Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2019-2020
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Tito Ceccherini
Mezzosoprano Valeria Girardello
Tenore Leonardo Cortellazzi
Basso Matteo Ferrara
Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia n. 40 in sol minore kv 550
Igor Stravinskij: “Pulcinella”, balletto in un atto per piccola orchestra con tre voci soliste su musiche di Giovanni Battista Pergolesi Venezia, 22 agosto 2020
Undici titoli tra opere, concerti e altri spettacoli costituiscono il ricco programma – annunciato dal sovrintendente e direttore artistico del Teatro La Fenice Fortunato Ortombina –, che si svolgerà dal 22 agosto a fine ottobre, mentre a novembre partirà la nuova Stagione Lirica con la ripresa della Carmen di Georges Bizet. Il rispetto dei protocolli sanitari imposti dall’emergenza Covid-19 si coniuga, dunque, con la pressoché eroica determinazione di continuare – nonostante tutto! – a fare musica. La Fenice – primo teatro in Italia a realizzare, nel mese di luglio, la rappresentazione di un’opera al chiuso: l’Ottone in villa di Vivaldi – si conferma all’avanguardia nel percorso graduale di ripresa delle proprie attività alla presenza del pubblico, sia all’interno della rinnovata sala del Selva nella sede di Campo San Fantin – con l’installazione dell’ormai famosa ‘arca’ in palcoscenico – sia nel nuovo ipertecnologico palcoscenico del Teatro Malibran.
Sabato 22, subito dopo la pausa di ferragosto, la bacchetta di Tito Ceccherini ha avviato la ripresa degli spettacoli della Fenice, guidando l’Orchestra del teatro veneziano nell’esecuzione della Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e nel Pulcinella di Igor Stravinskij, balletto con canto in un atto per piccola orchestra su musiche di Giovani Battista Pergolesi, con la partecipazione del mezzosoprano Valeria Girardello, del tenore Leonardo Cortellazzi e del basso Matteo Ferrara.
Nota anche come “la grande”, per distinguerla dall’altra pagina sinfonica mozartiana nella stessa tonalità di sol minore, associata al numero di catalogo K 183, la Sinfonia n. 40 K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart fu composta mentre l’autore si trovava a Vienna, nel luglio del 1788, poco prima della n. 41 Jupiter, insieme alla quale è tra le sinfonie più amate ed eseguite del geniale salisburghese. Il balletto Pulcinella fu composto da Igor Stravinskij tra il 1919 e il 1920 su invito di Sergej Diaghilev, l’impresario dei Balletti Russi, che aveva ritrovato varie pagine manoscritte, composte da Pergolesi o a lui attribuite. Diaghilev coinvolse nel progetto anche altri insigni artisti: a Leonide Massine furono affidate le coreografie; a Pablo Picasso la realizzazione di scene, costumi e sipario. Sebbene la collaborazione tra i tre artisti non sia stata tra le più semplici, Stravinskij riuscì a portare a termine la partitura a Biarritz il 20 aprile 1920. La prima rappresentazione del balletto, il cui titolo si riferisce al simbolo per eccellenza dello spirito napoletano, si svolse all’Opéra di Parigi il 15 maggio 1920 sotto la direzione musicale di Ernest Ansermet.
Perfettamente a proprio agio si è dimostrato il direttore milanese di fronte a un programma che proponeva due diversi approcci al classicismo: quello mozartiano, ancora dominato – almeno sulla carta – da un’apollinea compostezza, e quello di Stravinskij, rivisitato attraverso procedimenti tipici del compositore russo (armonie dissonanti, ritmi spezzati, una strumentazione incredibilmente ricca di trovate, nonostante l’esiguità dell’organico). Di notevole carattere è risultata, per entrambe le partiture, la lettura offerta da Ceccherini. Nella sinfonia di Mozart – pur senza mai eccedere – si sono messi in evidenza certi aspetti più o meno marcatamente sturmisch, quell’intrinseca teatralità, talora vera e propria tragicità, che caratterizza questa come altre opere strumentali del Salisburghese. Nel balletto stravinskiano ovviamente è emersa un’estrema attenzione per gli elementi timbrici – cosa che non stupisce nell’interprete praticamente ufficiale di Sciarrino – come per quelli armonici e ritmici, complice un’orchestra “di solisti”. Fondamentale è stato anche l’apporto dei cantanti, che in generale hanno saputo affrancarsi dalle pesantezze di un’impostazione “melodrammatica” per aderire, quanto a fraseggio e vocalità, al libero gioco d’invenzione, straniante e, per certi versi, irriverente, cui si concede, divertito, l’autore. Festanti applausi per tutti, a conclusione di una piacevolissima serata.