Opéra-comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halèvy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée. Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 3 marzo 1875.
Bizet ricevette dall’Opéra-Comique il libretto della sua ultima opera nel 1874. Henri Meilhac e Ludovic Halévy lo avevano tratto dal racconto di Prosper Mérimée, dando dei personaggi di Carmen e Don José un ritratto volutamente convenzionale. In Mérimée, Carmen era una zingara volgare, ladra, Don José un brigante depravato. Il marito di Carmen poi, Garcia La Borgne, che era il peggiore di tutti, nel libretto neanche apparve. Tuttavia, nonostante queste precauzioni, il libretto così “epurato”, non era abbastanza convenzionale per il pubblico dell’ Opéra-Comique del XIX° secolo. Ogni tentativo di rendere la Carmen di Mérimée accettabile a quel che era noto come il “Teatro delle famiglie”, sollevò sospetti, fu quindi inevitabile che questa versione, piuttosto innocua ai nostri occhi, apparisse indecente ad un pubblico malizioso, borghese ma non certo sprovveduto come il parigino dall’ora. E l’eccesso di scrupoli proprio del tempo fu determinante nella sfortunata accoglienza dell’opera.
Sempre avido di incoraggiamenti E successi, Bizet non poteva prevedere l’ostilità del pubblico verso Carmen. Il libretto gli era piaciuto, e all’inizio del 1875 l’opera fu approvata. La tensione nervosa crebbe per l’atteggiamento dei cantanti e i continui ritocchi. il 3 marzo, giorno della prima rappresentazione, Bizet era esausto.In questo memorabile avvenimento, che segnò una data indimenticabile nella storia dell’Opera francese, Galli-Marié interpretò Carmen. I quattro atti volarono via uno dopo l’altro, e sulla confessione del disperato Don Josè il sipario si chiuse fra un silenzio glaciale. Il compositore si sentì umiliato, e alla fine di maggio si recò nella sua casa di campagna a Bougival dove lo colse un violento attacco di angina.
A Guiraud dette un terribile quadro delle sue sofferenze. “Sono giunto alla fine”, scrisse. Il 1° giugno ebbe una ricaduta, che si ripeté la notte seguente. A mezzanotte, mentre all’Opéra-Comique il sipario calava sulla trentunesima rappresentazione del suo capolavoro, Bizet spirò.
Sulle successive edizioni di Carmen (specie fuori della Francia) molte sono state le controversie. Quasi sempre però i lunghi dialoghi parlati, elemento essenziale nell’edizione originale dell’Opéra-Comique, furono soppiantati dai recitativi composti su parole di Ernest Guiraud per la “prima” viennese del 1875.
Da un lato, ciò porta un certo squilibrio, giàcché i dialoghi contenevano numerosi episodi, che nei recitativi si sono perduti: d’altro canto però contribuì a universalizzare Carmen rendendola, opera comprensibili a qualsiasi pubblico, e non solo a quello ristretto de l’Opéra-Comique.
Proprio l’edizione viennese del 1875 segnò l’inizio della popolarità di Carmen. Wagner e Liszt l’ascoltare 1 Vienna, e Tchaikovsky a Parigi. Negli successivi l’opera venne rappresentata un po’ ovunque. A Parigi tornò in auge solo nel 1883: il direttore dell’ Opéra-Comique, disse che la taverna di Lillas Pastia era un “bordello”, e che perciò non era rappresentabile sulla scena. Fu rappresentata alla fine in una versione annacquata, con una Carmen inedita e per nulla provocante, rispettabili ballerine il luogo delle zingare, ed un ospitale locanda invece della malfamata taverna di Mérimée. Per le repliche tornò la Galli-Marié, e nel 1892 Emma Calvé porta sulle scene parigina una nuova grandissima Carmen. L’opera è stata tradotta in moltissime lingue; la sua popolarità è andata crescendo, fino ad essere tra le più rappresentate in assoluto.
Al di là della struttura del libretto, Bizet ha intuito ed espresso la tragica forza dei personaggi di Mérimée. “È musica”, ha scritto Nietzsche, “che pare perfetta…È crudele, squisita, fatalistica… È rcca, precisa. Costruisce, organizza, è compiuta…È da invidiare Bizet per aver avuto il coraggio di questa sensibilità che non è mai stata espressa nella musica dell’Europa civilizzata!”. Ed in realtà, non solo per Nietzsche, Carmen rappresentò, in opposizione alla soverchiante onda wagneriana, Il trionfo della cultura mediterranea..