Opéra bouffe in tre atti su libretto di Jacques Offenbach. Véronique Gens (Léona), Antoinette Dennefeld (Frimouskino), Chantal Santon-Jeffery (Alvarès), Anaïs Constans (Manoëla), Diana Axentii (Paquita, Marietta, Rosita), Éric Huchet (Maître Péronilla), Tassis Christoyannis (Ripardos), François Piolino (Don Guardona), Patrick Kabongo (Vélasquez Major), Loïc Félix (Vélasquez Junior), Yoann Dubruque (Le Marquis Don Henrique), Matthieu Lécroart (Don Fabrice, 1er Juge), Raphaël Brémard (Le Notaire, Pédrillo), Jérôme Boutillier (Le Corrégidor, Brid’Oison, Juanito), Philippe-Nicolas Martin (Félipe, Antonio, 2e Juge); Antoine Philippot (Le Majordome, L’Huissier , Un Valet). Choeur de Radio France, Marc Korovitch (maestro del coro), Orchestre National de France, Markus Poschner (direttore). Registrazione: Parigi, Théâtre des Chaps-Elysées, 31 maggio – 1 giugno 2019. 2 CD Palazzetto Bru Zane BZ 1039
Il bicentenario della nascita di Jacques Offenbach nel 2019 è stata l’occasione per riportare all’attenzione un lotto non piccolo di lavori del compositore di qualità sempre più che ammirevole e a torto dimenticati nel corso degli anni trascorsi. E’ in quest’ottica che s inserisce la prima ripresa moderna di ”Maitre Péronilla” lavoro dal” colorespagnolo” composto da Offenbach nel 1878 – quindi fra i suoi ultimi lavori.
La data di composizione giustifica il perchè l’operetta ebbe uno scarso. Negli anni ’70 Parigi vive un momento drammatico: i postumi della disastrosa guerra con la Prussia del 1870 cone le sue dirette conseguenze (come l’esperienza della Comune del 1871) aveano minato anche le dinamiche sociali e la psicologia collettiva. La fine del Secondo Impero e del mondo borghese che lo aveva sostenuto – principali bersagli dell’operetta – toglieva a Offenbach il suo pubblico e i suoi temi prediletti. ”Maitre Péronilla” non manca di riferimenti ironici alla realtà ma in qualche modo guarda indietro verso quella stagione conclusa cercando di tirarne le somme piuttosto che toccare sul vivo la realtà presente. Il tema spagnolo e soprattutto l’intrigante figura di Léona non potevano non riportare alla mente la figura de “L’Espagnole”, l’imperatrice Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III il cui attivismo – prima con la questione messicana, poi con l’impegno nella successione spagnola che esacerbò le tensioni con gli Hohenzollern – era da molti considerata la causa principale del disastro che si era abbattuto sul paese prosciugando la linfa vitale al mondo leggero dell’operetta.
L’ambientazione spagnola offriva a Offenbach, non solo di riavvicinarsi a quelle suggestioni musicali “latine” che avevano brillanto nel “La Périchole” (1870) ma anche di inserirsi in una “moda spagnola” che imperversava a Parigi grazie a Bizet, Lalo, Chabrier ed altri. Questo “sapore esotico” è trattato da Offenbach sempre con una leggerezza, spesso assente nel folklorismo spesso troppo “sanguigno” di alcuni suoi colleghi. Anche qui, il ritmo rapinoso dei galop e del valzer rifulge, caricandosì però di alcune intuizioni melodiche che fanno intravedere gli sviluppi che porteranno a “Les Contes d’Hoffmann”. La trama briosa, con situazioni volutamente assurde, gioca sui i temi classici del contrasto fra generazioni, dell’esaltazione dell’ingegno e dell’amore, della parodia degli atteggiamenti di un certo mondo di borghesi “arricchiti” che si atteggiano a nobili.
La ripresa moderna in forma di concerto al Théâtre des Champs-Elysées nel giugno del 2019 – un po’ limitante considerando quanto sia necessaria anche la componente scenica in lavori di questo tipo – è ora resa disponibile con splendida qualità sonora, arricchendo lo splendido e corposo catalogo di opere francesi della Fondazione Bru Zane di Venezia.
Impossible immaginare orchestra che abbia maggior idiomaticità con questo repertorio dell’Orchestre National de France, con la concertazione precisa, briosa e leggera di Markus Poschner. Inappuntabile la prova del Choer de Radio France perfettamente inserito nella lettura complessiva.
In lavori di questo tipo conta in modo essenziale la perfetta fusione di tutti gli elementi del cast, una capacità di far vivere questa musica con tutta la sua inarrestabile ironia. Qui la compagnia di canto è complessivamente di qualità musicale apprezzabile, se pur con qualche limite individuale che non compromette però la tenuta dell’esecuzione.
La coppia di giovani innamorati è formata dalla Manoëla di Anaïs Constans e dall’Alvarès (ruolo en travesti) di Chantal Santon -Jeffery , perfettamente affiatati con le loro voci limpide e luminosi, il fraseggio elegante, anche se il canto di coloratura non sempre appare sicurissimo.
L’’intrigante Léona, madre di Manoëla, smaniosa di usare la figlia per la propria ascesa sociale, è interpretata dalla “veterana” delle registrazioni Bru Zane, Véronique Gens assolutamente irresistibile nel tratteggiare un personaggio sempre “sopra le righe” mantenendo però sempre una linea di canto impeccabile. Il fratello di Léona, personaggio eponimo dell’opera è qui Eric Huchet che non solo canta in modo inappuntabile, ma trasmette tutta la serena bonomia di questo ex notaio divenuto, con grande soddisfazione, mastro cioccolataio e per questo punzecchiato dall’arrivista sorella.
La coppia dei due amici di Mastro Peronilla (che ha la funzione del baritono brillante che, con la sua astuzia, aiuta l’unione dei due innamoratiine, come ad esempio il Dottor Malatesta del Don Pasquale donizettiano) veste qui i panni dell’assistente notarile Frimouskino e del vecchio soldato Ripardos. Il primo è affidato a Antoinette Dennefeld irresistibile nella caratterizzazione e impeccabile nelle rapide strofe di “Je pars, je vais, je vole” uno dei momenti più trascinanti della partitura. Il secondo si avvale del bel timbro dell’accento bonario di un altro nome noto Tassis Christoyannis. François Piolino, voce esile, ma musicalissima di tenore di carattere è infallibile nel tratteggiare Don Guardona. Il cast è adeguatamente completato da: Diana Axentii (Paquita, Marietta, Rosita), Loïc Félix (Vélasquez junior), Yoann Dubruque (le Marquis Don Henrique), Matthieu Lécroart (Don Fabrice, 1er Juge), Raphael Brémard (Le notaire , Pédrillo), Jérome Boutillier (Le Corrégidor, Brid’Oison, Juanito), Philippe-Nicolas Martin (Félipe, Antonio, 2e Juge), Antoine Philippot (Le Majordome, L’Huisser, Un valet).
Anche qui, come in tutte le pubblicazione di Palazzetto Bru Zane, preziosa e ricca la parte introduttiva per approcciarsi in modo consapevole e completo, a questo interessantissimo lavoro che ci si augura possa presto trovare la via del palcoscenico.