Giuseppe Verdi (1813 – 1901): “I due Foscari” (1844)

Tragedia lirica in due atti di Francesco Maria Piave dall’omonimo dramma di George Byron. Vladimir Stoyanov (Francesco Foscari), Maria Katzarava (Lucrezia Contarini), Stefan Pop (Jacopo Foscari), Erica Wenmeng Gu (Pisana), Francesco Marsiglia (Barbarigo), Giacomo Prestia (Jacopo Loredano), Vasyl Solodkyy (Un attendente del Consiglio dei Dieci), Gianni De Angelis (un servo del Doge). Coro del Teatro Regio di Parma, Martino Faggioni (maestro del coro), Filarmonica Arturo Toscanini – Orchestra Giovanile della Via Emilia, Paolo Arrivabeni (direttore). Registrazione: Parma, Teatro Regio, 11 ottobre 2019. 2 CD/ DVD Dynamic CDS7865.02

La discografia de “I due Foscari” è stata a lungo cristallizata su poche edizioni di riferimento, ora a distanza di poco tempo si aggiungono due edizioni. Dopo quella della radio bavarese diretta da Repušić ecco la registrazione live del Festival Verdi di Parma registrata l’11 ottobre 2019 presso il Teatro Regio della città emiliana. Sul podio troviamo Paolo Arrivabeni alla guida dei complessi cittadini, buona formazione ma lontana dall’eccellenza. La Filarmonica Arturo Toscanini rinforzata per l’occasione dai membri dell’Orchestra giovanile della Via Emilia si fanno apprezzare per slancio e convinzione anche se la smalto sonoro non può compete con quello di altre compagini a cominciare con quella della già ricordato registrazione monacense. Più convincente la prova del coro che mostra tutta la propria convinzione alle prese con la musica verdiana. Arrivabeni si impegna in una delle partiture più ostiche del repertorio verdiano. “I due Foscari” sono pervasi da una tinta unitaria, cupa, nebbiosa che si estende su tutta la partitura e che mette il direttore nel dubbio se cercare altre vie rischiando di snaturare almeno in parte il carattere della scrittura oppure farsi avvolgere dalla stessa con il rischio di sconfinare nella monotonia. Trovare un equilibrio al riguardo è quanto mai arduo, vi erano riusciti Gavazzeni e Muti esaltandone la componente sinfonica mentre Arivabeni viene a trovarsi nella difficile situazione di star a metà del guado, di trovarsi nella spinosa situazione di colui che – per dirla con Lady Macbeth – “Mal per lui che il piede dubitoso vi pone, e retrocede!”. Si nota un’idea sostanzialmente teatrale con una ricerca di contrasti ritmici e dinamici ma manca quella cura dei dettagli che  riesce a variare l’uniformità della partitura.
Per quanto riguarda il cast è vincente risulta la componente maschile. Elemento di punta è il Francesco Foscari di Vladimir Stoyanov, autentico baritono verdiano. Voce sicura, di bel colore, emissione alta e sempre perfettamente impostata al servizio di un canto nobile, elegante e di un accento intenso e sofferto. Il suo è un Doge fragile, sofferente, di grande intensità sia nelle arie che nei duetti con il figlio e la nuora. La dizione è esemplare – si ascolti con che pulizia sono pronunciata la grande frase “Più figli, più trono, più vita non ho!” del finale tutta risolta in una tensione che nasce e si esplica nel canto senza artifici o gigionismi.
Meno rifinito, ma di ottimo materiale, Stefan Pop come Jacopo. La formazione belcantista del tenore rumeno emerge nella facilità di reggere una tessitura acuta, con una  voce che ha acquisito anche uno spessore drammatico non indifferente. Il canto non la raffinatezza di quello di Stoyanov, anche l’accento tradisce un’irruenza abbastanza generica, ma riesce a farsi apprezzare sia nel belcantismo di “Dal più remoto esilio”  che  nel più drammatico “Notte! Perpetua notte…Non maledirmi o prode”.
La voce scura e l’accento austero di Giacomo Prestia tramettono tutta la terribilità di Jacopo Loredano mentre quasi un lusso come Barbarigo è la squillante freschezza tenorile di Francesco Marsiglia. Decisamente debole, è invece la Lucrezia Contarini di Maria Katzarava voce robusta, di bel volume ma carente sul piano del controllo – specie nel settore acuto dove si ha  il sentore di sforzo – e come ovattata nel settore medio-grave. A ciò si aggiunge  una dizione semplicemente incomprensibile (che appare ancora più evidente dalla pulizia di tutto il resto del cast) e un accento piuttosto generico. Di onesta correttezza la Pisana di  Erica Wenmeng Gu. Completano il cast Vasyl Solodkyy (Un attendente del Consiglio dei Dieci) e Gianni De Angelis (un servo del Doge).