Con battement fondu si intende letteralmente battuta ‘fusa’ e si indica quel movimento che, coinvolgendo entrambi gli arti inferiori nell’atto di piegarsi ed estendersi contemporaneamente, insieme al port de bras delle braccia, racconta la leggerezza, l’armonia, la grazia e la naturalezza tipici dell’estetica della tecnica classica. Di solito accompagnato da un tempo binario con andamento moderato, il battement fondu descrive perfettamente il senso del ‘legato’, la morbidezza e il cosiddetto ‘cantabile’ di tutto il corpo tipici della scuola russa.La dinamica del ‘legato’ e la morbidezza che regnano nel movimento esprimono a pieno l’intima rispondenza che si incontra nel gioco delle articolazioni delle varie parti del corpo, dello sguardo e della compenetrazione tra gesto e musica.
Il battement fondu è un movimento che richiede una grande capacità di immersione in se stessi e nella musica: l’emersione che ne scaturisce realizza al tempo stesso una perfetta coordinazione tra entrambi gli arti inferiori che si muovono a velocità differenti, ma anche tra gli arti inferiori, le braccia e lo sguardo.Le due gambe devono necessariamente piegarsi e stendersi contemporaneamente, nonostante compiano tragitti differenti e questo implica la capacità di muovere le due gambe con una velocità diversa. L’arto portante, che sostiene il peso del corpo, deve compiere un percorso più breve dell’arto libero. Ciò significa che l’arto portante deve amministrare gradatamente il movimento di plié per consentire all’arto libero, che compie un percorso più lungo, di muoversi contemporaneamente ad esso ma ad una velocità maggiore. L’effetto finale deve realizzare una perfetta sincronia tra le due gambe che a loro volta sono in costante dialogo col port de bras delle braccia.
Arthur Saint-Léon, celebre coreografo del balletto Coppelia e autore di un metodo di notazione della danza definito Sténochoréographie scrisse in proposito: «Il fondu è su una gamba ciò che il plié è su due».
Il battement fondu, secondo la scuola di Agrippina Vaganova, può essere realizzato sia alla sbarra che al centro della sala, in pianta, sulla mezza punta, sulla punta, nelle forme double, en tournant e di grand battement fondu. Nell’atto della flessione, la gamba libera si porta nella posizione sur le cou de pied en avant o en arriére mentre la gamba portante distribuisce gradualmente un movimento di plié. Durante l’estensione le due gambe si stendono in maniera concomitante, con la gamba libera che si fissa nell’aria ora all’altezza di 45 gradi, 90 gradi o, ancora, oltre i 90 gradi. La corretta assimilazione del battement fondu, nel balletto classico, si verifica in tutte le combinazioni in cui il danzatore deve dimostrare piena padronanza della capacità di coordinazione tra arti inferiori e superiori, unita alla gestione delle dinamiche di morbido, legato e plastico.
Nell’ingresso della variazione di Sugar Plum Fairy tratta dal celebre balletto Lo Schiaccianoci, firmato Petipa/Tchaikovsky, la danzatrice esegue una serie di pas jeté fondu per sottolineare la grazia, l’armonia, l’atmosfera fiabesca e ovattata del mondo dei sogni e dei dolci in cui agisce. Ne La bella addormentata, sempre di Petipa/Tchaikovsky, possiamo osservare la caratteristica chiusura fondu delle sissonnes fondue eseguite nella variazione del primo atto della Fata dei lillà. In questo caso le sissonnes fondue, eseguite con la chiusura della gamba con un leggero ritardo per enfatizzare la morbidezza del demi plié sulla gamba portante, esprimono al tempo stesso la forza, la regalità e il vigore del personaggio che con la sua concordia restituirà l’armonia ai personaggi della vicenda. L’uso della dinamica fondu contribuisce a planare la discesa dal salto, enfatizzando la condizione di immaterialità del personaggio che appunto appartiene al mondo fiabesco e fantastico delle fate.
Il battement fondu, dunque, è il movimento della completezza e dell’armonia per antonomasia. Nelle classi di riscaldamento per professionisti, succede a volte, che il maître de ballet consideri i danzatori sufficientemente riscaldati dopo l’esecuzione degli esercizi alla sbarra fino al battement fondu. Durante questo esercizio infatti si raggiunge un equilibrio fisico e mentale talmente raffinato e complesso da consentire al danzatore di sentirsi ‘caldo’ sia dal punto di vista muscolare che spirituale. L’espressione «sentirsi caldi», nella classe di tecnica della danza classica, coincide proprio con il raggiungimento di quello stato di armonia e plasticità che si allenano durante il battement fondu. L’armonia e la plasticità del movimento si ottengono infatti come unificazione della diversità, attraverso la concordanza di elementi in sé discordanti. L’equilibrio fisico, ma anche e soprattutto spirituale, si raggiunge per una certosina contrapposizione e giustapposizione di elementi contrari: da qui l’idea di simmetria armonica e proporzionalità tra parti differenti. L’incontro tra le diversità, l’accordo che ne scaturisce, genera quella corrispondenza sostanziale tra anima e corpo che rendono la pratica della danza una disciplina olistica a tutti gli effetti.
La pratica della danza classica, attraverso lo studio quotidiano, esercita non solo doti artistiche ma di grande umanità. Si studiano gli esercizi alla sbarra non solo per ottenere degli effetti spendibili in palcoscenico, ma anche come pratica di purificazione fisica e spirituale del corpo e della mente. I risultati più autentici, infatti, si ottengono quando, anche attraverso l’esecuzione di un semplice battement fondu, il danzatore riesce a creare un incontro d’amore con se stesso, col proprio corpo e con la danza.
Il battement fondu concede, in particolare, la preziosa occasione di sperimentare l’equilibrio e l’armonia come incontro e fusione di elementi diversi dove il trait d’union nell’assemblaggio di velocità, direzioni, livelli e tragitti diversi è l’intenzione interiore, il moto interno che traduce la passione attraverso il corpo. La passione intesa come amore per il gesto che racconta, che esprime, che dipinge l’istante.
E che cosa ci può consegnare ancora oggi la danza se non lo splendore di farsi trasformare dalla passione in altro da sé, in ogni istante?