Giuseppe Verdi (1813-1901): “Aroldo” (1857)

Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave (rifacimento di Stiffelio del 1850). Prima rappresentazione: Rimini, Teatro Nuovo, 16 agosto 1857.
Verdi tenta in i modi di salvare Stiffelio. Dopo essere stata trasformata in Guglielmo Wellingrode a Roma e a Napoli, Verdi scrive a Ricordi: “Se si vuole assolutamente eseguire (Stiffelio) bisognerebbe prima di tutto che la Censura si persuadessse che  nulla avvi in quel libro né contro la politica né contro la religione, e lasciasse il libretto originale con tutte le parole e la mise en scène rispettiva; che si eseguisse senza nessuna alterazione né castrazione e con tutto l’impegno possibile da parte di tutti…. senza queste condizioni e non posso permettere si dia Stiffelio…… “.

Stiffelio sembra però  essere destinato all’oblio Anche se, ancora nel 1854, parlando delle sue opere Verdi scriveva: “Due che non vorrei dimenticare solo Stiffelio e la battaglia di Legnano...”. Si arriva  così al 1856, anno in cui Verdi e Piave riprendono in mano l’opera; il librettista lo convince a trasportare l’opera nel Medioevo e trasformare il protagonista in in crociato. nasce così Aroldo, che inaugura il luogo teatro di Rimini, il 16 agosto del 1857. Il  successo è più di stima che reale e convinto. I cambiamenti apportati da Verdi non sono di grande rilievo, le due versioni combaciano pressochè  in tutto: qualche mutamento di tonalità, o di cabaletta, come quella che chiude la scena di Lina, l’originale “Perdere dunque voi volete…”, una pagina piuttosto convenzionale, cambia nella assai più drammatica e intensa “Ah, dal sen  di quella tomba”. Il  cambiamento radicale si trova nel finale dell’opera. In allegato il libretto dell’opera