Verona, Teatro Filarmonico, Stagione artistica 2020
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Vittorio Bresciani
Viola Giuseppe Mari
Zoltan Kodály: Danze di Marosszék; Béla Bartók: Concerto per viola e orchestra Sz. 120; Franz Liszt: Rapsodie ungheresi n.4, n.5, n.3 S 359.
Con il patrocinio dell’Ambasciata di Ungheria.
Verona, 30 ottobre 2020 in diretta streaming
La musica e la cultura non si fermano nonostante il Covd-19. Sembra questo il messaggio che la Fondazione Arena di Verona abbia voluto trasmettere programmando in diretta streaming il nono concerto stagionale su ArenaTV. Certo, un senso di tristezza non può non attanagliare anche chi ascolta da casa quando il direttore Vittorio Bresciani entra salutato dagli sparuti applausi dello scarsissimo pubblico ammesso in teatro, al quale si uniscono i professori d’orchestra, ma questo progetto, proposto dalla Fondazione e chiamato Filarmonico Open Stream, ha il grande merito di portare la musica nelle case consentendo agli affezionati spettatori di godere della bellezza dei concerti in programma nelle prossime settimane seppur in forma alternativa. Del resto, anche senza il calore del pubblico in sala, quando l’orchestra attacca le Danze di Marosszék di Zoltán Kodály, primo brano in programma, la musica si riprende il ruolo che in un teatro deve avere. Dopo queste rare Danze di Marosszék, una suite su un unico tema composta da Kodály nel 1927 originariamente per pianoforte e orchestrata nel 1930, il programma prosegue con il Concerto per viola e orchestra, che, lasciato incompiuto da Béla Bartók, fu completato dall’allievo Tibor Serly, il quale intervenne sull’orchestrazione senza servirsi, a volte, delle annotazioni dello stesso Bartók, e con la Terza, la Quarta e la Quinta Rapsodia Ungherese di Liszt nell’orchestrazione dell’autore e di Ferenc Doppler. Patrocinato dall’Ambasciata d’Ungheria, il concerto ha messo ancora una volta in evidenza l’altissima professionalità dell’orchestra areniana, la quale, sotto la guida dell’elegante e precisa bacchetta di Vittorio Bresciani, fa risplendere la grande varietà di colori di queste bellissime partiture dalle Danze di Marosszék, impreziosite da episodi solistici, alle Rapsodie ungheresi di Liszt che si distinguono per un’accurata ricerca del bel suono che si tramuta in un’esecuzione particolarmente intensa ed espressiva dei momenti lirici. La concertazione di Bresciani appare del resto attenta alle dinamiche, al fraseggio e a un perfetto controllo delle sonorità soprattutto quando l’orchestra deve accompagnare la viola nel Concerto di Bartók nel quale risalta la raffinata interpretazione di Giuseppe Mari, prima viola dell’orchestra areniana dal 2013. La sua esecuzione si segnala non solo per il suono veramente caldo dei passi lirici, ma anche per una straordinaria precisione nei momenti virtuosistici che, in questo lavoro di Bartók, si distinguono per la particolare difficoltà tecnica.
Con questo progetto che, molto probabilmente, sarà seguito da altri enti lirici e sinfonici, la musica almeno non si arrende al Covid-19 e rimanda soltanto l’abbraccio con il suo pubblico di appassionati che si spera possa ritornare presto a teatro.