Giuseppe Verdi (1813-1901): “Un giorno di regno” (1840)

Melodramma gioco in due atti su libretto di Felice Romani, tratto dal dramma “le faux Stanislas” di A.V.Pineau-Duval. Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 5 settembre 1840.
Primi interpreti:Antonietta Ranieri Marini (Marchesa Del Poggio), Luigia Abbadia (Giulietta), Lorenzo Salvi (Edoardo), Raffaele Ferlotti (Belfiore), Raffaele Scalese (Barone di Kelbar), Agostino Rovere (La Rocca), Giuseppe Vaschetti (Conte Ivrea), Napoleone Marconi (Delmonte).

Dopo il pieno  successo di Oberto, successo che aveva valso a Verdi una scrittura per tre opere da rappresentare sempre alla Scala. Bartolomeo Merelli, il direttore del teatro milanese, suggerisce al compositore un libretto di Gaetano Rossi, già autore di alcuni lavori per Rossini come Tancredi e semiramide. il libretto scelto è Il proscritto, ma, improvvisamente, il Merelli, rendendosi conto che nella programmazione della stagione viene a mancare un’opera buffa, consegna Verdi alcuni libretti di Felice Romani, uno dei più rinomati teatranti della sua epoca. Verdi non è particolarmente entusiasta, ma, pressato anche dai templi alquanto stretti, si accontenta del Finto Stanislao, nella versione verdiana diventa Un giorno di regno. Tratto da una commedia di Duvall,  Le faux Stanislas, che a sua volta si basa alquanto liberamente su fatti storici riguardanti Stanislao I Leszczynski (1677-1766), il libretto di Romani si presenta quanto mai pieno di aspetti irrisolti e incongrui. C
C’è quindi da stupirsi come un musicista dotato di un innato istinto teatrale abbia accettato di musicare un libretto così sconclusionato senza tentare almeno dei miglioramenti o degli aggiustamenti. C’è solo da supporre che questo stato di indifferenza sia per buona parte legato anche il difficile momento della sua vita privata, funestato da avvenimenti quanto mai tristi. fra il 1838 e il 1839 erano morti i figli, una femmina e un maschio. Mentre sta lavorando alla composizione, Verdi si ammala di angina e viene assistito dalla moglie Margherita Barezzi. Ristabilitosi, di li a qualche settimana la stessa Margherita si ammala seriamente e muore di encefalite.
Con questo stato d’animo Verdi porta a termine la composizione di Un giorno di regno, la cui messa in scena, il 5 settembre del 1840, di certo non l’ho risolleva. È un fiasco completo! Viene eseguita solo la prima delle cinque repliche previste. Su questo pesante insuccesso si è scritto e detto molto: la qualità dell’esecuzione, piuttosto scadente, stando alle testimonianze dell’epoca, o ancora la qualità e mancanza di originalità della musica, troppo legata a stilemi rossiniani e donizettianni. Si può soltanto affermare che ancora una volta, da questo suo secondo lavoro, Verdi si stacca dai suoi predecessori: e egli non si pone come un compositore prolifico, capace di passare da un genere all’altro, il talento certo non gli manca, così come non gli manca l’abilità tecnica. La strada che Verdi  percorrerà era stata aperta da Oberto.  Un giorno di regno si può definire una sorta di parentesi che il nostro autore riaprirà, con presupposti diversi, quasi mezzo secolo dopo con Falstaff. In allegato il libretto dell’opera