Festa teatrale (o Serenata) in due parti, su libretto di Giuseppe Parini.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Regio Ducale, 17 ottobre 1771.
Dopo l’enorme successo ottenuto a Milano con il Mitridate re di Ponto, Mozart riceve una nuova commissione milanese, assai prestigiosa, comporre una serenata da eseguirsi in occasione del matrimonio fra il terzo genito dell’imperatrice Maria Teresa, l’arciduca Ferdinando, e la Principessa Maria Beatrice Ricciarda D’Este di Modena. Il matrimonio era fissato per il 15 ottobre 1771 e sarebbe stato festeggiato con un opera principale, affidata al vecchio e prestigioso Johann Adolf Hasse ( rappresentata il 16), e con la serenata complementare scritta del giovane Mozart ( il 17).
Quando dunque, il 13 agosto, i Mozart padre e figlio partirono per l’Italia, sapevano che sarebbero stati accolti con il rispetto dovuto a un autore che aveva già visto ha riconosciuto il suo talento. perdipiù, per la serenata era prevista la presenza di un artista prestigioso, il castrato Giovanni Manzuoli, già conosciuto a Londra dal piccolo Wolfgang. La serenata di Mozart ebbe un enorme successo, che oscurò la lunga opera di Hasse, tanto da venir replicata due volte nei giorni successivi. Il vecchio compositore reagì con ammirevole stile, preconizzando un grande futuro al giovane autore.
Ascanio in Alba non poteva non presentarsi in modo piuttosto dissimile rispetto al precedente Mitridate re di Ponto. Non si tratta di di un’opera seria, ma di una serenata, genere che era nato per essere intercalato fra gli atti dell’Opera seria (come anche gli intermezzi buffi ) e che quindi aveva delle regole autonome: il carattere più astratto e meno drammatico delle pagine, la presenza di stilemi pastorali e, più ancora, l’inserimento di pagine corali e di danza del gusto apertamente decorativo.
E infatti questa caratteristica si impone immediatamente nell’opera di Mozart, fin dal Ouverture. Questa è articolata nelle tradizionali tre sezioni, ma sono sezioni distinte destinate a essere danzate, e l’ultima prevede anche l’intervento del coro. Inoltre il coro introduttivo, omofonico e di contenuto festoso, si presenta ripetutamente nel corso della partitura, conferendo continuità e coesione alla narrazione. Questo aspetto decorativo è anche sottolineato dal fatto che molti di questi cori hanno una connotazione pastorale. Mozart non manca di sottolineare adeguatamente questo carattere astratto e decorativo del materiale, per esempio donando da alcune pagine una strumentazione peculiare, realizzata con i soli archi o con i soli fiati.
La partitura si compone complessivamente di quindici arie, otto cori e due terzetti. Nel mettere in musica le arie, Mozart si rifà al modello più sintetico dell’aria “dal segno”; solo un’aria di Silvia (nr. 19) Ha la forma della grande aria da opera seria, mentre il nr, 13 è una cavatina ovvero un’aria più dimessa a due strofe.
Non manca, in queste arie, un tentativo di definizione psicologica dei personaggi; come nella mirabile aria di Silvia “Infelici affetti miei “(nr. 23); ho anche nell’aria di Ascanio (nr.16), del tutto atipica per la successione di tre tempi differenti (adagio, allegro e andante) per descrivere un forte contrasto emotivo. Tutte le parti vocali, peraltro, sono di impegno tecnico notevole, con vocalizzi e virtuosismi di vario tipo; sono prescritti quattro soprani o sopranisti (Venere, Ascanio, Silvia è il pastore Fauno) e un tenore (Aceste). Non stupisce, ìnsomma, il grande successo incontrato da Ascanio in Alba alla prima esecuzione. Chiamato a celebrare musica un matrimonio reale e la stessa famiglia di regnanti, Mozart scrisse una vera e propria festa sonora, in cui il gusto del decorativo appare tanto mirabile quanto calibrato, godibile in se al di fuori di ogni preoccupazione drammatica.