Soprano, Antonietta Stella (Perugia, 15 marzo 1929 – Roma, 23 febbraio 2022)
Antonietta Stella, perugina, studiò naturalmente al liceo musicale di Perugia, sotto la guida di un maestro valoroso, A.Zetti. Nelle scuole musicali delle nostre città antiche come Perugia si celano ancora intelligenze e forze che dovrebbero essere più favorite.
Antonietta Stella, pur avendo la vocazione del melodramma e in modo particolare del melodramma verdiano, crebbe nella propizia atmosfera della sagra musicale dedicata in Umbria alle musiche sacre o comunque spirituali. Ne fu in questo senso un fiore e ne è un frutto. Anche le vie della musica sono molte, specialmente in Italia.
La Stella esordì a Roma, nel 1951, in quella forza del destino che le si addice tanto. Opera geniale, piena di mistero. L’interpretazione del nuovo sovrano piacque subito al pubblico e fu notato dalla critica più attenta alle voci. Si parlò appunto di una nuova cantante verdiana, titolo così ambito oggi come ieri; in una singolare corrispondenza alle profonde e varie esigenza della parte.
Qualcosa di suo
Antonietta Stella avevo qualcosa di suo da dire, era chiaro., ma lo dicevi in modo né convenzionale né timido, anzi: in modo aperto e caldo, generoso e pudico, ansioso e fiero. Le sue qualità drammatiche erano evidenti. Le sue qualità liriche, le sentivano. Insistiamo un po’ sulla forza del destino perché quello di Antonietta Stella non fu un debutto casuale. Era stato quasi una predestinazione. Avrebbe potuto esordire in un’altra opera di Verdi? Certo. Ma La forza del destino le sia tagliava di più. Ed ella ebbe la fortuna di presentarsi al pubblico in questo grandioso, ricco e tumultuoso melodramma. soltanto la modestia di impediva di dire: sembra essere stato scritto per me.
Antonietta Stella in complesso poteva avere una vita artistica più facile e più uguale. Le sue stesse virtù, tutt’altro che ordinarie, talvolta e se le sono state di ostacolo. Però è la durata che conta, con la costanza, con la tenacia. Soprani che esordirono al tempo in cui esordì la Stella, sono già scomparse., mentre lei non solo prosegue per la sua via ma ci dà anche interpretazioni sempre più pregevoli.
La sua voce è lirico-drammatica senza squilibri a favore di una qualità a danno dell’altra: ciò, s’intende nei suoi momenti buoni e veri, essendoci nella vita di ogni cantante anche momenti di stanchezza o di necessario raccoglimento.
Quel che ha sempre fatto subito effetto di lei è il timbro. Pare superfluo dirlo, e non lo è. Perché, se il timbro è il suono dell’anima del cantante, non tutti i cantanti hanno un timbro riconoscibile, un’anima esposta. Il timbro di Antonietta Stella è squisitamente femminile. È possibile che un soprano o un mezzosoprano non abbia un timbro squisitamente femminile?
Voce espressiva
È possibile. Vi sono timbri della donna che seducono e turbano senza essere squisitamente femminile., e parti di soprano o di mezzo che richiedono l’ambiguità scritta apposta, anche da Verdi. Si pensi a Lady Macbeth.
Il timbro di Antonietta Stella e di quelli che dicono che si definiscono pastosi; per dire che sono densi, tendenti all’opulenza, copiosi., ben disposti e l’espressione. Ed è allo stesso tempo dolce; cioè tale da portare nella densità una luce già di consolazione, un conforto, una apertura di speranza. Timbro verdiano insomma in una cantante che chiamiamo Verdiana senza dimenticare l’ampiezza e la complessità del suo repertorio. Verdiana senza che ciò significhi limitazione.
La voce è eminentemente espressiva. Perfino troppo, talora. Quando si ha passione si rischia Talora di abbandonarsi eccessivamente alla parte. Bisogna stare attenti, controllarsi, pensare all’enigma (e alla tirannia) dello stile.
In ogni modo, l’espressività di Antonietta Stella è una delle poche non callasiane né tebaldiane. Ha una espressività propria. (Estratto da “La cantante dal timbro verdiano” di Emilio Radius, Roma, 1968)