Johann Adolph Hasse (1699-1783), Il Tigrane (1729): Aria, «Vuoi ch’io t’oda?»; Recitativo, «Ei parte… Ma che parlo»; Aria, «Che gran pena»; Aria, «Strappami pure il seno»; Recitativo, «Del suo duol»; Aria, «Degli’Elisi alle campagne»; recitativo, «Parte, parte Tigrane…»; Aria, «Press’all’onde»; Ouverture. Antonio Vivaldi (1678-1741), Il Tigrane (1724): Recitativo, «Lasciatemi in riposo»; Aria, «Qui mentre mormorando»; Aria, «Squarciami pure il seno»; Aria, «Lascierà l’amata». Christoph Willibald Gluck (1714-1787), Il Tigrane (1743): Aria, «Nero turbo il ciel imbruna»; Aria, «Priva del caro bene»; Aria, «Presso l’onda». Isabel Bayrakdarian (soprano);Jory Vinikour (clavicordo) Constantine Orbelian (direttore); Kaunas City Symphony; Registrazione: Kaunas Philharmonic, settembre 2019. 1 CD Delos Productions, 2020.
Nelle pieghe della storia antica c’è un’altra Cleopatra, che non sfuggì agli eruditi librettisti dell’opera barocca: figlia di Mitridate VI, re del Ponto, visse tra il 110 e il 58 a.C. e andò sposa a Tigrane II il Grande, diventando così regina di Armenia. L’abate Francesco Silvani (1660-1728) ricavò un libretto centrato su un quartetto di personaggi antagonisti: il giovane principe d’Armenia, innamorato della figlia del sovrano del Ponto, suo nemico, milita sotto mentita veste nell’esercito di Mitridate; l’amore tra Cleopatra e Tigrane è però contrastato da Apamia, anch’ella invaghita dello straniero, ma concupita da Mitridate, che vuole farla sua sposa. Secondo la struttura della pièce au sauvetage, e ovviamente dopo essere passati attraverso la agnitio della vera identità del protagonista, i conflitti si appianano improvvisamente grazie alla nobiltà d’animo di Tigrane e al termine dell’opera si celebrano doppie nozze: di Mitridate con Apamia, che rinuncia all’amore di Tigrane, e ovviamente di quest’ultimo con Cleopatra. Più di venti partiture si intonarono nel corso del XVIII secolo sul libretto dell’abate Silvani, quasi tutte perdute; ma il soprano di ascendenza armena Isabel Bayrakdarian, al culmine di un progetto di recupero e studio delle musiche teatrali dedicate a questo intreccio, ha realizzato nel 2019 una registrazione discografica in cui propone una scelta di tre versioni, rispettivamente di Hasse, Vivaldi e Gluck.
Il prodotto della Delos è un magnifico esempio di connubio tra ricerca storico-musicologica ed esecuzione artistica, giacché presenta i risultati di un’indagine condotta dalla stessa Bayrakdarian presso l’Università californiana di Santa Barbara. Non è frequente, nel mondo del melodramma, imbattersi in una personalità tanto poliedrica come quella di questo soprano: laureata in ingegneria biomedica all’Università di Toronto, protagonista di una carriera internazionale in teatro e come concertista, impegnata in produzioni cinematografiche di grande richiamo, pluripremiata e docente di Voce e Opera a Santa Barbara, ha avuto l’idea di dedicare un album ai numeri musicali relativi al personaggio di Cleopatra del Ponto (the other Cleopatra, con la quale si identifica sin dalla foto di copertina). Si tratta dunque di una ricostruzione della sua parte drammatica all’interno del Tigrane, strutturata attraverso la prima incisione discografica di pagine decisamente rare di Hasse (cinque arie vocali con alcuni recitativi, più l’ouverture dell’opera: una gemma!), Vivaldi (tre numeri vocali) e Gluck (tre arie). Non è un caso che la selezione vivaldiana sia ridotta, perché della versione del Tigrane composta per Roma nel 1724 Vivaldi musicò soltanto il II atto (che è anche l’unico superstite, classificato nei cataloghi come La virtù trionfante dell’amore, e dell’odio, overo Il Tigrane RV 740; I e III furono intonati da altri). Il Tigrane di Gluck è invece un’opera giovanile, dallo stile ancora precedente rispetto alla celebre riforma del melodramma (tant’è vero che il soprano ha scelto di inserire nel programma anche un’assai convenzionale aria di tempesta, «Nero turbo il ciel imbruna»).
In un’occasione è possibile comparare la versione musicale di una stessa aria secondo l’intonazione di Hasse e Vivaldi (II iv, «Strappami pure il seno» / «Squarciami pure il seno») e in un’altra quella di Hasse e Gluck (III xii, «Press’all’onde» / «Presso l’onda»); è questa un’esperienza estetico-formale davvero interessante, soprattutto perché le rispettive composizioni sono distanziate da pochissimi anni, e quindi forniscono un’istantanea dello stile personale di compositori diversi, impegnati nello stesso testo poetico e nella stessa situazione drammaturgica.
La voce della Bayrakdarian è minuta, l’emissione arrotondata da una buona tecnica e il porgere accurato. Certo, mancano quei particolari elementi che potrebbero definirla come una “personalità vocale” immediatamente riconoscibile; è però corretta nell’impostazione e attenta ai valori espressivi del fraseggio e della dizione. Il timbro è interessante, perché abbastanza brunito, anche se tende a schiarirsi nel registro acuto; le colorature sono precise, ma mai spettacolari, come a dire, orientate alla prudenza. La bellezza del vibrato naturale compensa una certa fissità nelle messe di voce e in generale nella tenuta del suono. Netta e cristallina la sonorità strumentale della Kaunas City Symphony diretta da Constantine Orbelian. Nel booklet che accompagna il disco la stessa Bayrakdarian racconta la vicenda musicologica alle spalle della registrazione, con uno stile da cui trapela la sua duplice passione, per la vocalità e per la ricerca storica.