Pëtr Il’ič Čajkovskij (Votkinsk, Urali, 1840 – Pietroburgo 1893)
Capriccio italiano per orchestra op. 45
Andante un poco rubato, Pochissimo più mosso, Allegro moderato
“Se ripenso all’anno appena trascorso devo intonare un inno di ringraziamento al destino per la quantità di giornate felici passate in Russia e all’estero. Posso dire che durante l’anno ho goduto di una serenità senza ombre e sono stato felice per quanto è possibile esserlo. Naturalmente ci sono stati momenti difficili, ma sono stati solo momenti… Per la prima volta nella mia vita ho trascorso un intero anno di libertà”.
Così Čajkovskij scrisse all’inizio del 1880, un anno che si apriva sotto i migliori auspici per il compositore russo che sembrava ispirato. Il 16 gennaio Čajkovskij scrisse, infatti, a Taneev: Voglio scrivere una suite italiana su melodie popolari. È questo il primo accenno alla composizione del Capriccio italiano, che Čajkovskij incominciò a scrivere proprio in quei giorni come confermato da un’altra lettera del 28 gennaio indirizzata alla sua protettrice, la contessa Nadežda Von Meck:
“Ho cominciato a fare degli schizzi per una Fantasia Italiana su temi popolari. Voglio scrivere qualcosa secondo il modello della Fantasia spagnola di Glinka”.
Pochi giorni dopo, il 5 febbraio 1880, Čajkovskij informò la Von Meck su questo lavoro:
“Nondimeno, ho lavorato felicemente negli ultimi giorni, e ho già preparato approssimativamente una mia Fantasia Italiana su temi popolari, alla quale mi sembra, si potrebbe prevedere un buon futuro. Sarà efficace, grazie alle sue piacevoli melodie, delle quali alcune sono state scelte da raccolte, e le altre le ho sentite io stesso per le strade”.
La Fantasia, ribattezzata Capriccio in una lettera indirizzata al suo editore Pëtr Jurgenson il 28 maggio e completata il giorno prima, fu eseguita per la prima volta il 18 dicembre 1880 a Mosca sotto la direzione di Nikolaj Rubinštein.
Aperto da una fanfara (Andante un poco rubato) che ricorda un motivo suonato dai soldati della cavalleria, che Čajkovskij aveva ascoltato durante il suo soggiorno a Napoli, il Capriccio italiano prosegue la presentazione di temi popolari: una melodia dall’andamento di siciliana esposta dagli archi; un tema di stornello (Pochissimo più mosso), intonato dagli oboi; un altro tema di canzone napoletana (Allegro moderato), affidato ai tre flauti, e, infine, dopo una ripresa del tema iniziale con la travolgente tarantella.