Opera in due parti e 27 quadri su libretto di Paul Claudel.
Prima rappresentazione: Berlino, Staatsoper, 5 maggio 1930.
Parte prima: il narratore (recitante) inizia a leggere la vita di Cristoforo Colombo (baritono). Durante il racconto appare in scena la figura, stanca ed emaciata, del navigatore. Il narratore, il coro fanno a Cristoforo promesse di Gloria, mentre la Posterità lo invita ad assistere allo spettacolo della sua stessa vita. Alla corte del re di Spagna, si svolge una diatriba fra l’Accusatore (tenore) il quale sostiene che Colombo sia stato la rovina della Spagna e il Difensore il quale afferma che Cristoforo ha compiuto la sua missione col desiderio di unificare la terra. Nonostante i familiari del navigatore lo scongiurino di non abbandonarli, egli decide di partire nuovamente, dirigendosi questa volta verso le Azzorre, dove incontra un marinaio (tenore) moribondo al quale domanda cosa vi sia oltre le colonne d’Ercole. Ritornato a Lisbona e ottenute dal re ulteriori sovvenzioni per una spedizione in America, Colombo parte con le tre caravelle. Sulle tre imbarcazioni vi è un clima teso: terminate le vivande, i marinai minacciosi scongiurano Colombo invertire la rotta, ma ecco che finalmente si vede da lontano la terra: Le Caravelle si dirigono sparando a salve di cannone verso l’isola.
Parte seconda – Tre saggi consigliano re di Spagna (basso) di diffidare di colui che sta diventando troppo potente. Durante un viaggio Cristoforo Colombo viene fatto prigioniero; le voci dei familiari la sua stessa ombra lo accusano di essere colpevole. Nei giardini di Maiorca un corteo offre alla regina Isabella (soprano) le chiavi di un regno non identificabile e Colombo le invia un dono una mula a lui particolarmente cara. Appare San Giacomo 2 punti tutti si inchinano, implorando la misericordia per Colombo, mentre il coro intona un Te Deum.
Quest’opera in due parti e 27 scene deve considerarsi, per giudizio concorde dei critici e del pubblico, uno fra i titoli più maggior spispiccanti nella produzione teatrale del compositore Darius Milhaud. Nato a Aix-en-Provence nel 1892, membro nel primo dopoguerra del famoso “Gruppo dei Sei” costituitosi allo scopo di rinnovare la musica francese, e liberarla dal pericolo dell’aridità accademica ed è dalla non meno dannosa magniloquenza, scrisse Il Christophe Colomb su testo del celebre poeta Paul Claudel. La collaborazione fra i due artisti fu intensa, non priva di contrasti nonostante l’entusiasmo di entrambi. “Ho scritto tutto il dramma”,scriveva Claudel in una lettera a Milhaud, “pensando a voi. potete Dunque farne ciò che vorrete, sebbene a mio avviso si tratta di un dramma e non di un’oratorio. È molto differente. Occorre assolutamente un’azione che, con un gran colpo di reni o di spalla, scateni gli elementi repressi è sempre frammenti del cuore, occorre quel dialogo della fragile voce umana che parla e dell’elemento musicale che ora la ascolta, ora la sommerge. D’altra parte credo che la musica si avvantaggia se lasciale nel suo suo tessuto larghi fori vuoti senza tuttavia essere completamente assente, mentre le sue forze si accumulano e si preparano a nuovi compiti. Bisogna vederla nascere e che l’idea diventa a poco a poco sentimento e poi tempesta.
La prima rappresentazione dell’Opera avenne a Berlino, Il 5 maggio del 1930. Il pubblico tedesco fu fortemente impressionato dalla partitura in cui si muovevano ben 50 personaggi e in cui si faceva ricorso a “tableaux vivants”, alle proiezioni cinematografiche E ha un linguaggio musicale estremamente vario, espressivo, ricco. Forte rilievo hanno il narratore è il coro che, nel primo atto, entrano in scena in processione. Il narratore non soltanto descrive, lungo tutto il corso dell’opera, l’azione, ma penetra nella psicologia dei singoli personaggi e le traduce pensieri e affetti, culminante nella grande scena finale: qui si leva il Te Deum trionfale che saluta la scoperta del Nuovo Mondo, qui l’ispirazione di Milhaud una delle sue punte più alte. Ha scritto Gisèle Brelet su quest’opera in cui si fondono il genere propriamente operistico e quello oratoriale: ” Qui Milhaud non si contenta più di resuscitare antichi miti, come l’Orestiade: egli ne crea di nuovi grazie alla potenza lirica della sua arte. Christophe Colomb è, senza dubbio tra le opere della Trilogia Sudamericana (“Colombo” Maximilien e Bolivar) il dramma più bello e più grande, uno dei vertici della musica di Milhaud.” La partitura reca una nota esplicativa in cui si legge: “il dramma, generalmente parlando, è come un libro il quale, aperto, rivela il proprio contenuto. Per mezzo del coro, lo spettatore pone domande al narratore e persino gli attori, chiedendo loro spiegazioni e condividendo i loro sentimenti.”
Foto: Carl Theodor von Piloty (1826-1886): Kolumbus (1856)