Carl Philipp Emanuel Bach (1714–1788): “Organ Works” Vol. 1

Sonata in sol minore Wq 70,6 (1755); Sonata in si bemolle maggiore Wq 70,2 (1758); Sonata in re maggiore Wq 70,5 (1755); Sonata in fa maggiore Wq 70,3 (1758); Sonata in la minore Wq 70,4 (1755). Jörg-Hannes Hahn (organo). Registrazione: 5-6/11/2001 presso Kirche Zur Frohen Botschaft, Berlin-Karlshorst. T. Time: 68′ 07″. 1 CD Cantate

Secondogenito  di Johann Sebastian Bach, Carl Philipp Emanuel, la cui fama per molto tempo è stata legata al suo trattato Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen (Saggio di metodo per la tastiera), negli ultimi vent’anni è stato rivalutato anche per la sua produzione musicale che costituisce un ponte tra il Barocco e il Classicismo Viennese.  Haydn e Mozart, del resto, espressero grande ammirazione per C. P. E. Bach nei confronti del quale confessarono, forse con una certa enfasi, di avere dei debiti. Certamente la riscoperta della sua produzione, oggi, del resto, ampiamente documentata da una ricca e pregevole discografia,  dà alla figura di Bach il suo giusto posto nella storia della musica e, inoltre, rivela il suo contributo allo sviluppo delle forme musicali tra cui la sonata.  Ne è un esempio anche la produzione organistica, rivelatrice dello sviluppo della forma-sonata dal Barocco all’epoca classica, sebbene essa sia inferiore numericamente e, in un certo qual modo, dal punto di vista qualitativo, a quella del padre. Carl Philipp Emanuel non fu, certo, un vero virtuoso dell’organo, come lo era stato Johann Sebastian, tanto che non ebbe alcuna difficoltà ad ammettere di non aver più suonato questo strumento da anni quando nel 1768 successe al suo padrino di battesimo Georg Philipp Telemann nella carica di direttore della musica e di cantore presso lo Johanneum di
Amburgo. Dal punto di vista formale questa produzione è, però, di grande interesse, in quanto queste sonate si presentano nella struttura in tre movimenti (Allegro-Largo-Allegro) dei quali il primo, pur legato ancora alla struttura bipartita e bitematica di ascendenza scarlattiana, mostra già una maggiore elaborazione dello sviluppo tematico all’inizio della seconda sezione che già guarda alla forma-sonata di epoca classica.
Parte di questa produzione è protagonista di un’interessante proposta discografica dell’etichetta Cantate, costituita dalla registrazione risalente al 2001 di alcune delle sonate di Carl Philipp Emanuel e, in particolar modo, delle Sonata in sol minore Wq 70,6, in si bemolle maggiore Wq 70,2, in re maggiore Wq 70,5, in fa maggiore Wq 70,3 e in la minore Wq 70,4. Ad interpretare questi lavori è Jörg-Hannes Hahn che, per questa registrazione, si è avvalso di un organo storico, quello fatto costruire tra il 1754 e il 1755 dalla principessa Anna Amalia di Prussia per la sua residenza e oggi collocato presso la chiesa Zur Frohen Botschaft di Berlino. In quest’incisione Jörg-Hannes Hahn sfrutta i registri di quest’organo in modo da accentuare il contrasto tra il forte, realizzato utilizzando, con lievi differenze tra le sonate, quasi tutti i registri del primo manuale, e il piano, quest’ultimo ottenuto con il Gedackt, sia da 4 che da 8 piedi, corrispondente al nostro Bordone dall’emissione dolce. Questa registrazione, se ha il merito di accentuare i contrasti dinamici, mostra, però, nei forti una certa pesantezza che nuoce al fraseggio soprattutto nei passi di maggiore agilità. Ottimo, invece, il fraseggio nei movimenti centrali lenti grazie all’uso di registri dall’emissione dolce che consentono di curarlo con maggiore precisione. Per il resto, l’artista, dotato di una solida tecnica, risolve con disinvoltura  i passi maggiormente virtuosistici, per la verità non tantissimi, di questi lavori di C. P. E. Bach nei quali manca comunque il pedale tanto che potrebbero essere eseguiti anche al clavicembalo in assenza di specifiche indicazioni da parte dell’autore.