Giuseppe Verdi (1813-1901): “I Masnadieri” (1847)

Melodramma in quattro atti su libretto di Andrea Maffei, tratto dal dramma Die Rauber di Friedrich Schiller.
Prima rappresentazione: Londra, Her Majesty’s Theatre, 22 luglio 1847.
Primi interpreti: Jenny Lind (Amalia), Italo Gardoni (Carlo), Filippo Coletti (Francesco), Luigi Lablache (Massimiliano Moore), Leone Corelli (Arminio), Lucien Bouché (Moser).
Prima di iniziare la composizione del Macbeth, Verdi invia all’amico Andrea Maffei, un discreto poeta è un apprezzato traduttore dall’inglese e dal tedesco, un libretto in prosa tratto dal Die Rauber, primo dramma di Schiller. I Masnadieri doveva essere inizialmente un’opera destinata a Firenze, ma Verdi decide poi di scrivere Macbeth e così la stesura della partitura, già iniziata durante l’autunno del 1846, viene messa da parte. Dopo la prima di Macbeth, Verdi riprendi contatti con l’impresario dell’Her Majesty’s Theatre di Londra, Benjamin Lumley: saranno I Masnadieri a presentare Verdi al pubblico londinese.
Il compositore ritorna Milano, dove riprende alacremente la composizione dell’opera, mentre a Londra, Lumley, con grande abilità, prepara l’attesa della nuova opera in un autentico avvenimento mondano, da ricordarsi negli annali della vita teatrale della capitale inglese. Alla fine del maggio 1846 Verdi parte per Londra, preceduto dal fido Muzio, e si ferma a Parigi per salutare una sua vecchia amica, Giuseppina Strepponi. Dopo il ritiro delle dalle scene la cantante si è trasferita nella capitale francese dove si dedica all’insegnamento del canto Punto e a partire da questa “sosta parigina” che si può far risalire l’inizio della relazione sentimentale tra il compositore è l’ex primadonna. Verdi arriva Londra e nonostante “il clima fosse per me o rendo “, tale da provocargli non pochi disturbi fisici e sull’umore, già tendenzialmente ipocondriaco, lavora con grande concentrazione e scrupolo. Si arriva così alla prima, il 22 luglio 1847, giorno in cui si chiude il Parlamento britannico.
Tutta la camera dei Lords e la stessa regina Vittoria con il principe Alberto sono presenti e accanto a loro Il Duca di Wellington, il principe Luigi Bonaparte e molte altri aristoratrici. Il successo è grandissimo, anche grazie a un cast di interpreti nel quale spicca il nome del soprano Jenny Lind nel ruolo di Amalia. Un successo che però non segna positivamente il destino, infatti I Masnadieri, come altre opere verdiane di questi anni, escono ben presto dal repertorio. Le ragioni? già Lumley nelle sue memorie annota: “Il libretto era concepito nel modo peggiore di quello che si fa di solito per adattare drammi stranieri alle necessità dell’opera italiana”. Ancora una volta il libretto è uno degli aspetti più palesamente negativi di quest’opera. Già Die Rauber di Schiller, è quanto mai lungo e prolisso; il Maffei, per essere fedele all’originale, sfoggia un linguaggio pretenzioso e infarcito di sentenze moralistiche, che in Schiller hanno una logica ma che in un libretto risultano pesanti e inutili. Verdi, poi, per rispetto forse al Maffei, non interviene come di consueto per far valere le sue ragioni, così il risultato rasenta talvolta il ridicolo.
Sicuramente Verdi è affascinato dai tormenti di Carlo Moor, masnadiero per amore di giustizia e dal suo opposto, Francesco, figura di malvagio senza appello. Il musicista però resta in superficie e I Masnadieri sembrano quasi un’opera di circostanza, un prodotto ben confezionato per accontentare i cantanti, in particolare la Lind e il pubblico. Accurata risulta all’orchestrazione, mentre il carattere dei personaggi e il libretto non sono certo di aiuto, anche se nella figura di Francesco possiamo già notare i tratti di quello che sarà più tardi Jago in Otello.
Dopo aver diretto le prime due recite, Verdi passa alle successive al musicista inglese Michael Balfe, quindi riprende la via dell’Italia, non senza ripassare da Parigi. Il 27 luglio 1847 Verdi e Muzio sono a Parigi. Muzio riparte presto per Milano, mentre Verdi si ferma nella capitale francese per concretizzare alcuni accordi con lOpéra (che porteranno alla messa in scena di Jérusalem) e naturalmente per rivedere Giuseppina Strepponi. Foto Archivio Storico Ricordi
In allegato il libretto dell’opera

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