Johannes Brahms (1833 – 1897): “Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90”

Johannes Brahms (Amburgo 1833 – Vienna 1897)
Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90
Allegro con brio-Andante-Poco allegretto-Allegro
“Non so dire quale movimento prediligo. Nel primo mi abbaglia il brillio dell’alba che sorge, raggi di sole che tremano fra gli alberi mentre tutto si apre alla vita. Il secondo è puro idillio […]. Il terzo assomiglia ad una perla, una perla grigia simile ad una lacrima melanconica. Poi la passione dell’ultimo tempo: una tale bellezza da togliermi la parole”.
Così Clara Schumann, in questa lettera indirizzata a Brahms, precisò, con rara efficacia descrittiva, le immagini e le emozioni suscitate in lei dalla sinfonia, tanto intense ed ineffabili da toglierle la capacità di profferire parola. Clara Schumann aveva avvertito la presenza, in questa sinfonia, di toni idillici e leggendari oltre a echi del paesaggio renano e dello stesso parere fu Claude Rostand il quale scrisse:
“Delle quattro la Terza Sinfonia è forse quella dove Brahms ha più riversato di se stesso, del se stesso più intimo e profondo e dove il suo carattere di tedesco del Nord si è più messo in luce in tutti i suoi aspetti: ardore epico e fantastico da leggenda, tenerezza e malinconica poesia tipica dei romanzi di Theodor Storm. Se così si può dire, è la più stormiana delle 4 sinfonie, quella dove si ritrovano i ricordi delle saghe alle quali Brahms si era molto accostato durante la giovinezza. Vi si trova anche il ricordo dei paesaggi nei pressi della foce dell’Elba, della costa frisone, dello Schleswig-Holstein”.
Con un tono più moderato si era espresso, invece, il compositore Ferruccio Busoni il quale, dopo la prima esecuzione avvenuta a Vienna presso la Società Filarmonica il 2 dicembre 1883 sotto la direzione di Hans Richter, pur non negando il valore e gli aspetti positivi dell’opera, scrivendo sull’«Indipendente» di Trieste, di cui era corrispondente nella capitale asburgica, aveva avanzato delle riserve:
“Il primo tempo, energico ed eroico, ha del Beethoven; i tempi di mezzo non reggono invece il confronto con gli altri due mentre il Finale, dapprima pieno di fuoco e di vita, chiude piuttosto fiacco. Tutto ciò non toglie che questa sinfonia debba essere annoverata tra le grandi creazioni moderne, benché non ci si possa astenere dall’asserire che essere il più grande in un’epoca in cui tutti sono piccoli non è difficile; e che scienza e profondità non bastano a mascherare povertà d’invenzione”.
Il giudizio di Busoni, alquanto critico e, per alcuni aspetti, severo, fu immediatamente smentito dal successo arriso alla sinfonia che in tutta Europa passò di trionfo in trionfo suscitando la meraviglia dello stesso autore che la definì la sinfonia disgraziatamente troppo celebre. Alla composizione della musica di questa sinfonia, sempre oggetto di giudizi contraddittori e paragonata da Richter e da Hanslick all’Eroica di Beethoven, contribuì certamente il periodo particolarmente felice trascorso da Brahms nell’estate del 1883 a Wiesbaden dove si era ritirato in compagnia di Hermine Spies, una giovane cantante che, qualche mese prima, aveva interpretato il suo Lied Serenata inutile. La Terza sinfonia nacque, quindi, in un momento di grande serenità e in un luogo alquanto singolare così descritto da Brahms in una lettera indirizzata a Billroth:
“Mi sono insediato in un posto incredibile. Si potrebbe pensare che abbia ereditato i gusti di Wagner, se si venisse a sapere che lo studio che occupo era l’atelier di un pittore. Un ambiente decisamente singolare: altissimo, fresco, luminoso”.
A conferma di questa condizione di felicità lo stesso Brahms fece notare che le tre note iniziali (fa-la bemolle-fa) corrispondevano alle tre lettere musicali F.A.F. abbreviazione del motto Frei aber froh (libero ma felice).

Il primo movimento, Allegro con brio, in forma-sonata, si impone per il celebre attacco di grande effetto drammatico e per il motto di tre note esposto dai legni nella sezione acuta; da questo motto iniziale nascono gli altri due temi, dei quali il primo è di carattere popolare, mentre il terzo, affidato all’oboe, è estremamente dolce. Il secondo movimento, Andante, si staglia come un’oasi di serenità e di riposo, dopo il momento di forte tensione drammatica, con una scrittura liederistica che si associa al gusto della variazione. Famosissimo è il tema che apre il terzo movimento, Allegretto, di carattere fondamentalmente melodico e lirico sia nella struttura del primo tema, simile a quello delle Danze ungheresi, sia in quella del secondo in cui è prevalente un carattere lirico. Sintesi dell’intera sinfonia, soprattutto perché in esso convergono gli spunti drammatici del primo movimento e le zone elegiache degli altri, il Finale, Allegro, è caratterizzato dall’esposizione di tre temi crudi, drammatici che, insieme ad altre idee secondarie, contribuiscono a formare il grandioso sviluppo. Non meno importante e grandiosa è la coda che si conclude con un dolcissimo accordo di fa maggiore in pianissimo di consolante serenità.