Krzysztof Penderecki (1933-2020): “Passione secondo Luca” (1966)

Composta tra il 1963 e il 1965 su commissione della Westdeutscher Rundfunk in occasione del settecentesimo  anniversario dell’inaugurazione della cattedrale di Münster, la Passione secondo Luca è certamente uno dei lavori più significativi del compositore polacco,  recentemente scomparso, Krzysztof Penderecki il quale in questo suo lavoro ha certamente manifestato il suo modo di intendere la fede, al cui riguardo egli stesso si è espresso così in una conferenza stampa
“Io sono cattolico romano, ma, secondo me, non è necessario appartenere a una Chiesa per comporre musica religiosa: l’essenziale consiste nel fatto di avere ad esprimere una fede. Così, voi potete considerare la mia musica come una confessione senza che in ciò io vi veda qualcosa di sconveniente. Sotto questo aspetto, io sono un romantico”.
Eseguita con successo per la prima volta il 30 marzo 1966 presso la cattedrale di Münster sotto la direzione di Henryk Czyz con Stefania Woyotovicz (soprano), Andrzej Hiolsk (baritono) e Bernard Ladysz (basso), la Passione di Penderecki crea una forma di ponte tra questo lavoro e i due capolavori che l’hanno preceduta: la Passione secondo Giovanni  e Secondo Matteo di Bach. Sarebbe errato comunque porre a confronto i capolavori di Bach, che costituiscono l’apice a livello formale ed espressivo di questo genere non più coltivato da altri compositori dopo il compositore di Eisenach, con la Passione secondo Luca di Penderecki, la cui originalità consiste anche nella scelta di integrare il testo del Vangelo con meditazioni tratte da fonti estremamente diverse tra cui i Salmi, la liturgia cattolica della Pasqua e la musica religiosa popolare polacca. Inoltre, al testo di San Luca vengono aggiunte le parole, riportate nel suo Vangelo da San Giovanni e rivolte da Gesù alla Madre e a Giovanni, il suo discepolo preferito, quasi ad introdurre uno Stabat Mater, che, concepito per tre cori a cappella, si presenta come una vera e propria opera indipendente.

In questo lavoro quasi interamente atonale, Penderecki ha, comunque, offerto una forma di tributo al suo grande predecessore, Johann Sebastian Bach, al quale non solo si è ispirato per la struttura in due parti, delle quali la prima è costituita dalla Passione e la seconda dalla morte di Gesù, ma anche per l’adozione del celebre tema sul nome del compositore di Eisenach (si bemolle-la-do-si naturale) che, oltre a costituire l’elemento su cui si basa l’intera struttura melodica della composizione, forma la microserie di quattro note posta a conclusione di una delle due serie dodecafoniche utilizzate da Penderecki (mi-mib-fa-fa#-re-do#-sol-lab-sib-la-do-si) con la quale interagisce. Ne risulta un lavoro pieno di effetti sonori, ottenuti attraverso una sapiente integrazione dei cori con l’orchestra della quale Penderecki sfrutta tutte le possibilità timbriche, e di grande forza espressiva che trova anche nella ferrea logica in cui sono distribuite le voci una fonte di unità. Se, infatti, gli interludi di carattere meditativo sono affidati sostanzialmente al soprano e ai cori che sostengono, come da tradizione, anche il ruolo della folla, il racconto dell’azione è di pertinenza dell’Evangelista, voce recitante. Infine, un baritono interpreta la parte di Gesù, mentre dei bassi gli altri ruoli tra i quali quello di San Pietro o di Pilato. In allegato il testo della composizione

 

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