Thomas Ebenstein: “Première portrait”

Arnold Schönberg: Brettl-Lieder op. 56: Galathea, Gigerlette, Der Genügsame Liebhaber, Einfältiges Lied, Mahnung,  Jedem Das Seine, Arie Aus Dem Spiegel Von Arcadien; Alexander von Zemlinsky: Brettl-Lieder: In Der Sonnengasse, Herr Bombardil; Richard Strauss: Krämerspiegel Op. 66: Es War Einmal Ein Bock, Einst Kam Der Bock Als Bote, Es Liebte Einst Ein Hase, Drei Masken Sah Ich Am Himmel Stehn, Hast Du Ein Tongedlicht Vollbracht, O Lieber Künstler Sei Ermahnt, Unser Feind, Von Händlern Wird Die Kunst Bedroht, Es War Mal Eine Wanze, Die Künstler Sind Die Schöpfer, Die Händler Und Die Macher, O Schröpferschwarm, O Händlerkreis; Erich Wolfgang Korngold: Songs Of The Clown Op. 29: Come Away, Death, O Mistress Mine, Adieu, Good Man Devil, Hey, Robin, For The Rain, It Raineth Every Day. Thomas Ebenstein (tenore), Charles Spencer (pianoforte).  1 CD Capriccio C3007

La casa discografica austriaca Capriccio dedica una nuova collana alle voci emergenti della scena austro-tedesca. In questo album il  protagonista è  Thomas Ebenstein giovane tenore in forza alla Wiener Staatsoper, dove  si è ricavato una posizione di  interprete sensibile e intelligente in parti di fianco spesso sotto la guida di direttori di grande importanza.
Il programma proposto è tutto novecentesco e si concentra sulla produzione liederistica dell’inizio del secolo agli anni 30. La prima parte del programma è formata dai “Brettl-Lieder” composti del 1901 da Arnold Schönberg e Alexander von Zemlinsky. Si tratta di composizioni omogenee concepite come tentativo di fondere la tradizione classica della liederistica tedesca con le nuove suggestioni della canzone da cabaret. Il “Uberbrettl” (nome di un cabaret d’arte fondato nello stesso anno a Berlino da Ernst von Wolzen sul modello del “Chat noir” parigino, punto di ritrovo di artisti e intellettuali). In occasione di una tournée viennese della compagnia berlinese   Zemlinsky, e il suo già promettentissimo allievo Schönberg, furono coinvolti, creando così le “Deutsche Chansons” ribattezzate anche “Brettl-Lieder” vista la destinazione. I brani si inseriscono pienamente in questa rilettura della canzone d’arte. Schönberg mostra già una spiccata maturità compositiva. La futura svolta seriale è ancora lontana, qui il linguaggio è  fra tradizione tardo-romantica e suggestioni impressioniste – certi accompagnamenti pianistici hanno un eco francese, quasi alla Debussy – mentre  tratti più popolari e irregolari guardano già verso forme espressive più moderne. I testi sono di poeti cari all’ambiente come Otto Julius Bierbaum e Hugo Salus ma troviamo anche Frank Wedekind il noto drammaturgo di “Die Büchse der Pandora” e inventore del personaggio di Lulu che tanto peso avrà nel futuro teatro lirico espressionista.  In  “Aus dem Spiegel von Arcadia” si recupera un testo settecentesco di Schikaneder, nel quale Schönberg regala effetti vocali “alla Papageno”. I due “Brettl-Lieder” di Zemlinsky si allineano a quelli dell’allievo,  pur risultando meno originali.

La seconda parte del programma è composta dai “Krämerspiegel” op. 66 composti da Richard Strauss nel 1921 su testi del critico musicale e poeta Alfred Kerr. Il ciclo rappresenta la più organica esperienza straussiana nell’ambito del canto da camera e presenta tratti di innegabile originalità. Strauss in queste composizioni da un lato sperimenta formule e modi della musica del tempo con una spregiudicatezza maggiore, rispetto ad altri cicli. Emerge  una priorità della parte pianistica, quasi elemento dominante la composizione, che ne da carattere fondamentale. In  molti casi la dimensione delle introduzioni e delle conclusioni pianistiche è così ampia da ridurre a funzione quasi accessoria il canto. Questi momenti sono per Strauss un’autentica dichiarazione poetica e non è casuale che i temi che troviamo nel preludio di “Von Händlern wir die Kunst bedroht” e nella coda di “O Schröpferschwarm” ritorneranno molto simili in “Capriccio” l’opera testamento del compositore bavarese.

Chiudono il programma i 5 “Song of the Clown” op. 29 composti nel 1937 da Wolfgang Korngold su testi tratti da “Twelfth Night, or What You Will” di Shakespeare. Korngold emigrato negli Stati Uniti adatta la tradizione del lied tedesca alla lingua della sua nuova patria recuperando il materiale poetico da un autore che – nelle sue traduzioni tedesche – aveva sempre ispirato i compositori di lieder. Rispetto ai lavori di Schönberg e Strauss qui il linguaggio è classicamente tonale, con  echi della canzone d’autore americana e l’evocazione di atmosfere rinascimentali in linea con i testi. Il tutto si fonde perfettamente con la naturalezza della vena melodica di Korngold.
Ebenstein ha una voce gradevole. Non sempre appare a proprio agio, soprattutto nelle zone centrali (vedi “Einst kam der Bock al Bote”). L’interprete mostra però  grande musicalità ed eleganza, con  un naturale senso della parola e dei suoi valori espressivi riuscendo sempre a cogliere il carattere specifico di ogni composizione. Questo fa superare i limiti del cantante per lasciarsi coinvolgere lasciandosi coinvolgere dalla qualità dell’interprete.
Ad accompagnarlo un pianista di provata esperienza come Charles Spencer, uno dei maggiori accompagnatori di lieder del nostro tempo. Suona con tocco preciso ed elegante l’intero programma emergendo con particolare chiarezza negli importanti momenti in cui il pianoforte è il solo protagonista.