Milano, Teatro alla Scala: Zubin Mehta dirige Schubert e Bruckner

Milano, Teatro alla Scala. Stagione sinfonica
Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Zubin Mehta

Franz Schubert: Sinfonia n. 3 in Re maggiore D200 Anton Bruckner: Sinfonia n. 9 in re minore
Milano,  4 aprile 2021
Dopo aver diretto la Grande di Schubert, Zubin Mehta è ritornato sul podio dell’Orchestra della Scala per dirigere un programma “schubertiano”. Aperto, infatti, dalla Terza sinfonia del compositore austriaco, peraltro, eseguita molto spesso in questo periodo di pandemia, il programma è proseguito con l’esecuzione della 
Nona di Bruckner che, per certi aspetti, è ispirata agli ultimi lavori di Schubert. Buona nel complesso la concertazione che, però, ci è apparsa un po’ priva di energia nel primo e nel terzo movimento della Terza di Schubert, nella quale la lettura Mehta ha dato l’impressione di privilegiare maggiormente la cantabilità dei bei temi schubertiani. Alla brillante esecuzione del primo tema dell’Allegro con brio, diviso tra clarinetto e archi che rispondono, ha, infatti, fatto da pendant, il cantabile secondo tema reso con espressione dall’oboe. Ben calibrati sono apparsi gli staccati del secondo movimento e ben evidenziato il carattere lirico del cantabile tema del Trio del Menuetto. Molto più convincente è apparsa la concertazione nella Nona di Bruckner per la quale il direttore indiano ha regalato un’edizione di altissimo livello, ricca di colori e anche di quella tensione che caratterizza il primo e il terzo movimento. Mehta ha, infatti, ben evidenziato i contrasti dinamici restituendo all’ascolto l’impressione di quella monumentalità che promana da questa sinfonia. Il direttore, nello Scherzo e soprattutto nella spensierata parte centrale, è molto ben riuscito, inoltre,  ad alleggerire la tensione dei due movimenti esterni. In generale si è notata una certa cura del dettaglio e del suono che ha trovato il suo momento culminante nell’Adagio la cui esecuzione è apparsa veramente suggestiva e di forte impatto emotivo sia nell’espressivo tema iniziale degli archi sia nei momenti più “monumentali”.