Palermo, Teatro Massimo: “Galà lirico”

Palermo, Teatro Massimo, Stagione lirica 2020/21
“GALA’ LIRICO”
Angela Meade (soprano)
Marianna Pizzolato (mezzosoprano)
Enea Scala (tenore)
Nicola Alaimo (baritono)
Orchestra e coro del Teatro Massimo di Palermo
Francesco Lanzillotta (direttore)
Ciro Visco (maestro del coro)
 Giuseppe Verdi: “Tu che le vanità” (“Don Carlo”); Gioachino Rossini: “Sois immobile” (“Guillaume Tell”); Gaetano Donizetti: “Il segreto per esser felici” (“Lucrezia Borgia”), “Spirto gentil” (“La favorita”); Gioachino Rossini: “Ai capricci della sorte” (“L’italiana in Algeri”); Gaetano Donizetti: “Un tenero core” (“Roberto Devereux”); Giuseppe Verdi: “Patria oppressa” “Macbeth”; Gaetano Donizetti: “Venti scudi” (“L’elisir d’amore”); Gioachino Rossini: “Serbami ognor sì fido” “Semiramide”; Vincenzo Bellini: “Meco all’altar di Venere”, “Guerra, guerra” (“Norma”); Giuseppe Verdi: “Morrò ma prima in grazia”, “Eri tu” (“Un ballo in maschera”); Gioachino Rossini: “O patria… Di tanti palpiti” (“Tancredi”); Vincenzo Bellini: “Col sorriso d’innocenza” (“Il pirata”)
Palermo, Teatro Massimo, 20 marzo 2021 (in streaming).
Al Massimo di Palermo serata lirica di grande prestigio con un cast decisamente prestigioso e un programma ricco, capace di introdurre qualche brano meno scontato in una scaletta pur composta da brani sostanzialmente noti e con un buon numero di duetti a interrompere la teoria delle arie.
L’orchestra del Massimo è diretta con solido mestiere da Francesco Lanzillotta. Il direttore si muove con sicurezza in un repertorio vasto ed eterogeneo e soprattutto si mostra accompagnatore attento e sensibile dei cantanti. L’orchestra e il coro del Massima si disimpegnano nell’insieme molto bene nelle diverse tappe del percorso musicale.
Inutile dire che un concerto di questo tipo ha la sua principale ragion d’essere nelle prove dei cantanti e come si diceva per l’occasione si è riunito un quartetto alquanto prestigioso seppur non tutti si siano mostrati allo stesso livello.
I migliori sono risultati i due padroni di casa Nicola Alaimo e Marianna Pizzolato. In primis Alaimo che apre con “Sois immobile” dal “Guillaume Tell” rossiniano eseguito meritoriamente nell’originale francese. Alaimo conosce il ruolo alla perfezione e forse oggi nessuno ha tanto interiorizzato il personaggio reso con accento così umano e sofferto e al contempo così autorevole e affrontato con un perfetto controllo della linea di canto e dello stile francese di Rossini. Dopo un ottimo Belcore (duetto con Nemorino del II atto) – a colpire è  la grande aria di Renato da “Un ballo in maschera” ruolo abbastanza lontano dall’immagine di Alaimo, interprete principalmente belcantista. La dizione perfetta e la qualità dell’accento colpiscono nel recitativo d’entrata ma è quando la linea melodica esplode che Alaimo gioca ancor più le sue carte: “O dolcezze perdute o memorie” meravigliosamente cantato con un controllo esemplare dell’emissione e una morbidezza di canto veramente preziose.
La Pizzolato è una delle poche cantanti a poter affrontare con assoluta facilità i grandi ruoli en-travesti del belcanto primo ottocentesco. La tessitura centrale di “Il segreto per esser felici” non le crea alcun problema e la spavalderia dell’accento si adatta perfettamente al ruolo. Nel duetto della “Semiramide” e soprattutto nella cavatina del “Tancredi” da un’autentica lezione di canto rossiniano. Quando i due si incontrano nel duetto dell’”Italiano in Algeri” “Ai capricci della sorte” non si sa se ammirare di più la qualità del canto o l’energia teatrale che prorompe.
Angela Meade è una cantante che suscita riflessioni discordanti. La voce è  impressionante, stupisce per  volume e ricchezza di suono. Però questa natura straordinaria manca di controllo. Lo si percepisce negli acuti, con un sentore di durezza, nonostante la ricchezza sonora con cui sono affrontati, lo si sente nei gravi,  con effetti “parlati” non necessari, lo si sente in una dizione semplicemente oscura, che limita ovviamente l’approfondimento espressivo. Sono tratti che accomunano tutti i brani proposti: dal duetto del “Roberto Devereux” a quello della “Semiramide” dove si ascolto la giusta vocalità drammatica ma dove – specie a confronto con la Pizzolato – è carente lo stile.  “Morrò ma prima in grazia” gli starebbe come un guanto come tessitura, ma anche qui la dizione la penalizza,  ancor più che nei brani belcantisti e la grande scena finale di Imogene ne “Il pirata” belliniano è una sorta di cartina di tornasole di qualità e limiti della vocalità della Meade.
Il più debole ci  è parso Enea Scala, tenore lirico dal timbro piacevole, ma poco personale. La tecnica è buona, si nota una preparazione corretta ma in più punti ci parso al limite delle sue possibilità. Sicuramente è un buon Nemorino, vocalmente centrato e interpretativamente simpatico nel duetto con Belcore. In “Spirto gentil” da “La favorita” (purtroppo ancora in traduzione italiana) manca del fascino e dell’eleganza cui troppi grandi interpreti ci hanno abituato. Il Roberto Devereux (“Un tenero core” ) è risolto più con lo slancio che con la giusta tipologia vocale mentre troppo azzardato è Pollione. Se si si apprezzano le interessanti variazioni nel da capo di “Me protegge, me difende” dall’altro manca totalmente la  natura vocale per il ruolo cui non può supplire con un pur innegabile sforzo di scurire il timbro, cercando un  maggior corpo.