Franz Schubert (Vienna, 1797 – Vienna, 1828)
Sinfonia n. 7 in mi maggiore D 729
Adagio ma non troppo, Allegro-Andante-Scherzo: Allegro deciso- Allegro vivace
Completata la composizione della Sesta sinfonia nel mese di febbraio del 1818, Schubert, già a maggio, aveva iniziato a scrivere un nuovo lavoro sinfonico in re maggiore (D. 615), del quale lasciò allo stato di abbozzo solo il primo e l’ultimo movimento. In realtà Schubert per sette anni e precisamente fino al 1825, anno della Sinfonia n. 9 in do maggiore “La Grande” conosciuta con il titolo Gmunden-Gastein, non portò a compimento alcun lavoro sinfonico, come se il suo sinfonismo fosse entrato in crisi. In quel periodo, inoltre, tra il 1821 e il 1822 Schubert aveva lavorato a due sinfonie da lui lasciate incompiute: la Settima, abbozzata nel mese di agosto del 1821, l’Ottava, l’Incompiuta per antonomasia e autentico capolavoro, la cui composizione risale all’ottobre del 1822. Per la Settima, tuttavia, l’appellativo di incompiuta non è del tutto corretto, in quanto Schubert, oltre a completare in partitura l’introduzione e l’esposizione del primo movimento, corrispondenti a 110 delle 1300 battute complessive, scrisse la melodia principale di tutti e quattro i movimenti. Nella maggior parte del manoscritto, consegnato dal fratello Ferdinand a Mendelssohn e, in seguito acquistato da Sir George Grove, che lo lasciò in eredità al Royal College of Music di Londra, si possono leggere le parti dei violini primi e, in alcuni passi, quelle dei legni e di altri strumenti tra cui quelle dei bassi. Non si conoscono le ragioni per cui Schubert abbia deciso di abbandonare la composizione di questa sinfonia, della quale si contano ben tre completamenti ad opera, rispettivamente, di John Francis Barnett nel 1881, di Paul Felix Weingartner nel 1934, in ascolto in questo concerto, e di Brian Newbould nel 1980, ma è molto probabile che il compositore sia stato interamente preso dalla composizione della sua opera Alfonso und Estrella, alla quale lavorò dal mese di settembre del 1821 al febbraio del 1822.
Il primo movimento di questa sinfonia, la cui orchestrazione nella forma originaria che si evince dalle sezioni completate da Schubert, avrebbe dovuto prevedere un organico molto ampio, si apre con un misterioso Adagio ma non troppo introduttivo in mi minore dall’andamento di marcia che sfocia nel solare Allegro in mi maggiore di carattere leggero e spigliato già nel primo tema affidato agli archi a cui si contrappone il dolcissimo secondo tema esposto dai legni. Da questo momento in poi la partitura, in stato di abbozzo, è stata completata da Weingartner che ha riempito i vuoti lasciati da Schubert seguendo le scarne indicazioni e uniformandosi, per quanto possibile, allo stile del compositore.
Di intenso lirismo è il secondo movimento, Andante, intriso di quella dolcezza malinconica che contraddistingue altre pagine schubertiane, mentre elementi popolareggianti si insinuano nel successivo Scherzo.
Conclude la sinfonia un Allegro vivace di carattere brillante e spigliato.