Franz Schubert (Liechtenthal 1797 – Vienna 1828)
Sinfonia n. 6 “La Piccola” in do maggiore D. 589
Adagio, Allegro-Andante-Scherzo-Allegro moderato
Come altri lavori sinfonici di Schubert, anche la Sesta sinfonia in do maggiore, chiamata “La Piccola”, per distinguerla dall’altra sinfonia in do maggiore, intitolata La Grande sia per le dimensioni che per l’organico, fu eseguita postuma. La prima esecuzione avvenne, infatti, a Vienna il 14 dicembre 1828 circa un mese dopo la morte del compositore che non poté ascoltare questo suo lavoro sinfonico nonostante i tentativi fatti nel mese di marzo del 1827 con la Società degli Amici della Musica di Vienna. In quell’occasione, dopo le disastrose prove della Grande, che fu giudicata dagli orchestrali troppo lunga e troppo difficile, Schubert aveva proposto l’esecuzione della Piccola che fu, però rifiutata sempre dagli orchestrali. Composta ben 10 anni prima tra il mese ottobre del 1817 e il mese di febbraio del 1818 in un periodo particolarmente felice dal punto di vista creativo, caratterizzato dalla composizione delle due Ouverture nello stile italiano nelle quali si sente l’influenza di Rossini, questa sinfonia, nonostante il titolo, non è un’opera di concezione cameristica, come la Quinta che la precede, tanto che fu definita dallo stesso Schubert «Grosse Sumphonie».
Il primo movimento si apre con un Adagio introduttivo seguito dall’Allegro in forma-sonata il cui primo tema, esposto inizialmente dai flauti, dagli oboi e dai clarinetti soli e ripreso dagli archi, ricorda quello di apertura della Sinfonia militare di Haydn nonostante presenti quella naturalezza e quella fluidità tipiche dello stile di Schubert. Affidato agli archi, il secondo tema, sembra derivato dal primo, tanto che non è possibile notare un vero e proprio contrasto tra i due temi. Il delizioso secondo movimento, Andante, che si apre con un tema di ascendenza italiana, è una pagina serena che presenta quella felicità melodica riscontrabile nei migliori lavori di Schubert. Meno interessante è il terzo movimento, Scherzo, che ricorda troppo da vicino quello della Settima di Beethoven, mentre l’ultimo, Allegro moderato, è formalmente un Rondò di carattere fantasioso che anticipa per alcuni richiami tematici quello della Grande.