Sergej Sergeevič Prokof’ev (Sonzovka, Ekaterinoslav, 1891 – Mosca 1953)
“Pierino e il lupo”, fiaba musicale per bambini op. 67
Pierino e il lupo, uno dei lavori più famosi di Prokof’ev, nacque nel 1936, un anno particolarmente difficile per i compositori sovietici; il 22 gennaio, infatti, dalle colonne della «Pravda», il giornale ufficiale del partito comunista sovietico, era stato mosso un attacco senza precedenti alla loro libertà artistica e, in particolar modo, a Šostakovič, la cui Lady Macbneth del distretto di Mcnesk era stata clamorosamente stroncata. Probabilmente a causa di questo pesante clima culturale o forse perché attratto dal mondo infantile, Prokof’ev decise di scrivere un lavoro interamente destinato ai bambini; effettivamente il compositore sovietico già nel 1935 aveva visitato il Teatro Centrale per Bambini assistendo a qualche spettacolo insieme ai propri figli e nel contempo aveva fatto la conoscenza della direttrice Natalja Satz che un anno dopo gli propose di scrivere un lavoro destinato a un pubblico di giovanissimi. Prokof’ev e la Satz lavorarono subito al progetto, come ci ha narrato la stessa direttrice:
“Mi chiamò e mi disse che voleva vedermi, dato che aveva alcune idee di cui mi voleva parlare intorno a una sinfonia per bambini. Venne da me e ci sedemmo a parlare fino a tardi, fino all’ultimo tram, facendo ogni sorta di piani – lui con l’aiuto della musica, io con le parole. Arrivammo alla conclusione che dovevamo trovare immagini che sarebbe stato semplice associare ai suoni dei diversi strumenti. Il primo che mi venne in mente fu il flauto: un uccellino. Glielo dissi e immediatamente mi pentii temendo la reazione di Sergej Sergeevič alla banalità del mio suggerimento. Ma lui disse: «Avremo senz’altro un flauto-uccellino. Va altrettanto bene per noi utilizzare i concetti primitivi dei bambini. La cosa più importante è trovare un linguaggio a loro comune. Decidemmo che in una fiaba sinfonica per i piccoli le immagini avrebbero dovuto essere singolari e assolutamente diverse l’una dall’altra per carattere. «Penso sia una buona idea avere animali diversi e uccelli che cantano nella sinfonia, ma dobbiamo assolutamente includere un essere umano» dissi. Sergej Sergeevič annuì e disse: «Se prendiamo uno strumento per il ruolo di ogni animale dovremo avere qualcosa come un quartetto d’archi per rappresentare l’essere umano perché questo personaggio ha maggiori sfaccettature». Con trasporto continuò: «Sì, Sì, dobbiamo cominciare con immagini concrete, impressionanti e in contrasto. Lupo-uccellino, buono-cattivo, grande-piccolo. Personaggi singolari, realizzati con timbri musicali diversi, e ognuno con il proprio Leitmotiv» […] Quattro giorni dopo Prokof’ev portò lo spartito di Pierino e il lupo” (Cfr. M. R. Boccuni, Prokof’ev, L’Epos, Palermo, 2003, p. 372)
Pierino e il lupo, su testo in prosa dello stesso Prokof’ev, fu eseguito per la prima volta sotto la sua direzione alla Filarmonica di Mosca il 2 maggio 1936 ottenendo un’accoglienza piuttosto fredda dovuta probabilmente all’assenza della Satz che, per ironia della sorte, si era ammalata; il successo arrise a questo lavoro, infatti, qualche settimana dopo quando la donna, completamente ristabilitasi, interpretò la parte recitata.
La trama di questa favola è molto semplice: Pierino, pur disobbedendo, con grande coraggio cattura il lupo nella foresta e lo consegna ai cacciatori, per cui nonostante la disobbedienza iniziale egli diventa un eroe positivo per aver liberato la foresta e gli altri animali dalla paura del lupo cattivo. Secondo un’interpretazione piuttosto accreditata la favola avrebbe un significato politico con la contrapposizione tra Pierino, chiamato nel testo pioniere, nome con il quale si indicavano i membri di un’organizzazione politica che erano ritenuti dei piccoli eroi positivi, e il lupo metafora del carattere oppressivo del potere. Molto efficace è la rappresentazione sia dei due protagonisti, Pierino, caratterizzato dai timbri degli archi, e il lupo da quello sinistro e minaccioso dei corni, sia degli altri personaggi con il flauto che imita il canto dell’Uccellino, l’oboe quello dell’Anatra, il clarinetto quello del Gatto, il fagotto la voce del Nonno. I timbri di questi strumenti emergono all’interno di un organico da camera che fa risaltare una scrittura semplice, alla quale non è estraneo nemmeno uno scopo didattico. Gli strumenti vengono, infatti, mostrati ai bambini per metterli a contatto con il mondo affascinante e, al tempo stesso, fiabesco della musica.