Fliesse, Wonnezähren, fliesse! (Cantata per l’incorazione dell’Imperatore Leopoldo II, WoO 88), “No, non turbarti…Ma tu tremi o mio tesoro” WoO 92°, “Primo Amore” WoO 92, “Soll ein Schuh nicht drücken” WoO 91 (“Die Schöne Schusterin, oder Die pücefarbenen Schuhe”), “O wär’ ich schon mit dir vereint” (“Fidelio” op. 92), “Die Trommel gerühret” (“Egmont” op 84), “Freudvoll und Leidvoll” (Egmont op. 84), “Es blüht eine Blume im Garten mein” (“Leonore Prohaska”), “Ah, perfido” op.65. Chen Reiss (soprano), Academy of Ancient Music, Richard Egarr (direttore). 1 CD Onix 4218
Il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven si sta dimostrando utile occasione per riportare a una diversa attenzione l’arte di un compositore quasi vittima della mitizzazione di cui è stato oggetto e che ha in qualche modo limitato un approccio più curioso alla sua produzione. Eppure il catalogo beethoveniano presenta ancora, all’ombra dei capolavori universalmente noti, non poche oasi da riscoprire.
E’ in questa logica che si muove il presente album di Chen Reiss dedicato alle composizioni beethoveniane per soprano.
La giovane soprano, israeliana di nascita ma di solidissima formazione mittel-europea con una già importante militanza alla Bayerische Staatsoper e alla Wiener Staarsoper sceglie infatti un repertorio raro. Pochissimi i brani noti – praticamente solo l’aria di Marzelline dal “Fidelio”, quasi un obbligo considerando che la Reiss è tra le interpreti più apprezzate nel ruolo e la grande scena “Ah perfido…Per pietà” cavallo di battaglia di tanti illustri soprani – optando per composizioni molto meno ascoltate.
Alcuni dei brani appartengono al periodo giovanlie del compositore, è il caso della scena italiana “No“ non turbarti…Ma tu tremi o mio tesoro” composta durente gli studi con Salieri. Una pagina elegante, di gusto ancora tutto settecentesco, fortemente “mozartiana”. La Reiss è perfettamente a suo agio in brani come questo. Soprano lirico con tendenza al leggero, timbro luminoso dai bei riflessi madreperlacei, buona dizione – anche se a tratti un po’ superficiale nella scansione ritmico-prosodica – naturale facilità negli acuti e buona attitudine alle agilità. Il carattere lirico nella voce si apprezza nella morbida eleganza di “Primo amore”, il virtuosismo trionfa negli squillanti picchettati della festosa “Fliesse, Wonnzähre fliesse!” composta nel 1790 per l’incoronazione di Leopoldo II.
Alla stessa stagione appartiene “Solle ein Schuh nicht drücken” per il Singspiel “Die Schöne Schusterin, oder Die pücefarbenen Schuhe” di Ignaz Umlauf del 1795 dal canto garbatamente brillante.
Alla maturità si collegano i brani successivi. Pur eseguita in modo delizioso l’aria di Marzelline è troppo nota per attirare veramente l’attenzione. Di maggior interesse le arie tratte dalle musiche di scena per alcuni drammi in prosa, genere molto diffuso nella Germania dei primi decenni del XIX secolo e affrontato con profitto anche da Beethoven. La Reiss ne propone tre: dall’ “Egmont” di Goethe di cui sono presentate le due arie di Clärchen. La prima “Die Trommel gerühret” è un inno patriottico caratterizzato da un’orchestrazione marziale di fiati e percussioni e una vocalità dal taglio eroico e impetuoso. La Reiss pur con una voce leggera lavora bene sull’accento, carica l’articolazione prosodica in modo da ottenere un’espressione più guerresca; l’associazione tra la luminosità del timbro e l’impeto dell’accento ben si adattano a quello che è pur sempre lo slancio infiammato di una fanciulla. Molto diverso il secondo brano “Freudvoll und leidvoll” con atmosfere di dolente lirismo.
Per la “Leonore Prohaska” di Johann Friedrich Leopold Duncker del 1815 è stata invece composta “Es Blüht eine Blume im Garten mein”. Il dramma racconta una delle tante – e troppo a lungo dimenticate – storie di partecipazione femminile ai movimenti di lotta popolare contro l’occupazione militare francese e la dominazione napoleonica. Marie Christiane Eleonore Prochaska che combatte a Göhrde nei Lützowsches Freikorps rimanendo ferita a morte è storia simile – ma più tragica – di quelle per molti versi simili di Francesca Scanagatta e Nadežda Andreevna Durova e come queste suggestionò i contemporanei per poi essere dimenticata nel clima del perbenismo borghese ottocentesco. L’aria però è tutt’altro che marziale, mostra una vocalità di languida eleganza tutta salottiera su un accompagnamento e un sapore quasi schubertiano sul piano espressivo.
Chiude il programma la grande scena “Ah perfido…Per pietà non dirmi addio” del 1796 affrontata tante volte dai maggiori soprani drammatici. La Reiss è ovviamente lontanissima come tipologia vocale dalle voci cui siamo più abituati. Proprio per questo ne fornisce una lettura molto più coerente di tante altre di certo suggestive, ma troppo portate a far virare l’espressività del brano verso stilemi pienamente romantici e quasi wagneriani. La Reiss recupera invece il carattere tardo settecentesco del brano con un tono quasi larmoyant e accensioni drammatiche vicine a quelle di un’Elettra mozartiana.
Ad accompagnare la Reiss è l’orchestra Academy of Ancient Music sotto la guida del proprio direttore stabile Richard Eggar che fornisce una lettura di rigoroso senso stilistico e un gioco molto ricco di timbri e colori orchestrali. Si nota un particolare approfondimenti stilistico e una profonda conoscenza dello stile d’epoca particolarmente preziosa in un autore come Beethoven per il quale l’approccio filologico sta ancora muovendo i primi passi. Una nota di plauso per i bravissimi solisti dell’orchestra di cui purtroppo solo l’arpista Oliver Wass è ricordato nelle note di copertina.