Arnold Schönberg (Vienna 1874 – Los Angeles 1951)
Un sopravvissuto di Varsavia (Survivor from Warsaw) per voce recitante, coro maschile e orchestra op. 46.
Considerato il più grande monumento che la musica del Novecento abbia dedicato all’Olocausto, Un sopravvissuto di Varsavia fu composto da Schönberg su commissione della Koussevitzky Music Foundation, tra l’11 e il 23 agosto 1947, sull’onda dell’emozione provocata dalle notizie non solo delle stragi perpetrate dai nazisti nei confronti degli Ebrei nei campi di sterminio ma anche della morte del nipote in un Lager; questo lavoro si basa, infatti, su un testo in inglese scritto di getto dallo stesso compositore e ispirato dalla testimonianza di un giovane ebreo polacco sopravvissuto alla strage compiuta dai nazisti nel ghetto di Varsavia. Nel testo si narra, infatti, come, una mattina, gli Ebrei del ghetto, dopo essere stati svegliati, siano stati condotti nelle camere a gas dietro la minaccia dei calci dei fucili. Alla fine la tragica conta degli Ebrei da parte dei nazisti viene interrotta dalle vittime che, per darsi coraggio, intonano spontaneamente Schema Yisroel, la famosa preghiera nella quale si comanda di amare Dio, unico Signore.
In questo lavoro, che fu eseguito per la prima volta il 4 novembre 1948 ad Albuquerque nel Nuovo Messico sotto la direzione di Kurt Frederick sul podio della Civic Symphony Orchestra, Schönberg si avvalse dello Sprechgesang, un canto parlato ritmicamente ben definito, ma molto libero per quanto riguarda le inflessioni melodiche che sono indicate in modo approssimativo e che conferiscono alla recitazione un carattere più intimistico e più sobrio, mentre per la definizione delle altezze della parte orchestrale, trattata con una scrittura quasi cameristica per lasciare la scena alla voce recitante, utilizzò il sistema seriale. Musicalmente, l’opera si configura come un crescendo di tensione che raggiunge il suo punto culminante nel momento in cui viene intonata la preghiera. Qui si assiste ad una sorta di trasfigurazione che assume contorni di grandiosità apocalittica.