Niccolò Paganini (1782-1840): “Sonata Napoleone”, “I Palpiti”…

Niccolò Paganini (Genova, 27 ottobre 1782 – Nizza, Francia, 27 maggio 1840), a 240 anni dalla morte del compositore.
Sonata Napoleone (1807) Introduzione. Adagio – Larghetto – Andantino variato – Variazioni I-III – Finale.Larghetto.
I Palpiti (1819) Introduzione. Larghetto cantabile – Recitativo. Con grande espressione – Tema. Andantino – Variazioni I-III – Coda.
Perpetuela (1832) – Allegro vivace.
Sonata con variazioni su un tema di Joseph Weigl (1829) Introduzione. Adagio – Andante moderato – Variazioni I-V – Coda.Presto.
Maestosa sonata sentimentale (1828) Introduzione.Maestoso – Recitativo – Allegro agitato – Tema.Larghetto cantabile – Variazioni I-IV – Coda.

Il termine Sonata impiegato da Paganini deve essere inteso nella sua accezione Antica: “brano da suonarsi” perché quasi mai segue la struttura della sonata classica. Paganini, Infatti, era più interessato a sfruttare ora le possibilità timbriche del suo strumento, ora il genere della variazione su temi generalmente tratti dal repertorio operistico, in quanto la forma chiusa, autosufficiente, non prestandosi allo sviluppo, gli permetteva di concentrarsi meglio sul fatto tecnico. In questo senso, le variazioni paganiniana non sono soltanto digressioni  su un tema dato, ma vere e proprie variazioni della tecnica. Per esempio, l’impiego della quarta corda, assai limitato presso i predecessori di Paganini, vuole essere una dimostrazione di come fosse possibile ottenere su una sola corda gli stessi effetti timbrici delle altre.  Naturalmente, per giungere a tanto, egli innalzava la corda di sol di una terza.

Tra le opere meno note dedicate allo sfruttamento intensivo della quarta corda figurano La Sonata Napoleone e la Maestosa Sonata sentimentale. La Sonata Napoleone rappresenta la prima opera paganiniana concepita per la quarta corda e fu composta in occasione dell’onomastico di Napoleone nel 1807 a Lucca dove Paganini si trovava il servizio della principessa Elisa Baciocchi. Elisa, sorella di Napoleone, era donna non priva di interessi ma pare che il suono del violino le urtasse i nervi., ciò  non le impedì di intrattenere una relazione amorosa con il virtuoso (storia d’amore che divenne il soggetto dell’operetta “Paganini” di Lehar, nel 1925).  I Palpiti pubblicati come op.13 prendono spunto dall’ aria “Di tanti palpiti, di tante pene” del Tancredi di Rossini e furono composti nel 1819. Dopo l’Introduzione (Larghetto cantabile) segue un Recitativo con grande espressione che conduce alla esposizione del tema con tre variazioni concluse da una Coda. Anche qui emergono i tratti più caratteristici della tecnica a paganiniana: terzine, note doppie, scale cromatiche, arpeggi, armonici doppi e pizzicati con la mano sinistra.
“Perpetuela” (nota anche Sonata movimento perpetuo ) è un “tour de force” per la mano destra. Una annotazione contenuta nel manoscritto in forma che Paganini la presentò a Parigi nel 1832 impiegando 3 minuti e 3 secondi per eseguire le 2.242 note che la compongono, il che corrisponde a una media di circa 12 note al secondo. Lo stesso è contenuto nel Finale del 14° Quartetto.  L’aria “Pria che l’impegno” tratta dall’opera buffa “L’amore marinaro”  Joseph Weigl   costituisce il nucleo della Sonata con variazioni in mi maggiore nota come Variazioni su un tema di Joseph Weigle. Lo stesso tema era già stato variato da Beethoven nel Trio op. 11,2. La data di composizione non è certa, si sa però che Paganini la esegui a Lipsia nel 1829. La Sonata consta di un’Introduzione (Adagio) e di cinque variazioni concluse da una Coda (Presto). La Maestosa Sonata Sentimentale  fu composta viene nel 1828 in occasione della prima tournée di Paganini all’estero, e segue lo schema tipico adottato in quasi tutte le variazioni e consistente nel far precedere l’esposizione del tema in  una libera introduzione, una sorta di preludio spesso seguito da altre sezioni che non hanno alcun rapporto con il tema stesso. Dopo le variazioni la conclusione è affidata a una breve coda. Il tema è costituito dall’inno austriaco “Gott erhalte franz, den kaiser” che compare nel secondo movimento (poco adagio, cantabile) del Quartetto in do maggiore, opera 76 nr. 3 di Haydn. Nella introduzione la quarta corda innalzata al si bemolle e nelle restante parti al si naturale.