Opera in tre atti su libretto di anonimo tratto dal dramma omonimo di Pietro Metastasio. Prima rappresentazione: Londra, King’s Theatre, 15 gennaio 1732.
Composto su un libretto di Metastasio alterato in modo drastico, l’Ezio fu un fiasco anche se il nuovo basso Antonio Montagnana (Varo), scritturato solo per la sua fama, ottenne un grande successo personale e tenne in vita a Ezio per parecchie rappresentazioni con il suo meraviglioso canto. Handel apprezzava certamente questo cantante, visto che alcuni dei suoi più bei pezzi dell’opera sono arie per basso. L’accoglienza fredda riservata a Ezio era immeritata: l’opera comincia lentamente, in maniera poco promettente, ma dopo un po’ la fantasia di del compositore prende fuoco e immediatamente il dramma si accende. Il contrasto tra padre e figlia è molto ben delineato. Fulvia è dolente e gentile quando nella bella aria “Caro Padre” chiede al padre di non obbligarla a partecipare alla congiura. Massimo, il padre, è uno dei focosi tenori di Handel, un personaggio autoritario, e il suo “Il nocchier che si figura” è un pezzo pieno di forza. Massimo può anche essere insinuante come Iago, è Handel gli affida alcune belle pagine nelle quali il fascino pastorale e la squisita fattura contrastano con le cattive intenzioni del personaggio.
Le due donne, Fulvia e Onoria, sono ben caratterizzate e Handel è perfettamente a suo agio quando descrive il sorgere graduale della loro gelosia. Anche il ruolo del castrato, Ezio, raggiungi a volte una notevole eloquenza come nel caso dell’area “Ecco le mie catene”, una malinconica siciliana che precede il momento in cui il protagonista sarà rinchiuso in carcere. Alla fine Fulvia, profondamente offesa, respinge l’infido padre che manifesta invece un inaspettato amore paterno. In questo consiste il vero dramma che Handel sfrutta al massimo, e nella potente scena finale di Fulvia l’opera, che era inizialmente fiacca, raggiunge accenti veramente tragici. Il lieto fine oscura un po’ il tutto ma è preceduto da un animata scena di massa che farebbe onore a qualsiasi “grand-opéra”.
La vicenda
Atto primo. L’imperatore romano Valentiniano (contralto) accoglie a Roma il generale Ezio (contralto castrato), trionfatore sugli Unni di Attila. Massimo (tenore), padre di Fulvia (soprano), amata di Ezio, cerca di provocare la rovina del generale, accusandolo di tradimento. Valentiniano vorrebbe poter controllare Ezio dandogli in sposa la sorella Onoria (contralto), ma il generale confessa il suo amore per Fulvia, suscitando nei presenti ire e gelosie.
Atto secondo. Fallisce un attentato di Massimo contro Valentiniano; l’imperatore sospetta che sia Ezio il mandante. Fulvia conosce la verità, ma non ha il coraggio di denunciare il padre per scagionare l’amato. Varo (basso) consiglia a Fulvia di offrirsi in moglie a Valentiniano, unico modo per salvare la vita a Ezio. La ragazza però dichiara sdegnosamente l’immutato suo amore per il generale: l’imperatore, furibondo, getta quest’ultimo in carcere.
Atto terzo. Mentre Onoria tenta invano di intercedere per Ezio, Valentiniano finge di perdonare il traditore, ma ordina intanto a Varo di ucciderlo. Ad assassinio avvenuto, l’imperatore scopre sconcertato la verità sulla fallita congiura. Quando Massimo attacca con le sue truppe il Campidoglio, le sorti dell’impero e la vita di Valentiniano vengono salvate proprio da Ezio, che era stato risparmiato da Varo. Il perdono e l’amore trionfano infine sugli intrighi di palazzo.
.