Giovanni Paisiello (1740-1816): “Nina, o sia La pazza per amore” (1789)

   
Commedia in due atti di Benoit-Joseph Marsollier, versione italiana di Giuseppe Carpani. Prima rappresentazione: Caserta,  Teatro Reale, 25 giugno 1789.
La Nina di Paesiello andò in scena la sera di giovedì 25 giugno 1789 a San Leucio, presso Caserta, nel palazzo reale il Belvedere in occasione di una visita della regina Maria Carolina alla nuova popolazione del Piccolo Borgo creato da Ferdinando IV. Ne furono interpreti principale Celeste Cortellini, già acclamata protagonista de La Molinara, del ruolo di Nina, Gustavo Lazzarini  (Lindoro) e Luigi Tasca (Conte). il successo fu strepitoso e,  per consentire ad un pubblico più vasto di applaudire la nuova paisielliana, una particolare concessione sovrana permise all’impresario del Teatro dei fiorentini di Napoli di allestire alcune riprese dell’opera nella forma originale, ossia come atto unico. Accolta sempre con enorme favore, da Napoli l’opera ebbe numerose riprese in molte città italiane e una fama duratura fino ai primi anni del XIX sec.(alla Scala vi arrivo nel 1804), un caso assai raro per un’opera del XVIII secolo (…)
Nata per un teatrino di Corte, richiese in seguito, per agevolare l’allestimento nei più ampi teatri pubblici, una revisione in due atti, sempre con interventi dialogici in prosa. In questa veste la Nina viene allestita nuovamente al teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1790. Una ulteriore revisione del lavoro contraddistinta dalla sostituzione di dialoghi in prosa con recitativi fu data al teatro di Corte dei Parma nella stagione di Carnevale del 1794,  è l’anno successive rappresentata nuovamente al Teatro dei Fiorentini di Napoli.(…)
Non siamo  in grado di stabilire se Paesiello abbia contribuito alle successive due versione dell’opera.  Unica testimonianza certa della volontà dell’autore resta comunque l’autografo che, nel nucleo fondamentale è costituito dai pezzi chiusi della prima versione ed ai dialoghi della stessa in comune con la seconda, in due atti del 1790.(…)
La revisione del 1790 procede uguale alla prima fino al dialogo nel quale Susanna fa cenno all’arrivo dei pastore: la prima versione contempla la presenza di un unico pastore, “che suona la zampogna” mentre nella seconda si aggiunge il pastore che canta, creando così un nuovo pezzo chiuso, una canzone bipartita a questi affidata. La versione del 1789 prosegue poi con il dialogo che porta all’aria di Susanna “Per l’amata padroncina”, mentre nella versione successiva segue all’episodio del pastore un altro pezzo nuovo, un quartetto in  cui intervengono Nina, Susanna, Il pastore e il conte che va a concludere l’atto I. (…)
L’atto II , versione 1790, si apre con la citata aria di Susanna. Le due versioni si ricollegano temporaneamente per separarsi di nuovo nelle successive scene con l’inserimento, nella seconda versione, di una Cavatina di Giorgio (Ah, Eccellenza…Eccellenza). (…)
In seguito le due stesure coincidono fino alla fine dell’opera, salvo un breve dialogo tra il Conte e  Lindoro (scena VI – versione 1790).
Considerata già nell’Ottocento uno dei capolavori dell’opera italiana settecentesca, la “Nina”, contiene al suo interno pagine di straordinaria bellezza ed eleganza, a partire dalla celeberrima cantilena di Nina dell’atto I (“Il mio ben quando verrà”). Sempre nello stesso atto, il coro d’introduzione “Dormi, o cara” e la “canzone del pastore”. Nell’atto II, troviamo poi il duetto Nina-Lindoro e il finale dell’opera.(Estratti da un testo Fausto Broussard editi in occasione del centenario della prima rappresentazione dell’opera).
In allegato il libretto dell’opera