“Il barbiere di Siviglia” al Teatro Filarmonico di Verona

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione 2021
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Dramma comico in due atti su libretto di Cesare Sterbini, dall’omonima commedia di Pierre Beaumarchais
Musica Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva FRANCISCO BRITO
Don Bartolo CARLO LEPORE
Rosina CHIARA TIROTTA
Figaro MARIO CASSI
Don Basilio RICCARDO FASSI
Berta DANIELA CAPPIELLO
Fiorello NICOLÒ CERIANI
Ufficiale OMAR KAMATA
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Direttore Francesco Ivan Ciampi
Maestro del Coro Vito Lombardi
Regia Pier Francesco Maestrini
Scenografia animata e costumi Pier Francesco Maestrini, Joshua Held
Allestimento Arena di Verona 2015
Verona, 31 gennaio 2021, in streaming
Il tutto inizia con una gag: quando il Maestro alza la bacchetta per dare l’attacco, i professori d’orchestra si lamentano perché non hanno la musica, mancano le partiture; il direttore, allora, si rivolge direttamente al Maestro Rossini, che appare in forma di cartone animato e consegna i pentagrammi del Barbiere composto nottetempo, tra un gustoso manicaretto e un calice di vino. Risale al 2015 questa produzione del Barbiere di Siviglia, ideata da Pier Francesco Maestrini e tutta sorretta dall’interazione tra i personaggi reali, che si muovono su di una scena totalmente spoglia, e le videoproiezioni sul fondale del palcoscenico; la Fondazione Arena di Verona ha voluto riproporla in occasione della ripresa dell’attività del Teatro Filarmonico, seppure senza pubblico e per mezzo della sola trasmissione in streaming. Con la stessa modalità a distanza, abbiamo assistito recentemente anche a un altro Barbiere, quello del ROF con la regia di Pier Luigi Pizzi. Si potrebbe dire che questo di Verona, quanto alla rappresentazione dei caratteri, obbedisce a esigenze opposte: secondo Pizzi i personaggi della vicenda sono (o devono essere) tutti belli, affascinanti e ricolmi di sensualità; secondo Maestrini sono invece goffi, impacciati, panciuti come otri e ossessionati dal piacere del cibo, proprio come il Rossini del cartone animato iniziale, che spesso fa capolino nelle proiezioni successive, per identificarsi con Figaro o per interagire nella vicenda o per comparire alla fine quale pubblico entusiasta dell’esecuzione. Non per questo l’allestimento veronese è meno sofisticato di quello pesarese; anzi, la sincronia richiesta dalla continua sovrapposizione dei personaggi reali con quelli animati richiede un’attenzione scrupolosa, che la compagnia vocale disimpegna egregiamente. Sempre per quanto riguarda l’aspetto attoriale, non si contano le aggiunte alla partitura, in forma di interpolazioni, zeppe, allusioni o citazioni del Covid, inserzioni parlate, come spesso accade (purtroppo e in particolare) nelle produzioni del Barbiere: Don Alonso diventa Pavarotto, caricatura del celebre tenore; Caffariello diventa Andrea Bocello, e via celiando, secondo un’impostazione che si dovette considerare perfetta per il pubblico dell’Arena di Verona, ma che nella limitazione alle dimensioni “televisive” di uno schermo non sempre ripaga della distrazione generata. Dirigere Il barbiere di Siviglia deve essere, oggi, una delle operazioni più difficili per un direttore che non si accontenti semplicemente di richiamare alla memoria una musica tanto conosciuta e rivisitata, ma che abbia l’ambizione di esprimerne la raffinatezza, la drammaticità e la complessità. Francesco Ivan Ciampi, alla guida dell’Orchestra dell’Arena di Verona, offre un ottimo lavoro di concertazione, penalizzato però da molti tagli tradizionali (che si sarebbero potuti evitare). La compagnia vocale è composta da specialisti del repertorio rossiniano, alcuni di grandissima esperienza, altri sulle scene da pochi anni ma già bene affermati; primeggia, per padronanza dello stile, sicurezza e coerenza interpretativa, Carlo Lepore nel ruolo di Don Bartolo; lo segue Mario Cassi, un Figaro corretto, spigliato e pacioso al tempo stesso. La coppia degli amanti protagonisti è formata da Chiara Tirotta, un soprano di casa presso le istituzioni musicali veronesi, ma che ultimamente ha cantato ruoli importanti anche in molti altri teatri italiani, e da Francisco Brito, tenore di origini argentine specializzato in Rossini e Donizetti. Entrambi, sia individualmente sia insieme, risultano convincenti e bene appaiati dagli accorgimenti registici. Il filtro delle calibrature sonore impedisce di dare un giudizio realistico e bene argomentato sulle voci (soprattutto sul volume, la qualità della proiezione, l’autenticità della risonanza e degli armonici; basta dire che tre ingegneri del suono hanno cooperato alla trasmissione di questo Barbiere, per comprendere che la fruizione di ciascuna voce e dell’effetto musicale complessivo dipende in buona parte dalla tecnologia); in ogni caso, sia Tirotta sia Brito preferiscono concentrarsi sull’emissione e sul fraseggio, più che sul virtuosismo delle agilità o sull’ostentazione del registro acuto. Nel caso specifico di Brito – che abbiamo ascoltato l’ultima volta dal vivo in Pietro il Grande di Donizetti (Bergamo, novembre 2019) – non si comprende perché abbia omesso di cantare l’aria finale «Cessa di più resistere», il cui taglio risulta oggi ingiustificabile. Completano i personaggi principali il Don Basilio di Riccardo Fassi – basso dal timbro autorevole e dal porgere sicuro – e la Berta di Daniela Cappiello – soprano dall’emissione corretta e dalla linea di canto omogenea. Indubbiamente divertente, inesauribile nelle invenzioni dell’animazione e convincente sul piano musicale, questo Barbiere è un ottimo veicolo di avvicinamento al melodramma e all’opera comica per tutto quel pubblico giovane che per lo più si limita a seguire i soliloqui degli youtubers, ma che in esso scoprirebbe un’inaspettata vitalità e modernità. Foto Ennevi per Fondazione Arena di Verona