Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791): “La clemenza di Tito”, ouverture K. 621 (1791)

Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
La clemenza di Tito, ouverture K. 621
Allegro
Ultima opera di Mozart, La Clemenza di Tito fu composta in appena 18 giorni tra la seconda metà del mese di agosto 1791 e il 6 settembre dello stesso anno, quando fu rappresentata per la prima volta al Nationaltheater di Praga. Non si sa, infatti, la ragione per cui arrivò così repentina la commissione per questa nuova opera da rappresentarsi in occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia, ma è certo che Mozart interruppe tutti gli altri lavori, compreso il Requiem, commissionatogli nel mese di luglio da un uomo misterioso e a lui sconosciuto che si ripresentò nel momento in cui il Salisburghese stava per partire per Praga per ricordargli l’impegno. Mozart si scusò del ritardo, rassicurandolo del fatto che avrebbe ripreso il suo lavoro al ritorno da Praga. I tempi per la composizione della Clemenza di Tito erano talmente stretti che Mozart, la cui salute era già minata,  incominciò a comporre l’opera, aiutato anche dal suo allievo Süssmeyer che scrisse i recitativi secchi, durante il viaggio abbozzando alcuni brani in carrozza e riservandosi di stenderli in albergo. Alla prima rappresentazione quest’opera, il cui libretto è una rielaborazione ad opera di Caterino Mazzolà, poeta della corte di Sassonia dal 1782, di un precedente testo metastasiano, ottenne un successo mediocre tanto che la stessa regina la giudicò, esprimendosi in perfetto italiano, una porcheria tedesca. Questo fu il primo insuccesso di Mozart a Praga, città tradizionalmente a lui favorevole, nella quale il compositore aveva mietuto allori con il Don Giovanni, che fu rappresentato anche in questa occasione il 2 settembre, e Le nozze di Figaro. Una delle cause dell’insuccesso è da imputare certamente al libretto, costruito, nonostante la rielaborazione di Mazzolà, secondo i canoni dell’opera seria, genere ampiamente superato da Mozart che, tuttavia, riuscì a piegarne il carattere solenne alle potenti situazioni drammatiche delle opere della maturità. Ciò appare evidente nella breve e poderosa ouverture in forma-sonata, il cui carattere solenne traspare già nelle prime 8 misure che ricordano quelle introduttive dell’Idomeneo. Nettamente contrastanti sono i due temi, dei quali il secondo è affidato ai legni, mentre lo sviluppo si segnala per una raffinata scrittura contrappuntistica. Molto originale è la scelta di invertire nella ripresa l’ordine dei due temi con il primo, luminoso e solenne, che conclude l’ouverture in un’esaltazione della ragione illuministica.