Franz Schubert (Liechtenthal 1797 – Vienna 1828)
Sinfonia n. 3 in re maggiore, D. 200
Adagio maestoso. Allegro con brio-Allegretto-Menuetto: Vivace. Trio- Presto vivace
Come la maggior parte dei lavori di Schubert, anche la Terza sinfonia non fu eseguita mentre il compositore era ancora in vita, ma postuma circa 50 anni dopo la sua morte. La prima esecuzione avvenne, infatti, il 19 febbraio 1881 al Crystal Palace di Londra sotto la direzione di A. Manns, anche se l’ultimo movimento era già stato utilizzato nel 1865 come Finale dell’Incompiuta in occasione di un concerto tenutosi presso gli Amici della Musica di Vienna. La Sinfonia, originariamente concepita per essere eseguita da un’orchestra non professionistica diretta dal violinista Josef Prohaska nella quale Schubert suonava la viola, era stata composta nel 1815, un anno particolarmente fecondo dal punto di vista compositivo per il compositore austriaco che raggiunse la piena maturità artistica di cui una tappa significativa è costituita certamente da questo lavoro nel quale le influenze mozartiane e beethoveniane appaiono superate da una concezione musicale autonoma e originale. Prodigiosi furono i tempi di composizione della sinfonia che, iniziata il 24 maggio 1815, fu interrotta da Schubert dopo aver scritto le prime 47 battute del primo movimento per essere ripresa e completata nel giro di una settimana tra l’11 e il 19 luglio dello stesso anno.
Tratti originali caratterizzano già il primo movimento che si apre con un suggestivo Adagio maestoso introduttivo, mentre l’Allegro con brio, in forma-sonata, si segnala sia per la freschezza melodica dei due temi, per la verità, abbastanza simili, esposti rispettivamente dal clarinetto e dall’oboe sia per l’ampio sviluppo al quale crescendi, sforzati e improvvisi contrasti dinamici conferiscono un carattere drammatico. Influenze di Haydn, ravvisabili nel carattere sostanzialmente leggero, si riscontrano, invece, nel secondo movimento, Allegretto, che presenta una struttura tripartita (A-B-A) la cui parte centrale è dominata da una melodia, affidata inizialmente al clarinetto e ripresa dagli altri strumenti a fiato, che rivela la sua matrice liederistica. Meno originale è il Minuetto che, però, presenta al suo interno un interessante Trio, nel quale oboe e fagotto intonano una forma di Ländler, mentre l’ultimo movimento, Presto vivace è una pagina brillante che scorre al ritmo di tarantella in 6/8.