Opera in atto su libretto di Miguel de Cervantes Saavedra, traduzine di Eugenio Montale.
Prima rappresentazione: Milano, 12 maggio 1949 (prima versione),
Donna Lorenza (soprano), maritata al vecchio è gelosissimo Cannizares (basso), si lamenta con la nipote Cristina (soprano) e con la vicina di casa, donna Hortigosa (mezzosoprano), della sua triste sorte. Hortigosa pensa al modo di alleviare le pene della giovane Lorenza e architetta uno stratagemma: con la scusa di vendere un cordovano (un arazzo) al vecchio Cannizzares, fa entrare casa un giovane (personaggio muto), che finisce in camera di Lorenza. Questa, felice della sorpresa, canta allegramente, e Cannizares, che da prima pensa che la moglie scherzi, alla fine si insospettisce e vuole entrare nella sua stanza, ma è colpito in pieno da una catinella d’acqua. Hortigosa è Cristina approfittando della confusione per far uscire il giovane della stanza di Lorenza. Questa comincia a inveire contro il marito che osa tenere in così scarso conto la sua reputazione. Nella finale la guardia (baritono), un Musico (tenore), ballerini e Hortigosa, entrano richiamate dal frastuono causato dalla lite coniugale. Ma tutto finirà il Letizia tra balli e canti.
Rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala durante la stagione 1948-1949, il Cordovano si colloca all’inizio dell’ultima fase compositiva di Petrassi, quella che dovrà dare i frutti più cospicui in campo strumentale, specialmente nei famosi concerti per orchestra. Fase caratterizzata da un linguaggio contrappuntistico estremamente ricco, composito, fatto di brevi disegni melodici che si intrecciano fra loro e si trasformano apparentemente liberi e indipendenti, e pur sempre rispondenti, oltre che ad una esigenza espressiva e ha un preciso rapporto compositivo. A questa più fitta elaborazione contrappuntistica fa riscontro una tesa, quasi esasperata ricerca timbrica, che si risolve in un clima estatico e rarefatto, in colori strumentali di metallica trasparenza. La singolarità de Il Cordovano consiste nel fatto che Petrassi introduce un elemento finora sconosciuto alla sua arte, nei più riprese in seguito: l’espressione vocale comica, che gli traduce come imitazione parodistica del linguaggio parlato. Singolare del resto è la scelta del soggetto, per chi ha solitamente trattato argomenti di estrema serietà. Il Cordovano è infatti una vera e propria farsa, e per di più di sapore boccaccesco, con le caratteristiche figure del vecchio marito geloso, della moglie giovane e smaniosa, della Mezzana, ecc. Va da sè che L’entremes El vejo geloso (1615) di Cervantes, nella pregevole traduzione italiana di Eugenio Montale, collima perfettamente con altrettanto magistrale stile musicale di Petrassi.