Basso Evgenij Nesterenko (Mosca, 8 gennaio 1938 – Vienna, 20 marzo 2021)
Dopo il Konciak di Boris Christoff neppure ipotizzavo di ascoltarne, anzi di ammirarne, uno di altrettanto valore, per potenza vocale espressività di declamato per gigantesca resa scenica: e, invece nel “Principe Igor” di Borodin ho visto Evgenij Nesterenko, cioè il più morbido, persino “francese”, dei bassi russi ed orientali in genere. Il cantante era vecchia conoscenza, scaligera e non, e soprattutto ricordavo il suo Mefistofele, ovviamente nel Faust di Gounod. Prima ne avevo ammirato l’eleganza e l’affidabilità canora, oggi devo prendere atto della sua ampiezza, della sua autorità, del suo possente nervo. D’altronde anche come principe Gremin (“Evgenij Onegin”) mi aveva, per affabulazione perfetta, convinto; e di Boris aveva colto più l’infinita nostalgia e la regalità che i terrori allucinati (propri dei Christoff e dei Rossi-Lemeni). (…) Dopo Ghiaurov e Raimondi un basso di tanta personalità non era più apparso. (…)
(estratto da “Le stirpi canore” di Angelo Sguerzi, 1988)