Milano, Teatro alla Scala, stagione lirica 2020/21
“COSÌ FAN TUTTE”
Melodramma giocoso in tre atti di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Fiordiligi ELEONORA BURATTO
Dorabella EMILY D’ANGELO
Despina FEDERICA GUIDA
Guglielmo ALESSIO ARDUINI
Ferrando BOGDAN VOLKOV
Don Alfonso PIETRO SPAGNOLI
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Giovanni Antonini
Maestro del coro Bruno Casoni
Regia Michael Hampe
Scene e costumi Mauro Pagano
Luci Marco Filibeck
Milano, teatro alla Scala, 23 gennaio 2021 (diretta streaming)
Le dirette streaming con cui il teatro lirico tenta di sopravvivere in questi tempi vedono ora anche la partecipazione del Teatro alla Scala che dopo alcuni esperimenti con concerti sinfonici e liederistici per la prima volta propone un’opera lirica con questo metodo.La scelta è caduta sul “Così fan tutte” mozartiano eseguito riprendendo lo storico allestimento firmato nel 1983 da Michael Hampe con scene e costumi di Mauro Pagano per l’occasione ripreso da Lorenza Cantini. Spettacolo tradizionale e di impeccabile estetica nel recuperare con sensibilità una napoletanità settecentesca con tocco lieve ed elegante. Ecco le quindi con le decorazioni in maiolica che ci rimandano al chiostro di Santa Chiara, con i motivi floreali che ritroviamo anche sui costumi femminili, i fondali marini vivificati dall’intelligente gioco di luci di Marco Filibeck a evocare le atmosfere degli acquarelli della Scuola di Posillipo, e ancora i dettagli elegantemente folkloristici dei costumi (ad esempio quello di Despina alla festa nuziale). Uno spettacolo che non cerca letture alternative o spiazzanti ma recuperare con gusto e freschezza lo spirito del tempo. La recitazione è spontanea, ben calibrata e funzionale, limitati solo dal distanziamento sanitario che impone una riduzione estrema dei contatti fisici particolarmente limitante in titoli come questo.Resta a metà del guado la direzione di Giovanni Antonini sospesa tra tradizione e prassi filologica senza trovare una via definitiva. Corretta, musicale, elegante la concertazione del maestro milanese forse un po’ compassata. Le letture più moderne ci hanno abituato a una visione più tesa e contrastante di quest’opera e quindi questa delicata uniformità ci appare un po’ datata specie da un direttore che viene dalla prassi filologica barocca. Va anche detto che Antonini è subentrato in corso dopo nel progetto e verosimilmente non ha avuto modo di impostare una lettura più personale. Il risultato complessivo è una direzione nell’insieme godibile ma di certo non entusiasmante. Una nota di merito va riconosciuta nell’esecuzione pressochè integrale della partitura, sia nei recitativi e con la riapertura dell’aria di Ferrando “Tradito, schernito”. Unico taglio la seconda aria dello stesso Ferrando: “Ah lo veggio, quell’anima bella”. Una scelta musicalmente doloroso ma comprensibile per venire incontro alle esigenze del tenore costretto ad un autentico tour de force con l’esecuzione di entrambe per altro a distanza alquanto ravvicinata.Buona la prova della compagnia di canto. Eleonora Buratto trova in Fiordiligi un ruolo congeniale, rispetto alle prove nel repertorio drammatico ottocentesco. La voce della Buratto, ricca di armonici, dotata di un registro medio-grave ricco e corposo e di acuti svettanti. Ciò le permette di dominare agevolmente l’insidiosa tessitura del ruolo. Sul piano interpretativo la Buratto ci pare più a suo agio nei momenti più lirici ed elegiaci, in questo in linea con la concertazione.
La sorella Dorabella è affidata al giovane mezzosoprano italo-canadese Emily D’Angelo. Voce particolare, dal timbro gradevole ma ben gestita tecnicamente; si mostra in linea con il personaggio mozartiano, tratteggiato con toni brillanti e civettuoli. Scenicamente disinvolta, ha però il limite di apparire timbricamente “fragile” in rapporto con il maggior spessore vocale della Buratto. Considerando la giovane età, è una cantante da seguire con attenzione. Federica Guida è una Despina vivacissima. Il giovane soprano palermitano ha una voce chiara e agile, dal timbro quasi adolescenziale, mostra già una apprezzabile personalità. Un materiale vocale in divenire ma che poggia su una bella linea di canto, un fraseggio vario e articolato e un accento giustamente pungente. Discorso per molti aspetti simili per i due giovani ufficiali Alessio Arduini (Guglielmo) e Bogdan Volkov (Ferrando). Artisti giovani e dalle buone qualità vocali, linee musicali ed eleganti, ben impostati sul piano tecnico e stilistico, forse un po’ intimiditi dal palcoscenico scaligero. Arduini è più estroverso, come impone anche il ruolo. Volkov dispone di una voce un po’ esile, anche se timbricamente molto bella e sorretta da un’ottima musicalità. La mancanza di un maggior peso vocale lo costringe a volte a patteggiare con le asprezze del ruolo. Paradigma per tutti il Don Alfonso di Pietro Spagnoli. Il baritono romano non solo canta Mozart con un senso dello stile esemplare. A ciò si aggiunge un fraseggio curato nel curato nel minimo dettaglio, espresso sempre con la più assoluta naturalezza. Il personaggio è colto pienamente, in tutte le sue sfumature, in un perfetto equilibrio di cinismo, ironia con un giusto tocco di bonomia. Scenicamente poi, Spagnoli ripropone con gestualità misurata lo stesso equilibrio trasmesso con il canto.