono di più nella cura dei colori della parola scenica. Tutti gli interpreti sono perfettamente calibrati nella caratterizzazione vocale e, soprattutto, evidenziano una musicalità nel fraseggio che caratterizza i personaggi (sempre “misurato”). Sul piano dell’eccellenza dunque l’intero cast: Hélène Guilmette (Mahénu), Cyrille Dubois (Georges de Kerven, detto Loti), Anaïk Morel (Oréna), Artavazd Sargsyan (Tseen-Lee / I° ufficiale), Ludivine Gombert (Téria / Faïmana), Thomas Dolié (Taïrapa/Henri /II° ufficiale),