Teresa Stich-Randall (1927-2007): Un ritratto

Teresa Stich-Randall (New Hartford, Connecticut, 24 dicembre 1927, Vienna .
(…) Con  semplicità cordiale  Teresa Stich-Randall racconta di sé come se fosse la storia di un’altra. Incomincia dalle origini, da quei progenitori  mezzo tedeschi è un po’ russi che si stabilirono un centinaio di anni fanel Connecticut; poi descrive l’episodio della sua nascita, una specie di favola zuccherata, quanto di meglio possa sperare il più tenero agiografo. Il 24 dicembre 1927, la madre di Teresa Stich-Randall è in cucina a preparare la cena natalizia e intanto pensa il figlio che deve nascerele. Da nove mesi tempesta di novene Santa Teresa, perché deve essere assolutamente femmina e diventare un giorno una famosa cantante. D’improvviso chiama il marito, che vada per un dottore. “Quando mio padre torna  col medico ero già nata, rossa rossa, con tanti capelli neri. Mia madre disse che ero la più bella bambina del mondo, mia zia invece mi trovava bruttissima. Le due sorelle non si parlano per sei mesi”. I santi, comunque, avevano fatto le cose a modo. Teresa incomincia a cantare, che non sapeva ancora dire mezza parola. C
erti piccoli gorgheggi melodiosi, con una vocina filata. A tre anni leggeva e scriveva, a cinque suonava il pianoforte, a dodici aveva finito gli studi di Conservatorio. Intanto maturava, secondo il desiderio materno, quello che Berlioz chiamava “l’appello è irresistibile dell’arte”. (…)
Una donna affabile, cordiale. Eppure, si intravedono nel carattere della cantante vette di coraggio e di fermezza. A quindici anni, dopo la High School, si iscrive all’Università, a New York. Non vogliono accettarla per via della giovane età, ma riesce a spuntarla e incomincio a studiare con frenesia.
Il suo maestro di canto si chiama Ivan Delicanov,  primo tenore al Bolshoi di Mosca, nel 1929 Si era stabilito in America. Teresa era una bella ragazza, ma studiava accanitamente solo ed esclusivamente con ragazze. Dei ragazzi aveva paura, perciò evitava in genere la loro compagnia. “Se dovevo uscire c’era mio fratello, un uomo straordinario che adoro. fa l’ingegnere, come  mio padre. Allora lo seguivo dappertutto, cercavo di imitarlo, come una scimmia. Andava in un night, e io dietro. Quando si avvicinavano a chiedermi un ballo, rifiutavo; mi piaceva guardare mio fratello che volteggiava per la sala con le ragazze. Paziente con me, con un santo. Pretendevo di fare sport con lui, per non lasciarlo un istante. Così oggi so sciare, pattinare sul ghiaccio, giocare a tennis. Ma tutto malissimo “. Evidentemente la Stich-Randall dimentica in questo momento ad essere stata “campionessa di nuoto”. “Si, quello si punto in Italia ho debuttato nell’acqua nuotando in una grande vasca del Giardino di Boboli, a Firenze: facevo l’Ondina nell’ Oberon di  Weber e fu un successo”.

Prima dei successi italiani – la chiamarono ripetutamente alla Sagra Umbra e in seguito alla Scala – c’era stato, nella sua vita artistica, un giorno importante: anche lei aveva cantato per Toscanini. Era una domenica pomeriggio, a New York. vincitrice di una borsa di studio, e le avevano offerto addirittura un concerto al Met. Dirigeva Wilfried Pellettier, musicista canadese che per  Stich-Randall è un uomo “straordinario, un genio”. Allora Pellettier era giovanissimo: Toscanini si occupava del repertorio italiano, lui più tardi si sarebbe occupato di quello francese. Un giorno Pellettier disse al Maestro:”Domani pomeriggio deve venire a sentire la Stich-Randall”. Teresa non immaginava che fra il pubblico sedesse Toscanini, ma la mattina dopo, mentre stava per recarsi all’università, giunse la telefonata.“Mi chiese se volevo cantare con lui, se volevo essere la Sacerdotessa nell’Aida. Tremavo come una foglia, pensai addirittura che fossero i miei colleghi universitari, che fosse tutto uno scherzo. Allora non potevo neppure immaginare che Toscanini mi avrebbe invitata. Nei miei sogni arrivavo a pensare di farmi sentire, che so?, da Stokowski. Non avevo il coraggio di pensare a Toscanini. Invece era vero. Mi mandò suo figlio Walter e fissiamo l’appuntamento per il mercoledì pomeriggio. Ricordo ancora lo studio del Maestro, NBC 8A, una stanza enorme, vuota e infondo un’apparizione “. (…)
Aveva una testa… una faccia… magnifico, non si può dire come era bello. Incominciai a piangere e poi ho pianto sempre. Il Maestro mi venne incontro, mi baciò, mi disse che ero la scoperta dell’epoca e io, intanto piangevo. Ogni volta che lo rivedi, piansi. Mi invitava a cena, a ricevimenti a casa sua, io arrivavo, mi mettevo a tavola e, giù a piangere. L’anno dopo il debutto con Toscanini, cantai ancora sotto la sua direzione.  Ero Nannetta, nel Falstass. Ci sono i dischi di quelle esecuzione. Che adorabile persona!”.
Piange ancora, al ricordo di Toscanini. Eppure oggi, famosa nel mondo, Teresa Stich-Randall ha conosciuto  direttore più illustri. (…)
Il tasto Toscanini ha fatto scattare nel discorso e La molla della commozione. Ora vive a Vienna. Si diverte a cucinare ma detesta gli altri lavori domestici.
La sua vita privata si restringe entro margini sempre più piccoli: il lavoro e lo studio le riempiono le giornate. Ricevimenti, feste, quasi mai: non c’è tempo, soprattutto durante le stagioni musicali, quando si è costretti a correre da un capo all’altro del mondo. La voce è un dono da difendere ferocemente. La cantante studia tutta la mattina con un maestro che l’accompagna il pianoforte: leggono insieme la parte, la ripassano due o tre volte. La sera, casa,  Teresa continua a studiare da sola. “Sono abituata a studiare a letto, leggo la musica come un romanzo. meglio di tutto impara gli spartiti quando viaggio in aereo o a letto, la sera”. Così i sogni di questa donna ancora giovane, ancora bella, nascono da quel Lieder di Schubert, di Schumann, di Brahms, Wolf, di Strauss, che le cadono di mano quando si addormenta.  Adora la musica da camera “La stanza più preziosa di quella grande casa che è la musica”. Ama Puccini, canta la morte di Mimì e tante altre pagine che poi non figurano nel suo repertorio; ma adora soprattutto Mozart. Grande interprete mozartiana, la Stich-Randall:  voce di timbro purissimo, emissione perfetta nei tre registri, una soavità che resiste nelle note più acute e rischiose, un fraseggio che morbidamente si piega alle sfumature, stile, sicura eleganza: mai come Mozart questi doni di Teresa Stich-Randall, regalati dai Santi se dobbiamo credere alle novene della madre, hanno così pieno rilievo. (Estratto da “Sua madre invocò dai Santi una femmina che sapesse cantare” di Laura Padellaro, 1968)