Bergamo, Teatro Donizetti, Donizetti Festival 2020
“GAETAMO DONIZETTI”
Pianoforte Daniela Pellegrino, Ugo Mathieux
OUVERTURE
Gaetano Donizetti, Sonata per violino e pianoforte, Stefano Montanari
ATTO PRIMO. Gaetano e l’epidemia
“Tombe degli avi miei” (“Lucia di Lammermoor”), Celso Albelo, tenore
“Udite, udite, o rustici” (“L’elisir d’amore”), Omar Montanari, baritono
ATTO SECONDO. Gaetano e le donne
“Al dolce guidami” (“Anna Bolena”), Francesca Dotto, soprano
“La conocchia” (“Nuits d’été à Pausilippe”), Carmela Remigio, soprano
“O mio Fernando” (“La favorita”), Annalisa Stroppa, mezzosoprano
ATTO TERZO. Gaetano e il riso
“Una furtiva lagrima” (“L’elisir d’amore”), Dave Monaco, tenore
“Ai perigli della guerra” (“L’elisir d’amore”), Giorgio Misseri, tenore; Christian Federici, baritono
“Bella siccome un angelo” (“Don Pasquale”), Bogdan Baciu, baritono
“Cheti, cheti, immantinente” (“Don Pasquale”), Michele Pertusi, basso; Fabio Capitanucci, baritono
ATTO QUARTO. Gaetano e l’Italia
“Forse in quel cor sensibile” (“Roberto Devereux”), Roberto Frontali, baritono
“Lamento in morte di Bellini”, Manuela Custer, mezzosoprano
“Me voglio fa’ na casa”, Gaia Petrone, mezzosoprano
“Mesci, mesci”, (“Il campanello”)
Direttore Riccardo Frizza
Basso Simon Lim
Con la partecipazione di: Stefano Montanari, Celso Albelo, Michele Angelini, Bogdan Baciu, Fabio Capitanucci, Matteo Castrignano, Manuela Custer, Eleonora De Prez, Francesca Dotto, Christian Federici, Roberto Frontali, Stefano Gentili, Daniele Lettieri, Anaïs Mejías, Giorgio Misseri, Dave Monaco, Omar Montanari, Andrea Pellegrini, Gaia Petrone, Filippo Lodovico Ravizza, Carmela Remigio, Diego Savini, Vassily Solodkyy, Annalisa Stroppa, Francesca Tiburzi, Claudia Urru
regia video: Cesare Cicardini
Bergamo, 29 novembre 2020 – diretta streaming
Concerto di chiusura del Donizetti festival trasmesso come tutta la manifestazione in streaming anche se qui parlare di diretta non risulta certo corretto essendo palese il lavoro di montaggio di momenti registrati in tempi diversi – come emerge dal cambio delle ambientazioni scenografiche. Un prodotto pensato quindi per la trasmissione e non un adattamento di un concerto originariamente concepito per una fruizione diretta.Il programma è stato strutturato in una serie di sezioni tematiche in cui erano collocate le varie arie proposte separate tra loro da brevi presentazioni da parte del direttore del festival Francesco Micheli e dalla giornalista Cristina Parodi moglie del sindaco della città ospitante. Se la coppia dei presentatori funziona e le presentazioni pur generiche sono chiare e funzionali la struttura dei blocchi tematici lascia subito qualche perplessità in quanto questi contenitori risultavano spazi casualmente riempiti in molti casi con arie non così connesse al tema generale. Altra perplessità già riscontrabile in fase preventiva e la scelta dei brani, tolte alcune arie da camera le arie proposte sono fin troppo scontate, da un festival ci si aspetterebbe un taglio più sperimentale e stimolante tanto più che il catalogo donizettiano al riguardo è praticamente infinto.
La parte musicale ha visto la partecipazione di tutti gli artisti del festival accompagnati al pianoforte da Daniela Pellegrino e Ugo Mahieux. Come ouverture è stata eseguita una sonata per violino e pianoforte con Stefano Montanari in veste di violinista. Il programma vocale è entrato nel vivo con Celso Albelo che come Edgardo in “Lucia di Lammermoor” va valere le qualità vocali che gli riconosciamo ma non entusiasma per la ricerca fin troppo esibita di una drammaticità non necessaria.
In linea di massima è presente un brano per opera con l’eccezione dei tre da “Elisir d’amore” e i due da “Don Pasquale”. Dalla prima dopo il Dulcamara scenicamente brillante e dalla nitida dizione di Omar Montanari, il confronto è tra i Nemorino di Dave Monaco e Giorgio Misseri. Si preferisce il primo, pochissimo valorizzato precedentemente – solo il breve ruolo di Leoni nel “Marin Faliero” – ma capace di un canto elegante e raffinato mentre il secondo risulta fin troppo stentoreo nel duetto con Belcore (un efficacie Christian Federici). Del “Don Pasquale” dopo la cavatina di Malatesta cantata in modo anonimo da Bogdan Baciu arriva Michele Pertusi che nel duetto del III atto da un’autentica lezione di canto e vis scenica ottimamente supportato da Fabio Maria Capitanucci.
Tra gli altri brani si apprezza particolarmente Annalisa Stroppa che cesella con eleganza l’aria di Leonora da “La favorita” purtroppo ancora eseguita nella mediocre traduzione italiana (e da un festival donizettiano ci si attenderebbe l’originale francese). Francesca Dotto è una Bolena – solo il cantabile “Al dolce guidami” – ancora da approfondire ma molto ben risolta sul versante del canto. Roberto Frontali canta con sincera drammaticità “Forse in quel cor sensibile” da “Roberto Devereux” (e più di un dubbio si ha perché si sia scelta quest’aria per la sezione “Donizetti e l’Italia” anziché un brano tratto da una delle tante opere del maestro ambientate nel nostro paese).
Più interessante nella rarità delle proposte la fin troppo breve parte cameristica. Carmela Remigio è perfetta nella parodia della prima donna nel “La conocchia” dalla “Nuits d’été à Pausilippe” affrontata con musicalità e ironia. Gaia Petrone canta con spigliata facilità e autentico gusto popolare “Me voglio fa’ na casa”. Momento più emozionante del concerto “Lamento in morte di Bellini” interpretato con impeccabile musicalità e autentica emozione da Manuela Custer. In chiusura del programma il brindisi “Mesci, mesci” da “Il campanello dello speziale” con come solista Simon Lim – il Giustiniano del “Belisario” – e in sostituzione del coro tutti i cantanti del festival guidati da Riccardo Frizza.