Gioachino Rossini (1792-1868): “Le Siège de Corinthe” (1826)

Tragedia lirica in tre atti. Libretto di Alexandre Soumet e Luigi Balocchi. Prima rappresentazione: Parigi, Thèâtre de l’Académie Royale de Musique, 9 ottobre 1826.
Primi interpreti:
Laura Cinti-Damoreau (Pamyra)
Louis Nourrit (Cléomène)
Henri-Etienne Dérivis (Mahomet II)
Adolphe Nourrit (Néoclès)
Alexandre Prévost (Hièros)
Ferdinand Prévost (Omar)
Avendo perso ogni interesse che in passato poteva avere avuto nel comporre per il Théâtre des italiens, Rossini decise di intraprendere la composizione, passo dopo passo, di un grande opera di basta e proporzioni per l’Académie Royale de Musique. Non è improbabile che stesse guardando a quella opera come al vertice e alla conclusione della sua carriera di compositore teatrale. Quando i termini del contratto con la casa reale, datato 26 novembre 1824 (o, perlomeno, quella parte che lo vincola va a dirigere il Théâtre des Italiens), vennero estinti amichevolmente, tra lui e il governo di Carlo X venne stipulato un nuovo accordo. Secondo le nuove clausole, Rossini doveva ricevere 25000 franchi all’anno come appannaggio dalla Casa Reale. Come scrisse Azevedo, tale stipendio era semplicemente un mezzo per trattenere Rossini a Parigi. Si dice che fosse stato Il visconte Sosthène de la Rochefoucauld ad avanzare la proposta che Rossine venisse nominato Premier Compositeur du Roi e Inspector General du Chant en France. La carica reale, che racchiudeva quei titoli, portava la data del 17 ottobre 1826.
Rossini, assai divertito dall’idea di poter usare quei titoli per nascondere il reale disinteresse, fu scorto talvolta nelle strade di Parigi mentre ascoltava con attenzione cantanti girovaghi e coretti di festaioli. Interpellato su cosa stesse facendo, amava rispondere che stava compiendo i suoi doveri di Ispettore Generale del Canto in Francia e che in questo modo, mancando di argomenti migliori, poteva almeno trovare qualcosa da menzionare nelle sue relazioni ufficiali. (…)
In quel periodo Rossini era impegnato a studiare la lingua francese, la prosodia francese per il canto ed i desideri del pubblico dell’Opera. Dava lezione all’eccellente giovane tenore francese  Adolphe Nourrit. Fece in modo che l’Opéra si accaparrasse dal Théâtre des Italiens sia Laura Cinti-Damoreau  che Nicolas Prospère Levasseur. Tutti questi altro non erano che preparativi per il passo successivo che consisteva nel comporre direttamente per il teatro di lingua francese: la produzione di Le Siége de Corinthe, un rifacilmente talmente completo del Maometto II che a buon titolo viene catalogato come un’opera nuova. (…)

La prima rappresentazione della prima opera francese di Rossini, Le Siége de Corinthe, si tenne il 9 ottobre 1826, alla Salle Le Peletier, in cui le attività dell’Opera erano state trasferite dalla Salle Favart, nel 1822. Tutto dell’opera piacque; il suo successo fu immediato e duraturo. In seguito l’opera prese così solidamente il suo posto in repertorio che la centesima rappresentazione  alla Salle le Peletier fu 24 febbraio 1839. L’opera viene poi ripetutamente ripresa  fino al 1844.  Rossini, che non aveva venduto nessuna delle sue opere a nessun editore, accettò l’offerta di 6000 franchi per Le Siége de  Corinthe da Eugéne Troupenas, iniziando così un’amichevole collaborazione che durò fino alla morte dell’editore nel 1850. Rossini dedicò l’edizione della partitura a suo padre sessantottenne. Non tutti nella Parigi musicale si erano riconciliati con i modi del Grand-Opéra, di cui Le Siége de Corinthe rappresentava un esempio quasi paradigmatico. I musicisti e gli amanti dell’opera più conservatori cominciavano ad obiettare vigorosamente sia alla indesiderata lunghezza di molte delle nuove opere sia alla “rumorosità” della loro scrittura orchestrale.
Auguste Laget, un ex cantante, pubblica una serie di articoli sul canto nel quale riassunse il punto di vista antirossiniano del tardo 1820 scrisse, per esempio: “Chi avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio Rossini, il re della melodia, che, dopo aver formato così tanti illustri cantanti, avrebbe reagito contro la sua stessa scuola e sacrificato a Dei falsi ad un solo momento, un fatale momento, con la  conseguenza che da quell’istante numerosi compositori avrebbero seguito il suo esempio e altri avrebbero eretto a sistema ciò che da parte di Rossini altro non era che un incidente, un capriccio?…”
In uno spettacolo satirico messo in scena  a Parigi nel 1827, l’autore aveva inserito il personaggio di un melomane fanatico di Rossini. Questi, impossibilitato ad entrare all’Opéra, cantava fuori del teatro nella pubblica piazza un couplet che terminava con queste significative parole: “Che sto dicendo! Grande Rossini! Ti sento molto bene anche da qui!”E si udì  nel corridoio la marcia di Le Siége de Corinthe, con i suoi accompagnamenti di grancassa, trombe, ottoni chiassosi, eccetera “.
Auguste Laget doveva più tardi muovere appunti ancora più caustici alla chiassosità del Guillaume Tell. Adolphe Nourrit, il Néoclès di queste prime rappresentazioni de Le Siége de Corinthe, reagì umoristicamente tanto all’opera quanto all’atteggiamento dei critici nei confronti di quella. Il  13 novembre 1826 scriveva ad un amico: “Ho dovuto tenere a galla le Siége de Corinthe e i giornalisti Turchi ci hanno dato un sacco di noia; fortunatamente il pubblico è stato greco e alcuni scoppi di tamburo e di trombone – oserei persino dire di cannone – non gli hanno impedito di venire tre volte alla settimana ad ammirare la fine di questi infierisci Elleni, uccisi della mia scala cromatica e spirati su di una roulade in la bemolle”.
(Estratto da “Rossini” di Herbert Weinstock, 1968)