Violin Sonata No. 1 in D major, Op. 12 No. 1 (1798); Violin Sonata No. 2 in A major, Op. 12 No. 2 (1798); Violin Sonata No. 3 in E flat major, Op. 12 No. 3 (1798); Violin Sonata No. 4 in A minor, Op. 23 (1800). Frank Peter Zimmermann (violino). Martin Helmchen (pianoforte). Registrazione: Settembre 2019 presso la Siemens Villa, Berlino. T. Time: 73′ 12″. 1 CD BIS Records AB BIS-2517
Dei 14 lavori per violini e pianoforte di Beethoven, quattro e, in particolar modo, le tre Sonate dell’op. 12 e la Sonata n. 4 in la minore op. 23 costituiscono il programma di un CD pubblicato nel 2020 dall’etichetta BIS Records sempre per celebrare i 250 anni della nascita. Se il programma non è certo originale, dal momento che queste sonate godono di un’ampia discografia, bisogna, però, riconoscere che questa incisione si segnala per l’ottima resa musicale. Composte tra il 1797 e il 1898 e pubblicate con una dedica Salieri, le tre Sonate op. 12, che si riallacciano al genere delle sonate concertanti il cui modello, per Beethoven, era costituito da Mozart, furono accolte con una certa freddezza dalla critica dell’epoca. L’autorevole critico dell’«Allgemeine musikalische Zeitung» scrisse:
“La critica non conosceva fino ad oggi le opere per pianoforte dell’autore e deve riconoscere, dopo aver analizzato questa sonata molto personale e piena di strane difficoltà, dopo un lavoro assiduo ed arduo, che si sente come qualcuno che si augurava di intraprendere una passeggiata in una foresta avvenente in compagnia di un amico geniale e che si trova piuttosto ostacolato ad ogni passo da cespugli nemici prima di rientrare esausto e senza aver provato il minimo piacere. È innegabile che Beethoven proceda secondo il suo stile, ma che passeggiata estenuante! Quanto tutto ciò è innaturale! senza canto!”
Critica, questa, che oggi risulta sorprendente quanto ingenerosa, ma che testimonia le difficoltà a cui le opere di Beethoven andarono incontro presso i contemporanei. In realtà si tratta di lavori maturi per quanto attiene sia la scrittura pianistica nella quale il compositore dimostra il suo virtuosismo, che quella del violino, strumento che Beethoven conosceva abbastanza bene avendolo studiato da giovane. Diversa sorte presso la critica ebbe, invece, la Sonata n. 4 in la minore op. 23 , che, invece, fu ben accolta. Sempre sull’«Allgemeine musikalische Zeitung» si legge, infatti:
“È un grande piacere scoprire […] qualcosa di nuovo come queste due sonate [le op. 23 e 24] di Beethoven. Il critico le annovera tra le migliori che Beethoven abbia composto”.
In effetti sembra che in questo lavoro Beethoven abbia quasi accolto le critiche rivoltegli per le precedenti sonate e che abbia voluto fare delle concessioni al gusto del pubblico e della critica adottando una scrittura tecnicamente più semplice. In realtà questa sonata è un autentico capolavoro con il suo tempestoso primo movimento, ricco di idee melodiche, con il suo Andante scherzoso che sostituisce il consueto Adagio e presenta nella parte del violino una scrittura quasi belcantistica per la presenza di trilli e di ornamenti tipici dell’aria, e , infine, il suo Rondò con modulazioni a toni lontani.
Impeccabile l’esecuzione di questi lavori di Beethoven da parte di Frank Peter Zimmermann (violino) e Martin Helmchen (pianoforte) che splendidamente concertano tra di loro dando vita ad un’edizione di indubbio valore. Dotati entrambi di un’ottima tecnica, scelgono e sostengono dei tempi particolarmente spediti che donano a queste sonate quella brillantezza che contraddistingue alcuni passi. In generale grazie a un bel tocco da una parte e a una cavata curata dall’altra i due artisti danno vita ad un’esecuzione particolarmente espressiva.